Lifestyle
16 maggio 2025

Il colore di Roberto Capucci a Villa Pisani

Una mostra indaga l’estetica dello scultore della seta, dal 17 maggio al 2 novembre 2025

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È l’uomo delle tre S. Sarto, stilista, sculture. Dire se Roberto Capucci sia più l’una, l’altra o quell’altra cosa ancora è impossibile. È il forgiatore delle sete, lo sperimentatore della stoffa, un artista unico del colore che negli anni ha vestito dive e premi Nobel.

Ora “La forza del colore. Roberto Capucci a Villa Pisani” a Stra, Venezia, lo celebra mettendo in mostra venti abiti, una settantina fra disegni, schizzi e fotografie d’epoca ed esplorando il connubio tra la sua visione artistica e gli spazi di Villa Pisani.

Capucci
2008, foto di Claudia Primangeli, per gentile concessione di Fondazione Roberto Capucci

Unendo la moda alla storia, l’esposizione esalta l’incredibile legame tra le creazioni scultoree di Capucci e gli ambienti suggestivi della monumentale residenza fondata dalla famiglia Pisani nella prima metà del XVIII secolo. Si avvia così un dialogo nuovo e imprevedibile, che cattura l’attenzione a partire dal colore, l’elemento che forse più degli altri ha caratterizzato da sempre le creazioni di Capucci.

Capucci
Bougainville, 1989, foto di Claudia Primangeli, per gentile concessione di Fondazione Roberto Capucci

Le opere di Capucci vanno oltre la concezione tradizionale di abito: sono vere e proprie sculture indossabili, concepite come opere d’arte tridimensionali, con linee, volumi e strutture complessi. “La moda non è ornamento, è architettura. Non basta che il vestito sia bello, dev’essere costruito come un palazzo poiché come un palazzo esso è la materializzazione di un’idea”, è la filosofia del sarto artista romano pioniere dell’italian style.

Capucci
Oceano, 1998, foto di Claudia Primangeli, per gentile concessione di Fondazione Roberto Capucci

La mostra, da un lato, offre la possibilità di immergersi nell’universo creativo di Capucci. Dall’altro, rappresenta un invito a scoprire la bellezza storica di Villa Pisani sotto nuove prospettive. Ogni abito diventa una struttura che si innalza, si espande, si modella, proprio come un edificio che cresce nello spazio, interagendo con le sue linee, la sua luce e i suoi volumi.

Capucci
1989, foto di Claudia Primangeli, per gentile concessione di Fondazione Roberto Capucci

La presenza degli abiti nelle sale storiche suggerisce una visione di fusione tra il movimento e la staticità, tra il dinamismo della moda e la solidità dell’architettura. A partire dall’abito di nozze di Capucci ispirato ai colori del Tiepolo che, con un corteo di altri quattro pezzi, viene collocato nel cuore del grande Salone da Ballo, sotto il cielo affrescato di uno dei maggiori capolavori dell’ariosa pittura del XVIII secolo: l’Apoteosi della famiglia Pisani, apice della pittura di soffitto di Giambattista Tiepolo. Su questo abito converge un percorso espositivo articolato tra piano terra e piano nobile che permette di riscoprire l’incommensurabile talento del “ragazzo prodigio” della moda italiana, così come Dior etichettò Capucci.

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