Era il 2005 quando Stephenie Meyer pubblicava il primo romanzo della saga Twilight, senza sapere di aver appena dato inizio a uno dei fenomeni culturali più influenti degli anni Duemila. Vent’anni dopo, quella storia ambientata sotto la pioggia costante di Forks, tipica dei climi autunnali e di inizio inverno, continua a esercitare un fascino sorprendentemente intatto, non solo tra chi l’ha vissuta in diretta, ma anche tra chi l’ha riscoperta con la distanza ironica delle nuove piattaforme digitali.
La storia d'amore tra il vampiro Edward Cullen e l'umana Bella Swan, non è stato solo un libro, ma un vero e proprio rito di passaggio collettivo. Bella incarna l’insicurezza adolescenziale, sospesa tra timidezza e desiderio di essere vista. Edward, con il suo fascino freddo e tormentato, rappresenta la proiezione romantica di un amore totalizzante, pericoloso, impossibile da ignorare. In quel contesto malinconico, fatto di silenzi carichi e cieli plumbei, una generazione ha trovato il proprio spazio emotivo e narrativo.
Molto prima dell’arrivo dei social o delle community, Twilight ha inaugurato una nuova era del fan engagement. Forum, fanfiction, blog su piattaforme come Tumblr e Fanfiction.net hanno dato vita a una partecipazione senza precedenti, in cui i lettori diventavano co-autori, contribuendo a espandere e riscrivere l’universo narrativo originale.
Quella che oggi viene riconosciuta come “fan culture” ha trovato in Twilight una delle sue prime forme compiute. È stata una protoforma del fandom contemporaneo, capace di anticipare i meccanismi che oggi alimentano comunità globali come quelle legate a Marvel, Harry Potter o Attack on Titan.
Tuttavia il vero miracolo di Twilight, diventato poi saga cinematografica, non è solo la sua capacità di generare mondi paralleli, ma quella di sopravvivere ai cambiamenti culturali e, soprattutto, all’ironia. La Generazione Z, cresciuta con l’estetica del meme e lo sguardo disincantato del remix digitale, ha trasformato Twilight in un oggetto da osservare con distanza ma anche con affetto. Le scene più goffe, i dialoghi melodrammatici, la fotografia desaturata dei primi film sono diventati materiali ideali per video reaction e reinterpretazioni camp. Ma sotto la patina del sarcasmo, resta un nucleo emotivo potente. Twilight ha rappresentato, per molti, la prima educazione sentimentale nell’epoca dei social nascente. Ha offerto un linguaggio – a volte ingenuo, a volte eccessivo – per parlare d’amore in una fase di transizione esistenziale.
Tra i simboli più riconoscibili della saga c’è senza dubbio Robert Pattinson, l’interprete di Edward Cullen. In passato l’attore britannico non aveva nascosto il proprio imbarazzo per il personaggio e la popolarità esplosiva che ne era derivata. Oggi, però, sembra aver sviluppato un rapporto più disteso con quel capitolo della sua carriera.
Qualche settimana fa in una conversazione con Jennifer Lawrence in promozione con il loro nuovo film, Pattinson ha sorpreso tutti con una dichiarazione tanto ironica quanto sincera: “Sì, tornerei volentieri. Mi viene chiesto ogni singolo giorno. Ho dei bei ricordi. Sono grato per tutto questo”. Una battuta, certo, ma sufficiente per riaccendere l’entusiasmo della fanbase.
L’attore ha poi scherzato sull’idea di interpretare nuovamente un diciassettenne: “Mi piacerebbe tornare. Voglio rubare ruoli agli attori più giovani”.
Al momento, non esistono progetti ufficiali legati a un nuovo film o a un’estensione televisiva dell’universo creato da Meyer. Tuttavia, la stessa autrice ha rivelato di aver scritto nuovi capitoli ambientati nello stesso mondo narrativo, lasciando intendere che la saga potrebbe avere ancora qualcosa da dire. In un’intervista recente, Meyer ha anche dichiarato che oggi, tra Edward e Jacob - l'uomo che può mutarsi in un lupo - sceglierebbe il secondo: una preferenza legata alla sua esperienza personale, visto che ha sposato “il ragazzo che conoscevo fin da piccola”, una figura che le ricorda Jacob.
A vent’anni dalla pubblicazione del primo romanzo, ci si può chiedere: qual è il lascito di Twilight nella narrativa e nella cultura pop contemporanea? In parte, è evidente nella persistenza del genere romance in tutte le sue declinazioni, soprattutto online. Piattaforme come Wattpad e hashtag come BookTok sono ricchi di storie che rielaborano – più o meno consapevolmente – dinamiche nate in quell’universo: relazioni proibite, protagoniste ordinarie e amori che mettono in discussione l’identità.
Il tropo “enemies to lovers”, oggi tra i più apprezzati dal pubblico più giovane, è una delle sue declinazioni evolute, dove il conflitto emotivo è il motore della tensione narrativa. Anche i vampiri stanno vivendo una nuova stagione – più cupa, queer e simbolicamente ricca – come si è visto nel successo di titoli come Interview with the Vampire (versione serie tv, appena sbarcata in Italia) o nei nuovi romanzi che ibridano urban fantasy e introspezione psicologica.
Ma forse, più che in una singola tendenza, l’eredità di Twilight è nella sua capacità di creare una storia di amore totalizzante in cui credere. E a cui ritornare, come in un porto sicuro, magari sotto a una coperta e con in mano una tisana, nonostante siano passati vent’anni.
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