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lifestyle27 ottobre 2025

Torino Art Week: tra astronavi, artisti e dolci al gianduia

La settimana in cui l’arte ridisegna Torino, da Artissima ai saloni più curiosi della città
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L’opera Hit & Run Lovers di Tim Etchells (Vistamare, Pescara/Milano), Neon e linguaggio diventano strumenti per indagare l’immediatezza del desiderio e la fugacità dei legami. Crediti: Perottino-Piva-Castellano-Peirone/ Artissima 2024 

L’opera Hit & Run Lovers di Tim Etchells (Vistamare, Pescara/Milano), Neon e linguaggio diventano strumenti per indagare l’immediatezza del desiderio e la fugacità dei legami. Crediti: Perottino-Piva-Castellano-Peirone/ Artissima 2024

Quest’anno la Torino Art Week promette scintille, e non solo per la consueta elettricità che attraversa la città tra fine ottobre e inizio novembre. L’annuncio che Alba sarà Capitale italiana dell’arte contemporanea 2027 ha acceso un entusiasmo nuovo: come se l’intero Piemonte avesse deciso di riscrivere la propria mappa culturale partendo dal presente. E il presente, da trentadue anni, si chiama Artissima.

All’Oval del Lingotto, dal 31 ottobre al 2 novembre, l’arte torna a muoversi, parlare, sperimentare. Il tema scelto dal direttore Luigi Fassi, Manuale operativo per Nave Spaziale Terra, è un invito collettivo a ripensare la nostra presenza sul pianeta: un manuale immaginario da compilare con visioni, idee e forme. Visitare Artissima, in fondo, è sempre un viaggio interplanetario con partenza da Torino.

Luigi Fassi, direttore Artissima per il quarto anno consecutivo. Crediti: Giorgio Perottino/ Artissima
Luigi Fassi, direttore Artissima per il quarto anno consecutivo. Crediti: Giorgio Perottino/ Artissima

Artissima, il cuore che batte all’Oval

Più che una fiera, Artissima è un rito laico dell’autunno torinese: si entra in giacca leggera, si esce pieni di visioni. Nelle sezioni curate — Present Future, Back to the Future e Disegni — l’arte si misura con il tempo, il corpo e la materia. Dai pionieri che negli anni Quaranta sperimentavano linguaggi cibernetici ai giovani che oggi lavorano su carta come se fosse un diario digitale, tutto dialoga.

Il tono è internazionale ma l’accento resta torinese: elegante, curioso, con una punta di understatement. Tra le 176 gallerie in arrivo da 36 Paesi si incontrano maestri consolidati e nuove voci, dagli spazi indipendenti di Varsavia alle sperimentazioni di São Paulo. Ogni stand è una piccola astronave: si passa da un video immersivo a un disegno minimale, da una performance silenziosa a un oggetto che vibra sotto i neon dell’Oval. Artissima è anche luogo d’incontri: curatori, collezionisti, giornalisti e curiosi si incrociano davanti a un caffè o a un’opera che parla di sostenibilità, di memoria o di puro stupore. Torino, ancora una volta, conferma di saper trasformare la ricerca in mondanità senza perdere la profondità.

Un frame da Mangrovia (2024) di Low Jack & Invernomuto, coppia di artisti e musicisti che intrecciano suono, corpo e natura in una visione ipnotica. Il video, presentato nella mostra The Screen is a Muscle alle Gallerie d’Italia – Torino, è un viaggio sensoriale tra radici, acqua e ritmo, dove il paesaggio diventa partitura. Crediti: Courtesy of the Artist and Pinksummer, Genova

Un frame da Mangrovia (2024) di Low Jack & Invernomuto, coppia di artisti e musicisti che intrecciano suono, corpo e natura in una visione ipnotica. Il video, presentato nella mostra The Screen is a Muscle alle Gallerie d’Italia – Torino, è un viaggio sensoriale tra radici, acqua e ritmo, dove il paesaggio diventa partitura. Crediti: Courtesy of the Artist and Pinksummer, Genova

L’arte si allunga in città

Finita la visita all’Oval, la fiera si espande come una costellazione. Torino diventa un laboratorio diffuso, dove l’arte entra negli alberghi, nei giardini e perfino nelle vecchie gabbie di uno zoo. Mentre alla Mole Antonelliana va in scena l’ode alle icone pop con Pazza Idea, alle Gallerie d’Italia, in piazza San Carlo, Luca Lo Pinto cura The Screen is a Muscle: una rassegna di video che non si guarda da fermi ma si attraversa. Le opere sono proiettate in sequenza, costringendo il pubblico a muoversi come in una danza lenta, guidata dai suoni creati dall’artista Martina Ruggeri. Il risultato è una palestra visiva e sensoriale dove lo schermo diventa corpo e il corpo spettatore.

Poco distante, all’Ex Giardino Zoologico del Parco Michelotti, l’artista egiziano Basim Magdy presenta New Acid, film surreale in cui giraffe, pavoni, struzzi e coccodrilli comunicano tra loro in chat illogiche e irresistibili. È un piccolo capolavoro di ironia e malinconia, che trasforma gli animali in specchi delle nostre conversazioni digitali.

Ritratto di Basim Magdy. Crediti: Basim Magdy 

Ritratto di Basim Magdy. Crediti: Basim Magdy

Nel cuore della città, l’Hotel Principi di Piemonte ospita Vittoria sul Sole di Renato Leotta: una riflessione poetica sui vulcani e sul tempo, sospesa tra cenere e luce. L’opera dialoga con il lusso rarefatto del salone delle feste, come se la lava e il velluto avessero deciso di capirsi.

Alla Pista 500, sopra il Lingotto, l’artista americano Paul Pfeiffer porta la sua Vitruvian Figure (Juventus): un progetto che intreccia corpo, sport e immagine, con vista mozzafiato sulle Alpi. È arte che corre, letteralmente, sul tetto di Torino.

Premio illy Present Future – 24a edizione, Angharad Williams della galleria Fanta di Milano. Crediti: Perottino-Piva-Castellano / Artissima 2024 

Premio illy Present Future – 24a edizione, Angharad Williams della galleria Fanta di Milano. Crediti: Perottino-Piva-Castellano / Artissima 2024

Infine, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la gallese Angharad Williams, vincitrice del Premio Illy Present Future 2024, presenta la mostra nata dal riconoscimento ricevuto lo scorso anno: un racconto visivo sospeso tra sogno e realtà, dove l’arte diventa esperienza percettiva più che esposizione. Questo è l’altro volto della Art Week: un itinerario raffinato, da vivere come una passeggiata urbana tra cortili, terrazze e giardini ritrovati. Un modo di perdersi nella città seguendo il profumo dell’arte, con lo stesso piacere con cui si sceglie un profumo o un abito nuovo.

Ingresso di Flashback Art Fair (C.so Giovanni Lanza 75). La fiera, diretta da Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, conferma il suo ruolo di luogo d’incontro tra epoche e linguaggi, dove ogni arte è contemporanea. Crediti: Flashback Art Fair / Aurora Fea 
Ingresso di Flashback Art Fair (C.so Giovanni Lanza 75). La fiera, diretta da Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, conferma il suo ruolo di luogo d’incontro tra epoche e linguaggi, dove ogni arte è contemporanea. Crediti: Flashback Art Fair / Aurora Fea

Le tre sorelle ribelli: Flashback, Paratissima e The Others

Torino, però, non sarebbe sé stessa senza le sue fiere alternative: tre sorelle diverse per carattere, unite da una stessa energia. Flashback, ospitata nel verde di corso Giovanni Lanza, è la più classica ma anche la più anarchica. Quest’anno sceglie di non avere un titolo, trasformandosi in un habitat dove epoche e stili convivono senza gerarchie. Dalle danzatrici simboliste di Von Stuck ai dervisci di Aldo Mondino, passando per le figure metafisiche di Boccioni e Modigliani, ogni sala è un incontro impossibile che a Torino diventa naturale. “Senza titolo” significa libertà: libertà di guardare un quadro del Seicento e sentirlo contemporaneo, di accettare che la storia dell’arte non è mai una linea retta.

Scultura. Parte dei Guest Projects di Paratissima XXI – KOSMOS al Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri. L’artista torinese rilegge il linguaggio classico attraverso un gesto di avvolgimento che riflette su conservazione, protezione e distanza. 
Crediti: Paratissima 

Scultura. Parte dei Guest Projects di Paratissima XXI – KOSMOS al Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri. L’artista torinese rilegge il linguaggio classico attraverso un gesto di avvolgimento che riflette su conservazione, protezione e distanza. Crediti: Paratissima

Paratissima, al Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, è la tappa più vivace della Torino Art Week: 12.000 metri quadrati di cortili e logge neoclassiche trasformati in un laboratorio d’arte contemporanea. L’edizione 2025, intitolata KOSMOS, riunisce oltre 450 artisti tra mostre, performance e progetti speciali. È l’universo dell’arte emergente, indipendente e inclusiva, dove ogni opera orbita in un sistema aperto di connessioni. Visitare Paratissima significa scoprire nuovi talenti e un’energia creativa contagiosa a pochi minuti dal Lingotto.

Veduta dell’edizione 2024 negli spazi del Campus dell’International Training Centre of the ILO. La fiera, diretta da Lorenzo Bruni, riunisce gallerie indipendenti, collettivi e spazi non profit da tutto il mondo. Crediti: Paolo Sbalzer 

Veduta dell’edizione 2024 negli spazi del Campus dell’International Training Centre of the ILO. La fiera, diretta da Lorenzo Bruni, riunisce gallerie indipendenti, collettivi e spazi non profit da tutto il mondo. Crediti: Paolo Sbalzer

Infine, c’è The Others, la più indipendente e cosmopolita, all’International Training Centre dell’ILO. Il direttore artistico Lorenzo Bruni e il suo board curatoriale riuniscono 57 espositori da tutto il mondo, dai Balcani all’America Latina. Il tema — The future is here, right now! — è una dichiarazione d’intenti: il futuro non si aspetta, si vive. Gli stand mescolano performance, suono, installazioni e pittura, costruendo una mappa del contemporaneo che sfugge alle etichette. L’immagine guida, firmata dall’illustratore Simone Rotella, mostra tre figure — umana, androide e anziana — come tappe di un’evoluzione possibile. Se Artissima è il centro, queste tre fiere sono l’orbita: mondi autonomi che dialogano con il cuore dell’arte torinese, ma ne ampliano il respiro e la libertà.

Un arrivederci dolce e luminoso

Torino, in fondo, è questo: un salotto colto con il cuore di una fabbrica e la memoria di un laboratorio. Durante la Art Week, tutto si illumina: non solo i musei, ma anche i caffè storici e le vetrine che profumano di cioccolato. Si entra per vedere arte, si esce con un’idea nuova e magari una bignolina al gianduia: quei minuscoli bignè al cioccolato e nocciola che a Torino accompagnano ogni conversazione riuscita.

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