Se il 2025 è stato l’anno delle grandi rivoluzioni tra direttori creativi, acquisizioni, addii e ritorni, il 2026 si appresta ad essere l’anno della verità che - placato il clamore dei grandi annunci - chiederà risultati, tenuta economica e autenticità.
A farci respirare l’aria che a breve tirerà nel fashion business, alcune ultime notizie che ci hanno fatto chiacchierare in questi frenetici momenti prima delle vacanze natalizie: l’annuncio del Pantone 2026 “Cloud Dancer” pronto a dare un candido sussurro di tranquillità e pace in un mondo rumoroso, il successo mediatico che ha investito Bhavitha Mandava la prima modella indiana ad aprire una passerella di Chanel, la repentina ascesa e discesa di Dario Vitale da Versace e molto altro ancora.
Mentre un’impalcatura cromatica leggera e versatile è pronta a sorreggere il sistema moda che entrerà in una fase di assestamento profondo, secondo le primissime indiscrezioni, nel 2026, assisteremo a una ulteriore riduzione delle sfilate fisiche, calendari più flessibili e collezioni più compatte e ragionate.
Dal prêt-à-porter alla haute couture, la maison tenderà a dare maggiore attenzione alla clientela disposta ad investire in qualità, storia e durabilità e, in questo scenario, Milano tornerà ad assumere un ruolo di rilievo tra le capitali della moda anche per quanto riguarda le linee maschili, in scena dal 16 al 20 gennaio, poco prima dell’inaugurazione degli attesissimi Giochi Olimpici Invernali.
Dopo il successo metropolitano della prima Chanel Metiers d’Arts firmata da Matthieu Blazy, anche gli Stati Uniti tornano ad essere un solido punto di riferimento per il mondo del fashion e del luxury pronto a far registrare - secondo l’Osservatorio Altagamma - almeno un +4,5% ai brand del Made in Italy e non solo.
Una conferma che ci arriva anche dai primissimi annunci delle località scelte per le Collezioni Cruise 2027 che vedranno Moncler salutare le French Alps per esibirsi tra le montagne innevate di Aspen in Colorado, Dior lasciare Roma per sfilare tra le palme di Los Angeles e Louis Vuitton tornare a New York poco dopo Gucci.
Tra chi fa previsioni di stile, non potevano passare inosservati i risultati condivisi del motore di ricerca per immagini Pinterest che, tra le anticipazioni, prevede l’inebriante e divertente sopraggiunta di un nuovo trend denominato “Circus Core” (di cui Anya Taylor Joy e Deva Cassel sono diventate ambasciatrici inconsapevoli dopo la pubblicazione della Holiday Collection di Dior) in contrapposizione al “Opera Core” che trasporterà per le strade delle nostre città quella estetica vintage e teatralmente drammatica che Alessandro Michele sta portando avanti dal suo arrivo in Valentino.
Se il 2025 è stato l’anno degli addii annunciati, il 2026 vedrà una serie di uscite più silenziose che contribuiranno allo sgretolamento del mito del “creativo-star2 sostituito da strutture più corali, meno personalistiche e più allineate alle logiche aziendali pronte a domandare alle ormai non più new-entry collezioni che vendano per davvero.
E nonostante le “lune di miele creative” del 2025 diventeranno parte di un album dei ricordi da sfogliare con nostalgia, il sistema sembra non perdere quella voglia di romanticismo che lo pervade fin dai suoi albori.
A ricordarcelo non sarà solo il Met Gala che il 4 maggio accenderà i riflettori su quella moda che è fenomeno di costume e allo stesso tempo espressione artistica, ma anche la quinta edizione di Vogue World che sbarcherà il 22 settembre a Milano per celebrare l’artigianalità e il Made in Italy con uno spettacolo emozionante tra umanesimo e tecnologia.
Nuovi volti e vecchie conoscenze saranno pronti a solcare i mari non più così agitati dell’industry? In questo caso potranno dar vita ad un periodo in cui tutti, nel mondo della moda, saranno chiamati a dimostrare di aver davvero compreso le dinamiche della crisi appena attraversata e diventare così (anche) più sostenibili.
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