Geometrie impossibili, illusioni ottiche e visioni infinite che hanno reso l'arte di Escher riconoscibile in tutto il mondo.
Con novanta opere tra incisioni, acquerelli, xilografie e litografie, accostate a una quarantina di pezzi islamici, la mostra non si limita a celebrare l’estetica di Escher: la indaga, la racconta, la mette in relazione con le sue fonti di ispirazione.
Dai primi lavori influenzati dall’Art Nouveau, passando per i paesaggi italiani che tanto lo affascinarono, fino alla maturità in cui sviluppa cicli metamorfici, l’esposizione segue il filo rosso di un linguaggio che unisce arte e matematica in un equilibrio perfetto tra rigore e immaginazione.
Un capitolo speciale è dedicato al legame con l’arte islamica: simmetrie, modularità, visione astratta dello spazio.
Elementi che hanno spinto Escher a superare la pura rappresentazione naturalistica, trasformando lo spazio in una sfida concettuale e percettiva.
Non manca un focus sulla produzione “commerciale”, dove il genio dell'artista ha incontrato il design grafico, dimostrando come il suo universo visivo sapesse adattarsi e reinventarsi in diversi contesti.
A completare il percorso, le installazioni multimediali immersive dalla suggestiva Infinity Room, una stanza a specchio animata da proiezioni caleidoscopiche, fino agli ambienti interattivi che avvolgono lo spettatore in una spirale di immagini e prospettive.
La mostra è curata da Claudio Bartocci, Paolo Branca e Claudio Salsi, con la direzione scientifica di Federico Giudice Andrea e un concept di Judith Kadee.
Escher, lontano dalle mode e fedele solo alla propria visione, ha costruito un ponte tra Oriente e Occidente e al MUDEC, quel ponte diventa un’esperienza da attraversare.
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