Ciò che non sappiamo della rivalità tra Sinner e Djokovic
Un rapporto controverso quello tra i due campioni del mondo di tennis, Jannik Sinner e Novak Djokovic, caratterizzato da stima, differenze caratteriali e sottili tensioni
E' un duello che racconta di tensioni sottili, dichiarazioni sibilline e di un equilibrio instabile tra rispetto e genuina rivalità.
Il rapporto tra Jannik Sinner e Novak Djokovic si muove su un filo teso tra stima reciproca e competizione accesa.

Se inizialmente Djokovic dominava con l’autorità del numero uno, oggi lo scenario è capovolto.
Sinner ha ribaltato le gerarchie, battendo il serbo in partite cruciali come la semifinale dell’Australian Open 2024 e il più recente scontro al Roland Garros 2025.
Ai margini dei tornei, le dichiarazioni di Djokovic non sono mai completamente neutrali.
Dopo la sconfitta a Melbourne, ha parlato di “giornata no” e “problemi fisici” riconoscendo però il merito di Sinner: "è stato molto dominante nei suoi giochi di servizio"- ha dichiarato Djokovic, ammettendo che Sinner "ha giocato una partita impeccabile".
Jannik, solitamente pacato, si è recentemente lasciato andare a dichiarazioni al veleno nei confronti del collega: "a volte si perde e bisogna accettarlo,” ha detto a margine di Wimbledon 2025, in riferimento alle giustificazioni del serbo.
Una frase detta con sorriso diplomatico, ma che è sembrata una frecciatina, nemmeno troppo velata, nei confronti di Novak.

Djokovic vede in Sinner non solo un avversario tecnico, ma un erede che sta offuscando la sua leggenda.
E forse non vuole ammetterlo...
Novak Djokovic ha parlato più volte pubblicamente dell'influenza che avrebbe avuto sul giovane tennista italiano.
Il serbo ha ricordato il loro primo incontro in campo e ha sottolineato le affinità tecniche che li accomunano, esprimendo (con sorriso beffardo) soddisfazione per aver ispirato Sinner.
“Ricordo la prima volta che abbiamo palleggiato insieme: aveva 13 anni, o forse 14, e già spaccava la palla”, ha detto Djokovic.
Il serbo ha descritto Sinner come un adolescente alto e magro con una lunga chioma di capelli rossi.
“Era un po’ come me, ora è più alto di me ma sono sempre stato magro anche da giovane”, ha aggiunto.
Djokovic ha ricordato che già allora Sinner colpiva la palla con grande potenza e aveva un tempismo eccezionale.
Salvo ricordi di gioventù, a regnare tra i due sembra essere la freddezza, anche negli spogliatoi: stretta di mano sempre cortese ma mai calda, nessun post social condiviso, poche parole nei corridoi dei tornei.
Secondo alcuni insider, già da tempo il rapporto tra i due sarebbe incrinato, durante una sessione di allenamento a Monte Carlo nel 2023, ci sarebbe stato addirittura uno scambio acceso tra i due.
“Sinner troppo aggressivo e poco rispettoso dei turni,” avrebbe detto il team di Djokovic. Il clima, da allora, non è mai tornato disteso.

Il gossip (anche) fuori dal campo
Perfino le vite private entrano in gioco. Djokovic coltiva una routine rigidissima, una spiritualità intensa e un forte attaccamento alla famiglia.
Sposato dal 2014 con Jelena Ristić, con cui aveva una relazione fin dall'infanzia, ha due figli Stefan e Tara.
Sinner è più discreto ma recentemente più esposto e sembra collezionare molti amori o presunti tali.
La fine della sua relazione con Anna Kalinskaya era finita sui tabloid, generando molto interesse.
Dopo vari flirt oggi Sinner sembra avere una recente relazione con la modella danese Laila Hasanovic.
Durante gli internazionali di Roma la ragazza è stata avvistata la prima volta sugli spalti, proprio mentre faceva il tifo per il campione altoatesino.
E l’avrebbe sostenuto anche al Roland Garros, durante la finale persa contro Alcaraz.
Alcuni media balcanici, vicini all’entourage di Djokovic, hanno fatto circolare commenti poco lusinghieri sulla nuova popolarità del ragazzo altoatesino, definendolo “prodotto mediatico”.
Djokovic non ha mai commentato direttamente, ma ha sempre preferito riferirsi ad altri giocatori quando parlava di “atleti che parlano troppo e vincono poco”, una frase che in molti hanno attribuito anche a Sinner.

Ma in fondo, a dividerli è anche lo stile.
Djokovic è teatrale, emotivo, spirituale. Sinner è glaciale, calcolatore, tecnico.
Uno gioca anche per lasciare un messaggio al mondo, l’altro per battere l’avversario e andare oltre.
Sinner e Djokovic probabilmente non saranno mai amici.
Troppo diversi, troppo competitivi.
Ma forse è proprio questa tensione a rendere i loro match indimenticabili.
Perché dietro ogni stretta di mano a fine partita si nasconde una battaglia personale, fatta di sguardi sfuggenti e rispetto, apparentemente forzato, con la voglia di dimostrare chi, davvero, merita il trono del tennis mondiale.
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