C’è chi lo definisce il miglior attore della sua generazione; per alcuni è l’erede di James Dean, per altri di Al Pacino. A ognuno i suoi riferimenti e paragoni, la verità è che Timothée Chalamet, nato a New York nel 1995 il 27 dicembre, compie i suoi 30 anni tra riconoscimento mondiale, fan in visibilio, ambizione, un pizzico di superbia e la corsa verso gli Oscar.
Il 22 gennaio uscirà nelle sale italiane Marty Supreme (negli Stati Uniti già da Natale) il film di Josh Safdie per cui l'attore ha già ricevuto una nomination ai Golden Globe, che verranno consegnati il prossimo 11 gennaio. Un premio - si sa che i Globes sono l'anticamera degli Oscar - che lui sente di meritare dopo la delusione per la sua performance in A Complete Unknown, in cui vestiva i panni di Bob Dylan e per cui vinse (solo) lo Screen Actors Guilt Awards.
Il film, ispirato alla vera storia del campione di ping pong Marty Reisman, è stato accolto con entusiasmo dalla critica (97% su Rotten Tomatoes) e segna un nuovo punto di svolta nella filmografia dell'attore statunitense con cittadinanza francese.
Durante un’intervista realizzata durante la premiere di Marty Supreme a Los Angeles, diventata virale e poi rimossa prontamente dal web, Chalamet ha sorpreso tutti con un’uscita senza filtri: “Questa è probabilmente la mia migliore performance. Sono anni che lavoro ad altissimo livello e voglio che questo venga riconosciuto”. Una dichiarazione che ha diviso il pubblico: eccesso di superbia o semplice onestà? Lui non si nasconde: “Non voglio che la gente dia per scontata la disciplina che ci metto. Questa è roba di primo livello”.
C’è anche chi ha visto in queste parole un'altra grande prova d’attore: era davvero Timothée a parlare o il suo personaggio, Marty Mauser? L’atteggiamento spavaldo e autocelebrativo è infatti anche una delle cifre del protagonista del film. E la stessa giornalista ha dichiarato: “Avevo la sensazione di parlare con Marty”.
Non è però la prima volta che Chalamet si lascia andare a dichiarazioni coraggiose. Ai SAG Awards 2025 aveva affermato senza esitazioni: “Sono alla ricerca della grandezza. So che la gente di solito non parla così, ma io voglio essere uno dei grandi.”
Ed ecco la trama del film: New York, anni Cinquanta. Marty Mauser vende scarpe per vivere, ma sogna di diventare il più importante giocatore di ping-pong al mondo. Tra scommesse, truffe e ambizione fuori misura, si fa strada in un ambiente che lo guarda con sospetto, ma che finirà per dover fare i conti con lui. Due donne, Kay (Gwyneth Paltrow) e Rachel (Odessa A’zion) segneranno profondamente la sua traiettoria, tra successi clamorosi e cadute rovinose. La gloria, però, ha un prezzo, e Marty lo scoprirà a proprie spese.
Una parabola sportiva e umana, un dramedy ad alto tasso adrenalinico che ha già conquistato la critica internazionale. Le prime nomination non si sono fatte attendere: Marty Supreme è in corsa per tre Golden Globe (per il miglior film, per il miglior attore protagonista e per la miglior sceneggiatura) e ha già raccolto una pioggia di riconoscimenti dalla stampa di settore.
Marty Supreme non è solo un film: è un fenomeno culturale. La casa di produzione del film, la più blasonata di Hollywood, con la sua inconfondibile strategia di marketing ha colpito ancora. Prima dell’uscita, ha lanciato infatti un pop-up store in quattro città: New York, Los Angeles, Londra e San Paolo. L’accesso era limitato, l’attesa è stata estenuante, l’effetto garantito.
Le scene a Londra sono state da delirio: risse, file interminabili, persino l’intervento della polizia. Alcuni fan hanno dormito sul posto o usato strumenti AI per identificare la location segreta prima ancora dell'annuncio. Chi ce l’ha fatta, si è aggiudicato capi e accessori della collezione firmata Nahmias, brand culto della moda maschile contemporanea: giacche con la scritta England, tute arancioni, felpe e t-shirt rétro. Il colore dominante? Il bright orange, già diventato simbolo del film (e delle sue iconiche palline da ping pong).
A completare il quadro, la presenza — o l’assenza — di Timothée Chalamet: apparso a sorpresa a New York e Londra, assente a Los Angeles. Qualcuno sospetta abbia partecipato in incognito, forse nei panni di EsDeeKid, misterioso rapper comparso online nelle stesse ore. Che fosse reale o solo performance, il risultato non cambia: Marty Supreme è diventato virale prima ancora di arrivare in sala.
Tra consapevolezza e talento, Timothée Chalamet compie i suoi trent’anni da star globale. Amato e chiacchierato, innamorato della sua bellissima e affermata Kylie Jenner, di certo ha segnato l’immaginario cinematografico degli ultimi dieci anni. Da Chiamami col tuo nome a Piccole Donne, passando per Dune, A complete Unknown e ora Marty Supreme. Chalamet ha saputo anche riscrivere le regole dell’essere celebrity all’epoca del chiacchiericcio online con battute ad effetto, un’alternanza sapiente tra blockbuster e cinema d’autore, una presenza/assenza sui social media (dove è seguito da milioni di fan e dove si concede con parsimonia ma costanza) e con la convinzione di essere l’immagine di un’epoca e di una generazione. Anche a costo di risultare antipatico.
Tanti auguri, allora, Timothée! Di certo, l’Oscar sarebbe il regalo perfetto. Vedremo se l’Academy di Hollywood sarà d’accordo.
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