Dopo anni in cui il turismo ha cercato di essere esperienziale, spirituale, immersivo, si sta affermando un fenomeno travel diverso e infinitamente più selettivo. Non si tratta di ritiri benessere o di trekking emozionali, ma di pellegrinaggi guidati da figure colte in luoghi realmente sacri o religiosi, storici, politici che vengono percorsi non per essere fotografati ma compresi, all’interno di piccolissimi gruppi, con guide che insegnano a leggere i paesaggi come archivi vivi. È un ritorno alla forma originaria del viaggiare: non il consumo di un luogo, ma l’accesso a un sapere incarnato, trasmesso nella forma più antica, camminando.
Oggi esiste una versione della Via Francigena pensata non per il trekking né per il pellegrinaggio turistico, ma per piccoli gruppi privati accompagnati da studiosi di storia cristiana e geografia medievale. Proposta da realtà come Spanish Steps, consente di attraversare il tratto Siena – San Quirico d’Orcia – Radicofani – Bolsena – Sutri – Roma non come cammino escursionistico, ma come lettura dal vivo dell’Italia monastica e politica.
Le tappe includono foresterie ancora attive, residenze storiche tuttora abitate, archivi e cripte normalmente inaccessibili al pubblico. Nessuna teatralità spirituale: si cammina per capire, con una guida che interpreta il paesaggio. È un’esperienza essenziale, riservata, interamente fondata sull’accesso conoscitivo e non sul mero viaggio.
Tra le diverse forme in cui oggi viene proposto il Camino de Santiago, nel mondo anglosassone spiccano i cosiddetti lecturer-led journeys. Martin Randall Travel, per esempio, organizza sia cammini a piedi su tratti selezionati, sia itinerari tematici di taglio architettonico (romanico, gotico), accompagnati da veri studiosi e storici dell’arte.
In questo modello il pellegrinaggio diventa una traversata intellettuale dell’Europa medievale: si leggono capitelli, cicli pittorici e portali come testi politico-teologici, non come folklore. La logistica è curata ma sobria (paradores, piccoli hotel di carattere, trasferimento bagagli), i gruppi sono molto ristretti e selezionati per sensibilità culturale. Il vero lusso non è “turismo lento”, ma tempo intellettuale protetto.
Tipperary, inserita da Lonely Planet tra le Best in Travel 2026, può essere letta non come destinazione rurale o gourmet, ma come asse di pellegrinaggio celtico contemporaneo, dove la memoria sacra d’Irlanda non è mai stata musealizzata. È un attraversamento della politica spirituale e culturale del paesaggio irlandese, tra abbazie cistercensi attive, colline regali legate alla genealogia del potere sacro gaelico e fattorie rigenerative che custodiscono la continuità agricola come atto antropologico, non come storytelling. Non è dichiaratamente spirituale, ma lo diventa nell’esperienza: sacro nella struttura, non nell’estetica.
Esistono operatori high-end capaci di costruire questo itinerario come pellegrinaggio curatoriale privato, con studiosi di cultura irlandese o interpreti della spiritualità celtica: il lusso sta nel camminare dentro un paesaggio che conserva ancora un’intelligenza non addomesticata, e poterlo leggere dall’interno e non solo visitarlo.
Nella Valle della Loira più riservata esistono esperienze che non vengono vendute come tour, ma attivate solo su invito per micro-gruppi di massimo quattro persone. Non si visitano i castelli: si viene accolti nella loro dimensione privata, ancora custodita da famiglie intellettuali o da fondazioni culturali vive. Agenzie come Loire Secrets o RiverLoire curano programmi che aprono dimore abitate come Château de Montreuil-Bellay o Manoir de la Maison Rouge, con archivi privati non musealizzati e cucine d’autore gestite da chef de terroir certificati dall’Institut Français: ogni pasto è pensato come atto di interpretazione culturale, non solo come esperienza gastronomica.
L’itinerario può includere una veillée letteraria nell’Abbazia di Fontevraud - necropoli dei Plantageneti e oggi centro di ricerca - oppure l’accesso a case d’autore a Saumur o Chinon, dove il vino non viene “degustato”, ma spiegato come documento storico-politico del territorio.
In Giappone sopravvive - in forma riconosciuta e certificata - la tradizione ascetica degli yamabushi, eredi dello shugendō, sui tre monti sacri dei Dewa Sanzan (Haguro, Gassan, Yudono). I programmi condotti da Yamabushido si svolgono a partire dal Monte Haguro, con l’ascesa notturna lungo i 2.446 scalini di pietra immersi nella foresta millenaria, fino al Santuario Sanjingōsaiden, dove viene praticato il primo rito di ingresso. Si dorme nello shukubō storico Saikan, antica foresteria templare ancora attiva, e si prosegue, quando le condizioni rituali lo consentono, verso Gassan, il monte dell’aldilà, accessibile solo nella stagione di disgelo.
Gruppi ristrettissimi (mai oltre 12 persone), vestizione rituale, takigyō (pratica d’acqua gelida), dieta monastica shōjin e guida del Maestro Fumihiro Hoshino, tredicesima generazione documentata. Qui non esiste alcuna recita o spettacolarizzazione: non è un ritiro spirituale, ma un addestramento reale. Il lusso è l’accesso sobrio, severo, irripetibile a un ordine pre-moderno ancora vivo, in cui l’individuo sperimenta la propria irrilevanza davanti a qualcosa che non lo ha mai previsto.