È morta a 91 anni Brigitte Bardot. Li aveva compiuti lo scorso 28 settembre. Secondo i media francesi, l'icona del cinema francese era ricoverata da alcune settimane all'ospedale privato Saint-Jean di Tolone, nel dipartimento del Var. La star del cinema francese avrebbe subito di recente un intervento chirurgico legato a una malattia grave.
Nata a Parigi nel 1934, Brigitte Anne-Marie Bardot cresce in un ambiente borghese, studia danza e sogna un futuro da étoile.
Ma il destino la chiama davanti all'obiettivo: prima come modella, poi come attrice.
A soli 16 anni compare sulla copertina di "Elle" e cattura l’attenzione di un giovane regista, Roger Vadim, che la lancerà (e poi sposerà) nel 1952.
Sempre in quell'anno debutta in "Le Trou Normand" di Jean Boyer: un ruolo secondario, anche se il suo talento è già evidente, grazie a quello sguardo curioso e quella leggerezza che sembrava spazzare via i formalismi del dopoguerra.
La svolta arriva con "Et Dieu… créa la femme", firmato da suo marito, Roger Vadim. Bardot è Juliette, giovane sensuale e ribelle in un villaggio di Saint-Tropez. È il 1956, e quel film non è solo un successo, ma una sorta di rivoluzione culturale. La sua danza a piedi nudi, la risata sfrontata, il bikini a quadretti rosa, tutto di lei diventa una provocazione.
Non è solo la sensualità la sua, ma l’innocenza con cui la indossa. Capelli cotonati, labbra sensuali, gonne corte e una luce interiore che illumina il set. In un mondo che all'epoca chiedeva alle donne di essere docili, Bardot sceglie di essere vera. Il suo personaggio incarna la libertà sessuale e la rivolta contro l’ipocrisia borghese. Da quel momento, BB non è più solo un nome: è una firma.
Terminata la storia con Vadim, nel 1959, durante la lavorazione di "Babette va alla guerra", Brigitte Bardot inizia una relazione con l'attore Jacques Charrier, con il quale convola a nuove nozze e dal quale ha, nel 1960, il suo unico figlio, Nicolas-Jacques Charrier.
I due attori si innamorano e si sposano il 18 giugno 1959, con una cerimonia mediatica. Il loro figlio, Nicolas-Jacques, nasce l'11 gennaio 1960. La stampa si interessa a questa coppia iconica del cinema francese, ma il matrimonio dura solo tre anni. Jacques Charrier ottiene la custodia del figlio.
Nel 1996, la pubblicazione delle memorie di Brigitte Bardot, "Iniziali BB", riaccende l'attenzione dei media sul loro passato comune. Jacques Charrier reagisce presentando una denuncia per violazione della privacy e pubblica "La mia risposta a Brigitte Bardot" nel 1997, affermando il suo diritto a preservare la vita della sua famiglia.
Charrier muore il 4 settembre 2025 all'età di 88 anni.
Negli anni Sessanta, Bardot conquista il mondo senza mai uscire davvero dalla sua Saint-Tropez. Recita in oltre cinquanta film, tra cui "La ragazza del peccato" (1958), "La verità" (1960), "Vita privata" (1962), "Il disprezzo" (1963) di Jean-Luc Godard — forse la sua prova più complessa e iconica. Nel film, la celebre scena in cui Michel Piccoli la osserva nuda attraverso la luce e l’ombra diventa una riflessione sul desiderio e sullo sguardo maschile: Bardot come musa e prigioniera, dea e donna.
Nel 1973, a soli 39 anni, Brigitte Bardot abbandona il cinema. Il prezzo della celebrità è troppo alto. Si ritira nella sua casa di La Madrague, a Saint-Tropez, circondata da cavalli, capre, cani, cigni. È lì che trova la sua pace e la sua nuova missione: la difesa degli animali.
E così, l'ex diva diventa un'attivista appassionata.
Fonda la "Fondation Brigitte Bardot" nel 1986, nata per proteggere gli animali vittime di violenza e sfruttamento. Diventa una delle prime celebrità a legare la propria immagine a cause etiche, anticipando di decenni il concetto di celebrity activism. “Ho dato la mia giovinezza e la mia bellezza agli uomini, darò la mia saggezza e la mia esperienza agli animali”, diceva. E lo ha fatto, fino all’ultimo giorno.
E oggi di lei rimane un'eredità precisa. C’è stato un tempo in cui la libertà aveva il volto di Brigitte Bardot. Il suo stile fu molto più di un’estetica: fu una rivoluzione culturale che attraversò il cinema, la moda e l’immaginario collettivo, riscrivendo per sempre le regole della femminilità. Nei suoi look si rifletteva l’essenza della french attitude: una naturalezza disarmante che sapeva essere al tempo stesso elegante e sensuale, senza mai apparire costruita.
Dagli anni Cinquanta in poi, Bardot incarnò un ideale di donna nuovo, spontaneo, ribelle, libero dalle convenzioni. Il primo momento-chiave nella genesi dello stile Brigitte Bardot arrivò con "Et Dieu… créa la femme" (1956) di Roger Vadim: sulla spiaggia di Saint-Tropez, a piedi nudi, in bikini a vita alta, top annodati e gonne leggere, nacque un’icona senza precedenti e il suo modo di muoversi, ballare, camminare divenne linguaggio.
Da quel momento Bardot non fu più solo un’attrice — divenne una silhouette, un’idea, una dea, una rivoluzione in forma di donna. La sua immagine divenne immediatamente riconoscibile: i capelli à la Bardot – cotonati, vaporosi, con frangia morbida e ciocche ribelli – e l’eyeliner nero allungato, che le donava uno sguardo felino e magnetico, definirono un nuovo standard di bellezza. Brigitte Bardot non si nascose mai dietro la perfezione: la sua forza stava proprio nel disordine, in quell’aria naturale di chi non ha bisogno di compiacere. Ogni dettaglio era una dichiarazione: il rossetto color pesca, la pelle dorata dal sole, la postura rilassata, lo sguardo sensuale e al tempo stesso dolcissimo.
Nel suo guardaroba convivevano capi diventati immortali. Le maglie a righe marinare, eredità bretone reinterpretata in simbolo di sensualità disinvolta, i jeans a vita alta con l'iconica t-shirt bianca, base di una femminilità quotidiana. Ma anche i pantaloni Capri, le camicie leggere, i tailleur che anticipavano la donna moderna, autonoma, sicura. E poi la leggerezza onirica degli abiti a spalle scoperte, che lei rese iconici abbassando le maniche — un gesto semplice, eppure rivoluzionario.
L’abito vichy rosa indossato al matrimonio con Jacques Charrier nel 1959 restò forse il manifesto più celebre del suo stile: un capo in cotone a quadretti che divenne nuovo, voluttuoso simbolo di femminilità. Da quel momento il vichy non fu più solo tessuto “da picnic”, ma segno di una grazia anticonvenzionale, fresca e sofisticata.
Nelle estati in Costa Azzurra, Bardot indossava abiti in crochet o sangallo, fasce nei capelli, cappelli a tesa larga, alternando ballerine e sandali bassi con una sensualità più audace fatta di cuissard e stivali alti, come in "Viva Maria!" (1965) di Louis Malle, dove il gioco tra ironia e provocazione raggiungeva un vertice. Sul set di "Le Mépris" (1963) di Jean-Luc Godard, Bardot incarnò la quintessenza della modernità: minimalista, malinconica, sofisticata, un’eleganza emancipata dal glamour artificiale di Hollywood. In ogni film, in ogni fotografia, traspariva coerenza: che fosse in costume da bagno o in abito da sera, Bardot restava Bardot, fedele a sé stessa e al suo tempo.
Ma il suo legame con l’alta moda fu presente fin dagli inizi: la sua silhouette venne riconosciuta anche da Dior, e i suoi lineamenti ispirarono creazioni sartoriali che sposavano quella femminilità disinvolta con un’eleganza di classe. Anche fuori dallo schermo, la sua vita si intrecciò con i luoghi che contribuirono a costruire il mito. La celebre villa “La Madrague” a Saint-Tropez — da cui Bardot amava uscire per passeggiare o farsi vedere — diventò scenario visivo del suo stile libero, un’estensione della sua leggenda privata e pubblica.
La sua influenza non si fermò al cinema. Negli anni Sessanta, Brigitte Bardot portò il suo spirito libero anche nella musica, incidendo brani leggeri e maliziosi come “Bubble Gum”, "Harley Davidson" e "Je t’aime moi non plus", in cui la sua voce sottile e civettuola pareva un’estensione del suo stile: dolce, giocosa, mai banale. Un altro tassello alla leggenda. Come i suoi look, anche la sua musica raccontava una donna capace di plasmare la propria immagine e di farne arte, ironia, emancipazione. Il suo stile era fatto di contrasti perfetti: righe marinare e vichy, capelli spettinati e eyeliner impeccabile, piedi nudi e cuissard vertiginosi, tailleur maschili e abiti a spalle scoperte.
Era quel mix tra ingenuità e sensualità che la rendeva inimitabile. Ancora oggi, designer e stylist continuano a citarla — da Dior a Saint Laurent, da Jacquemus a Rouje — perché il suo modo di vestire non era una posa, ma un’estensione della sua personalità. Bardot non seguì mai la moda: la dettò. Prese la semplicità e la rese sexy, l’innocenza e la trasformò in forza, il quotidiano e lo fece diventare mito.
Il suo guardaroba – jeans e t-shirt bianca, maglia a righe, abito vichy, abiti off-shoulder, tailleur, stivali alti, cuissard, ballerine, fasce, cappelli, crochet e sangallo – non fu solo una collezione di capi, ma una mappa di un’epoca, un lessico universale della femminilità. Oggi, a decenni dal suo apice, il suo nome continua a vivere in ogni collezione ispirata alla Riviera, in ogni frangia spettinata, in ogni abito a spalle scoperte.
È morta, ma il suo lascito estetico è immortale: ha insegnato che la vera eleganza non si indossa — la si incarna — e che la libertà, la sensualità, la femminilità autentica possono assumere la forma di un vestito che scivola sulle spalle nude, di un paio di ballerine consumate, del profumo salmastro di Saint-Tropez o del volto di Marianne, simbolo eterno della Francia, modellato anche sui suoi lineamenti.
Brigitte Bardot lascia dunque un segno che nessuna epoca potrà cancellare. Una musa prima di tutto libera, che non apparteneva al cinema o a un uomo, ma soltanto a se stessa. E oggi la immaginiamo ancora là, tra le onde di Pampelonne, con un foulard tra i capelli e il suo sorriso luminoso.
Da Saint-Tropez a Hollywood, da Parigi a Roma, Brigitte incarnò la donna moderna: imperfetta, contraddittoria, ma irresistibilmente vera.
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