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03 agosto 2025

L’intreccio nel design: un gesto umano che trasforma natura in cultura

C’è qualcosa di profondamente umano nell’intreccio. Un gesto primitivo che trasforma il naturale in cultura, la fibra in forma, la funzione in poesia. L’intreccio è l’arte del legare: tra materia e idea, tra tradizione e modernità

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I grandi maestri dell’intreccio nella storia del design

Questa tecnica ha lasciato segni indelebili nella storia del design, a partire dalla celebre sedia di Michael Thonet, nata nell’Ottocento con la sua seduta in paglia di Vienna, simbolo di leggerezza e modernità industriale.

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Negli anni Cinquanta, in Italia, il rattan diventa linguaggio del progetto con capolavori come la poltrona Margherita (1951) di Franco Albini e Franca Helg o Continuum di Gio Ponti e entrambi prodotti ancora oggi per Bonacina 1889. Intanto, in Danimarca, Nanna Ditzel disegna la poetica Hanging Egg Chair (1959 sempre di Bonacina 1889), mentre in Francia, Janine Abraham & Dirk Jan Rol firmano la delicata poltrona Coquillage (1955), oggi rara e ambitissima dai collezionisti. Negli anni Sessanta e Settanta, l’intreccio si carica di spiritualità e fascino esotico con il lavoro visionario di Gabriella Crespi. Le sue collezioni in rattan e bambù, abitano una zona sospesa tra Oriente e Occidente, materia e luce.

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L’intreccio nel design contemporaneo: innovazione e artigianalità

Oggi l’intreccio torna protagonista, rileggendo materiali, tecniche e immaginari. Patricia Urquiola ne fa un gesto intimo e scultoreo con la collezione Crinoline per B&B Italia, dove le fibre sintetiche disegnano profili femminili e leggeri. Tord Boontje, con la Shadowy Chair per Moroso, fa dialogare intrecci plastici e palette africane in una nuova grammatica visiva. Anche la paglia di Vienna conosce una nuova stagione. Come da Cassina che negli anni ha ampliato la Collezione Hommage à Pierre Jeanneret tra cui c’è la poltroncina Kangaroo, progettata dal cugino di Le Corbusier per l’Ospedale Generale di Chandigarh.

L’intreccio qui non è solo decorazione: è struttura, è memoria. Il midollino, il rattan, il giunco si affacciano oggi in collezioni outdoor e indoor che guardano alla tradizione per reinventarla. Sedute come le trame sofisticate di Paola Lenti, o le collezioni di Gervasoni si distingue per la capacità di rinnovare l’intreccio in chiave contemporanea, con collezioni come Ghost e Inout, dove la ricerca materica sposa un’estetica essenziale e raffinata. Le sedute in legno intrecciato e tessuti naturali riflettono un’attenzione speciale al dettaglio artigianale, mantenendo viva la tradizione ma senza rinunciare a un design moderno e accogliente. Flexform, con Oasis firmata da Antonio Citterio, traduce l’intreccio in un gesto architettonico e avvolgente.

Qui la corda si tende tra struttura e vuoto, come in un grande cesto d’ombra e luce. Una collezione elegante e rigorosa, dove il sapere artigiano si lega al comfort, e il design outdoor si fa spazio abitato, oasi appunto, tra il paesaggio e l’uomo. Subito dopo, la collezione Harry’s di Billiani, disegnata da Luigi Billiani, reinterpreta con maestria il connubio tra legno massello e corda intrecciata a mano, ispirandosi all’eleganza classica delle sedie dell’ Harry’s Bar di Venezia. Con materiali come il frassino e l’iroko e la corda di cellulosa, Harry’s unisce tradizione artigianale e comfort contemporaneo, confermando ancora una volta come l’intreccio sia un filo invisibile che unisce passato e presente in un progetto senza tempo.

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