Napoleone Bonaparte e Maria Antonietta influencer ante-litteram, il teatrodanza di Ferragamo, il Boléro di Stéphane Rolland, i protagonisti del cinema contemporaneo sempre più centrali nella comunicazione del pret-à-porter di questa stagione ed ora anche l’annuncio del tema del prossimo Met Gala.
Che alla moda sia affidato il compito di farsi specchio narrativo del presente è una prerogativa intrinseca nel senso stesso della sua esistenza e, in quest’ultimo periodo, la celebrazione della relazione che intercorre tra abiti e corpi che con il loro agire raccontano storie capaci di segnare la Storia (quella con la “s” maiuscola”) sembra proprio aver raggiunto il suo apice.
Così mentre sul web spopolano le tendenze legate allo stile dei regnanti più celebri di Francia, una grande mostra al Victoria & Albert Museum di Londra racconta il guardaroba eclettico senza pregiudizi né confini di Maria Antonietta.
Un’ampia sezione dedicata alle interpretazioni moderne degli abiti della regina in oltre trenta cult movie, serie televisive e passerelle, trasforma l’esibizione nel luogo di espressione della moda contemporanea: dal celebre film di Sofia Coppola (con scarpe create da Manolo Blahnik) agli abiti a torta di Jeremy Scott per Moschino, dalla collezione ispirata alla Rivoluzione francese di Dior del 2006 fino all’abito floreale settecentesco creato da Alessandro Michele per Valentino Haute Couture 2025.
Tutto sembra riportare in vita quel “bel sogno” che Maria Antonietta visse (almeno per un momento) e che oggi risveglia in noi un immaginario onirico e fiabesco dimentico di qualsiasi tragico epilogo.
Un immaginario che Jonathan Anderson con la complicità di Mia Goth, Greta Lee e Mikey Madison fotografate da David Sims, coglie per interpretare, in quest’autunno/inverno, una delle borse più iconiche della sua nuova maison: la Lady Dior.
Da Londra a New York il passo è breve per la moda che sente l’esigenza di evocare universi narrativi potenti, a ricordarcelo anche l’annuncio del tema del prossimo Met Gala.
“Costume Art, o la lunga storia d'amore tra arte e moda” così recita il comunicato stampa diffuso da Vogue USA che - tra le altre cose - decreterà il dress code della parata di stelle che il prossimo 4 maggio calcherà la scalinata del Metropolitan Museum of Art scatenando la fantasia sul leitmotiv: <<il corpo vestito, reale, complesso, plurale, come matrice di ogni immaginario creativo>>.
In un mondo che corre veloce, dove le immagini si muovono più rapidamente degli abiti stessi, la moda racconta storie perché un vestito da solo è un semplice tessuto mentre, se supportato da una narrazione e da una visione ben definita, si carica di senso.
Così la lana diventa memoria da Loro Piana, il nylon futuro per Prada, il diamante una promessa secondo Cartier, il tweed un rituale chez Chanel.
Ogni maison sa che il vero lusso non è soltanto un capo, ma l'universo emozionale che porta con sé, in cui le storie che si raccontano servono a fare ciò che la moda da sola non potrebbe fare: trasformare gli abiti e gli accessori in simboli culturali ed identitari capaci di resistere al tempo più di mille parole.
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