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living27 dicembre 2025

Che casa sarà? Ecco le tendenze design del 2026

Tra curve e linee rette, tra bianco Pantone e colori accesi: la sfida è appena cominciata
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Il candore del nuovo Pantone veste la poltrona Ghost di Paola Navone per Gervasoni - Courtesy Gervasoni Il candore del nuovo Pantone veste la poltrona Ghost di Paola Navone per Gervasoni - Courtesy Gervasoni

Dalla voglia di natura al ritorno delle curve, passando per texture avvolgenti, colori caldi e un bianco… molto meno innocente del solito. Il design d’interni sembra sempre viaggiare lungo la stessa scia, ma si sa: la casa è più lenta a reagire ai cambiamenti. Non è certo la moda!

Gli aruspici non si sono sbilanciati, Apollo ha soltanto alzato un sopracciglio e Tiresia (il famoso indovino cieco dell’antica Grecia) ha preferito non compromettersi: a quanto pare, sul futuro del design 2026 regna ancora una foschia che neppure gli dei riescono a dissipare. Eppure, tra un responso mancato e una profezia rimandata, qualcosa sembra muoversi. Alcuni segnali - già affiorati lo scorso anno - tornano più chiari, quasi ostinati, come tendenze che non hanno alcuna intenzione di rientrare nell’ombra.

Eleganza destrutturata, artigianato d’eccellenza e comfort per il living arredato con il Baguette, il divano firmato Daniele Lo Scalzo Moscheri per Busnelli - Courtesy Busnelli Eleganza destrutturata, artigianato d’eccellenza e comfort per il living arredato con il Baguette, il divano firmato Daniele Lo Scalzo Moscheri per Busnelli - Courtesy Busnelli

Naturalmente casa

La natura, per esempio, continua ad avanzare dentro casa con la determinazione di un oracolo ben convinto. Il biophilic design non è più un trend ma un antidoto allo stress: piante vere, vetri trasparenti, legno grezzo, pietre irregolari. Gli interni vogliono respirare come fossero un giardino, con quel mood da “portami fuori, ma senza farmi uscire”. E ora la tecnologia dà persino una mano: dalle serre domestiche alla Fabbrica dell’Aria 2.0, pensata dal team di PNAT guidato da Stefano Mancuso e presentata alla Biennale di Venezia lo scorso anno, i sistemi che purificano l’aria attraverso le piante trasformano il soggiorno in un ecosistema vivente. Un modo delicato, quasi rituale, per ricordarci che il futuro dell’abitare passa anche dalle radici.

Terrazze Talenti, nuovo progetto residenziale a Roma firmato dallo studio milanese Vittorio Grassi Architects -  Courtesy Vittorio Grassi Architects Terrazze Talenti, nuovo progetto residenziale a Roma firmato dallo studio milanese Vittorio Grassi Architects - Courtesy Vittorio Grassi Architects

Colori caldi

Anche i colori smettono di fare la comparsa e tornano a scaldarsi, a ispessirsi, a diventare rifugio. Terracotta, ocra, oliva: addio al freddo da showroom, bentornata terra. Tonalità che abbracciano lo spazio, lo accudiscono e lo rendono più intimo. Perfino gli aruspici riconoscono che un po’ di calore fa bene, soprattutto quando si scruta il futuro tra le viscere.

E poi c’è lui: il nuovo bianco di Pantone. Luminoso, pulito, ossigenato. Un bianco radicale ma non glaciale, capace di ampliare gli ambienti senza sterilizzarli. Perfetto sulle pareti che vogliono vibrare con la luce, sugli arredi in legno chiaro in stile “nuova Scandinavia”, negli spazi piccoli che necessitano di respirare. Non è il bianco ospedale: è il bianco nuova era.

Colori in libertà da Zanotta: divano Fedrigo di Vincent Van Duysen e poltrona Yori-Kiri di Francesca Lanzavecchia - Courtesy Zanotta Colori in libertà da Zanotta: divano Fedrigo di Vincent Van Duysen e poltrona Yori-Kiri di Francesca Lanzavecchia - Courtesy Zanotta

Curve e morbidezze

Le forme seguono la stessa traiettoria morbida: basta spigoli, basta rigidità. Il 2026 porta in scena curve, onde, volumi che avvolgono. Divani morbidi, tavoli rotondi (su una gamba sola!) e poltrone che ti abbracciano senza chiedere il permesso. È il soft design che addolcisce le giornate e rende gli spazi più tolleranti, quasi più umani. Eppure, qualche spigolo tenace tenta ancora di fare capolino, pronto a ricordarci che anche nel mondo emotivo del design serve un pizzico di razionalità. Forse al prossimo Salone del Mobile cominceranno una nuova rivoluzione, lenta ma decisa: il design prende consapevolezza un po’ alla volta, senza esagerare.

Da sinistra: Il morbido e burroso divano Butter di Faye Toogood per Tacchini. Courtesy Tacchini; Più tonda di così? la poltrona Palla di Claudio Salocchi una riedizione di Acerbis - Courtesy Acerbis; Porta il nome di un famoso pittore che di rotondità ne sapeva qualcosa il tavolo Botero di Cattelan Italia - Courtesy Cattelan Italia Da sinistra: Il morbido e burroso divano Butter di Faye Toogood per Tacchini. Courtesy Tacchini; Più tonda di così? la poltrona Palla di Claudio Salocchi una riedizione di Acerbis - Courtesy Acerbis; Porta il nome di un famoso pittore che di rotondità ne sapeva qualcosa il tavolo Botero di Cattelan Italia - Courtesy Cattelan Italia

Texture da toccare

E i materiali? Non vogliono più essere solo osservati: vogliono essere sfiorati. Bouclé, pietra naturale, intonaci materici, vetro rigato. Texture che chiamano la mano, pretendono attenzione, e ricordano che la casa non è solo immagine, ma sensazione. Se non tocchi, non capisci. Lo abbiamo già visto al Cersaie dello scorso anno: la ricerca sulle superfici è sempre in fermento.

La collezione Florim SensiEtna, progettate da Matteo Thun e Benedetto Fasciana in pietra lavica recuperata e vetro riciclato; Samba di Formafantasma per Kieffer: ciniglia di rafia tecnica, vivace e audace, ispirata alla danza brasiliana - Courtesy KiefferLa collezione Florim SensiEtna, progettate da Matteo Thun e Benedetto Fasciana in pietra lavica recuperata e vetro riciclato; Samba di Formafantasma per Kieffer: ciniglia di rafia tecnica, vivace e audace, ispirata alla danza brasiliana - Courtesy Kieffer

Il fascino del tempo

Non è un’impressione: gallerie di design e fiere specializzate, il successo di realtà come Design Miami o Nomade, il crescente interesse per il Novecento e il design da collezione lo confermano. Sempre più collezionisti cercano pezzi storici, non solo per l’estetica ma anche per la loro rilevanza culturale e, in molti casi, come investimento. Le aste specializzate mostrano risultati significativi: un vaso raro di Gio Ponti per Richard Ginori ha superato i €30.000, mentre mobili e arredi di maestri come Osvaldo Borsani, Eileen Gray, Gaetano Pesce o Carlo Mollino raggiungono cifre di decine o centinaia di migliaia di euro, a seconda della rarità e dello stato di conservazione.

In questo mercato in fermento, il design del Novecento torna a essere ammirato e riconosciuto non solo come memoria, ma come patrimonio vivente che continua a dialogare con il presente e, sempre più spesso, anche con il futuro.

Collectible design: la Terrario consolle di Andrea Mancuso per Nilufar - Courtesy Filippo Pincolini; Non è certo quello andato all’asta: vaso Prospettica di Ginori 1735, disegnato da Gio Ponti Collectible design: la Terrario consolle di Andrea Mancuso per Nilufar - Courtesy Filippo Pincolini; Non è certo quello andato all’asta: vaso Prospettica di Ginori 1735, disegnato da Gio Ponti

Stile e personalità

Il minimalismo rimane, ma si scalda. Nessuna austerità, nessuna stanza che sembri il cellophane di un museo. È un ordine gentile, fatto di materiali naturali, luci morbide e palette neutre in cui il nuovo bianco Pantone si muove con disinvoltura. Pochi oggetti, ma scelti con cura. Un minimalismo più terapeutico che stilistico. Nel frattempo, il quiet luxury, stabile e rassicurante, sembra aver perso un po’ di smalto, mentre il massimalismo ritorna a prendersi gli spazi con fantasia e coraggio. Lo stile eclettico non teme di urlare la propria personalità, di mescolare forme, epoche e colori, senza rinunciare a un’armonia sorprendentemente calibrata.

La semplicità protagonista: Greene System è una raffinata collezione di divani componibili disegnata David Lopez Quincoces per Living Divani - Courtesy Living DivaniLa semplicità protagonista: Greene System è una raffinata collezione di divani componibili disegnata David Lopez Quincoces per Living Divani - Courtesy Living Divani

Il resto? Gli oracoli tacciono. Non sappiamo se saranno Patricia Urquiola o Philippe Starck a dettare la prossima onda, o quale giovane promessa sorprenderà il mondo. Ma i segni che vediamo — naturali, caldi, morbidi, sensoriali — suggeriscono che il 2026 sarà l’anno in cui la casa smette di imitare e comincia a coincidere davvero con chi la abita. E questa, per gli dei, è già una profezia. Parola di Tiresia.

Libertà ed eclettismo, protagonista la madia Monochrome Affinity di Migliore+Servetto per Neutra - Courtesy Carolina Gheri Libertà ed eclettismo, protagonista la madia Monochrome Affinity di Migliore+Servetto per Neutra - Courtesy Carolina Gheri

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