Due decadi e due colossi della moda e dell’arte. Dopo vent’anni dalla prima collaborazione, Louis Vuitton e Takashi Murakami tornano a unire le proprie visioni con una collezione presentata in occasione dell’Art Basel Paris 2025. Risultato: un polpo alto otto metri firmato dall’artista giapponese, con gli enormi tentacoli che riempiono lo spazio espositivo del Balcon d’Honneur del GrandPalais, come fosse il suo habitat naturale.
A nuotare in questo mare immaginario ci sono anche le undici nuove borse della collezione “Artycapucines VII-Louis Vuitton x Takashi Murakami”. Un invito a immergersi nel mondo caleidoscopico di Murakami, fatto di occhi, fiori sorridenti e creature fantastiche, in una fusione di pittura nihonga, cultura anime e pop giapponese.
Tra i modelli spiccano la Capucines East West Rainbow, un arcobaleno tridimensionale che celebra il motivo Smiling Flower; la Mini Mushroom, tempestata di cento funghi 3D ricamati a mano; la East West Dragon, ispirata al monumentale Dragon in Clouds Indigo Blue; e la Panda Clutch, un capolavoro scintillante ornato da oltre 6mila strass. La prima collaborazione con l’artista era stata presentata all’inaugurazione a Parigi, nel 2014, della Fondation Louis Vuitton su progetto di Frank O. Gehry.
L’arte è piena di connessioni, e Louis Vuitton lo ha dimostrato negli anni. Come quando nel 2001 l’allora direttore creativo Marc Jacobs ha unito la propria ispirazione con quella dell'artista e designer Stephen Sprouse. Insieme decisero di realizzare per la prima volta dei graffiti sulla pelletteria e sul prêt-à-porter della maison francese. Graffiti che lo stilista aveva scoperto per la prima volta molti anni prima, nel 1984 – come spiegò in occasione del lancio - rimanendone affascinato a tal punto da volerli riprodurre sugli iconici accessori del brand. Un inaspettato mix tra street culture e alta moda che ebbe un successo immediato, riuscendo a conquistare nuove generazioni di clienti.
Un incontro tra la visione della maison francese e l’arte contemporanea che consolida una tradizione secolare. Basti pensare al leggendario baule letto progettato nel 1854 – il Malle Lit poi lanciato ufficialmente nel 1868 per soddisfare anche i viaggiatori più esigenti - simbolo del nomadismo di lusso di metà XIX secolo, che lo scorso anno è diventato tra le mani di Nicolas Ghesquière e Pharrell Williams - allora rispettivamente direttori delle collezioni Donna e Uomo del marchio - un letto pop-up, conservando l’abito originale, come la struttura pieghevole in alluminio e faggio, ma conferendo allo stesso tempo un look più contemporaneo, con nuovi materiali e un nuovo design.
Così Louis Vuitton si afferma come laboratorio di immaginazione e innovazione, dove i confini tra moda e arte si intrecciano per continuare a raccontare una storia lunga quasi due secoli.
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