Helmut Newton, Richard Avedon, Herb Ritts, Annie Leibovitz, Mario Testino, Steven Meisel, Steve McCurry… Chi sono i più grandi fotografi di moda? E quali sono le immagini più iconiche nella storia dello stile?
Quale momento migliore per rispondere a queste domande se non oggi, in occasione della Giornata mondiale della fotografia…
Istituita nel 2010 dall’imprenditore australiano Koske Ara con l'obiettivo di promuovere la consapevolezza sul suo valore come forma di espressione artistica e strumento per preservare la memoria storica e culturale, la Giornata mondiale della fotografia, coincide con il giorno in cui, nel 1839, il fisico François Arago presentò all’Accademia delle Scienze e della Arti Visive a Parigi il “dagherrotipo”, ossia il primo procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini, rivoluzionando per sempre il modo di comunicare, anche nella moda.
Quando la super model americana Dovima s'incontrò, nel 1955, con il fotografo Richard Avedon per un editoriale commissionato da Harper's Bazaar, i due erano ignari che la loro unione creativa sarebbe entrata nei libri di storia.
L’idea era quella di portare la moda "fuori dallo studio" dando vita a un contrasto mai sperimentato tra alta moda e natura selvaggia.
La location scelta fu il Cirque d’Hiver di Parigi e il risultato fu un’immagine che cambiò per sempre la norma stilistica dell’epoca: Dovima in Dior tra due elefanti portò, per la prima volta, l’anima surreale e teatrale della moda sotto i riflettori, trasformandola in un potente mezzo per raccontare sogni.
Se ciò non fosse mai accaduto, forse, Helmut Newton, nel ’75 e con la complicità di Yves Saint Laurent, non avrebbe mai potuto dare il suo contributo alla liberazione sessuale.
Con “Le Smoking”, il fotografo tedesco, divenne uno dei portavoce di una nuova eleganza femminile capace di eguagliare quella maschile.
Nel 1989, fu invece Herb Ritts a lasciare un segno indelebile.
Le modelle di colore all’epoca erano ancora poco apprezzate: la loro bellezza si discostava da quella tradizionale, così come la concepiva la moda occidentale.
Con Naomi Campbell, il fotografo segnò una vera e propria rivoluzione portando per la prima volta il concetto di inclusività razziale nel settore.
Anche nel presente sono state catturate immagini rivoluzionarie.
Basti pensare alla campagna realizzata da Valentino nel 2020 che ha invitato la sua fanbase e i suoi testimonial a realizzare autoritratti spontanei da casa e condividerli con l’hashtag #valentinoempathy durante il periodo della pandemia da Covid-19, consegnando alla moda un nuovo volto: più intimo, comprensivo e personale.
E poi alle immagini stampate su t-shirt e consegnate al pubblico nel parterre della Fall/Winter 2022 di Balenciaga che hanno trasformato la fotografia di moda in un atto di resistenza di fronte alla brutalità della guerra in Ucraina.
O ancora, al ponte visivo tra passato e futuro istituito dal sodalizio tra il fotografo Steven Meisel e il brand del fast fashion Zara, che, in occasione del suo cinquantesimo anniversario, ha dato vita ad un’operazione di marketing da milioni di views con una serie di ritratti in bianco e nero con protagoniste le super models Anni 90 accostate a quelle della GenZ.
Ognuno di questi momenti ha contribuito a superare limiti stilistici, ha valicato barriere sociali e ha ridefinito la percezione della moda, dando alla fotografia un ruolo audace sempre attuale, ossia quello di provocare, rivoluzionare e comunicare con chiarezza ed immediatezza.
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