Snoop Dogg torna alle Olimpiadi. Non come sportivo, ovviamente, ma in veste di inviato. Dopo aver impugnato la fiamma olimpica a Parigi lo scorso anno, il rapper si prepara a vivere una nuova avventura, questa volta tra le nevi italiane. Il cantante si occuperà infatti per NBC e Peacock della copertura dei Giochi invernali Milano-Cortina, in programma a febbraio.
Un racconto che non si limiterà alle competizioni sportive, ma esplorerà la cultura e il paesaggio italiano, dalle strade di Milano fino alle Dolomiti. Un legame, quello con la cultura del Belpaese, che era emerso anche durante le Olimpiadi 2024, in occasione delle quali la star americana aveva avuto l’opportunità di incontrare Al Bano, consolidando un rapporto speciale con il nostro Paese. Allora Snoop Dogg si era distinto per il suo modo originale di riportare gli eventi, mescolando ironia e intrattenimento a un’attenzione genuina verso gli atleti. Per questo chi lo ha scelto non ha dubbi: la sua partecipazione trasformerà la cronaca sportiva in un racconto coinvolgente e molto personale.
Del resto la star americana, icona musicale mondiale da oltre trent’anni, negli ultimi tempi ha abituato il pubblico a un’immagine di sé divertente e positiva, da molti definita “ripulita”. Il lato buono del mondo del rap degli Anni 90 da dove arriva Snoop Dogg, fatto di sigari, alcol, droga e macchine vistose. Lo stile della strada che negli ultimi anni, appunto, ha lasciato il passo a un mood più glamour e ironico.
Nel corso della carriera del musicista, il cambiamento prende forma prima attraverso esperimenti musicali, come quelli in collaborazione con Pharrel Williams, poi durante un viaggio in Giamaica nel 2012. Il rapper registra qui l’album “Reincarnated”, con molte influenze reggae-rastafariane e molto poco rap; poi torna a Los Angeles, talmente cambiato da modificare il suo nome da Snoop Dogg a Snoop Lion. Con la svolta rastafariana si evolve la sua musica - "Canto di più, rappo di meno e prendo il meglio da tutte le religioni", spiegava all’epoca - ma si modifica anche la sua immagine.
Un volto più fresco, mostrato anche in occasione del Super Bowl del 2022, quando sale sul palco insieme con Eminen e al rapper e producer Dr. Dre, anche loro icone di certa musica che insieme con lui hanno ridefinito per sempre le logiche della musica moderna e del genere hip hop.
Perché se si guarda agli albori della sua carriera, si scopre che Snoop Dogg - che ha compiuto pochi giorni fa 54 anni - è stato uno dei primi rapper a scioccare il pubblico con il suo stile di vita, fatto di gang, criminali di strada e soldi sporchi. Snoop si proietta nella coscienza culturale di inizio Anni 90 con l’album di debutto “Doggystyle” e con “The Chronic”, in collaborazione con Dr. Dre, due lavori che hanno gettato le basi per più di un decennio di hip-hop senza mezze misure, scritto e interpretato da artisti che vivevano davvero le vite di cui parlavano nei testi, a volte uomini vicini a gang e del ghetto, dediti a malaffare e vita dissoluta.
Immerso nella cultura underground di Los Angeles di quel periodo, Snoop Dogg ha contribuito negli anni a codificare uno stile laid-back, rilassato e dalle liriche incisive, in un mix tra sofisticazione e strada, dando forma al quel G-funk figlio del gangsta rap della West Coast.
Un ritmo e una voce che Snoop Dogg ha declinato anche nel suo stile, trasformandolo in linguaggio universale: rilassato e mai calcolato. Quel modo di vestire senza regole che è diventato leggenda e che è arrivato a influenzare anche oggi la Gen Z, quella che rifiuta facili etichette. Il suo era uno modo di vestire che nasceva letteralmente “per caso”, spontaneo, perché Snoop agli inizi della sua carriera indossava solo quello che poteva permettersi e al tempo stesso quello che gli stava bene.
Il cantante è tra i primi personaggi di spicco ad abbinare in maniera sistematica le maglie da hockey nei suoi look, solo perché - semplicemente – gli piacevano. In seguito collabora con diversi marchi di moda, tra bandane e tute oversize, ma solo quelli che dimostrano di essere rimasti fedeli alla strada, per esempio Polo o Adidas, come lui.
Le treccine cornrows o dreadlocks curatissime, poi, sono diventate parte integrante della sua immagine.
E poi c’è il completo da Crip, con l’iconica pelliccia portata sulla tuta e sulle canotte larghe, la prima vera dichiarazione della sua presenza nel mondo della moda, un modo per identificarsi come gangster della West.
In seguito è venuto il momento della svolta “business”. Nominato presidente creativo della Priority Records di casa EMI, il cantante si è dovuto trasformare da artista in capo: “Bisogna avere l’aspetto giusto per una parte – ha sempre detto - se la si vuole recitare”.
Artista dalle tante facce, Snoop Dogg ha influenzato la musica e la cultura anche attraverso il cinema, dove è riuscito a portare il suo stile inconfondibile. Dagli horror alle commedie, in oltre vent’anni ha recitato in numerose pellicole affermandosi come uno dei volti più amati della settima arte. Da “Hot Boyz” a “Training Day”, dove interpreta Blue con protagonisti Denzel Washington ed Ethan Hawke, da “Scary Movie 5” a “Starsky & Hutch” con protagonisti Ben Stiller e Owen Wilson.
E oggi, lui stesso diventerà fulcro di un biopic a lui dedicato, che sarà interpretato da Jonathan Daviss. Così l’attesissimo film diretto da Craig Brewer racconterà la vita di Calvin Broadus Jr. (il vero nome del rapper) e del sul suo ingresso nell’ambiente dell’hip hop.
Dall’immagine di gangster con il sigaro in bocca a quello positivo del tedoforo di Parigi, Snoop Dogg ha dimostrato una preziosa capacità di unire musica, cultura e sport attraverso le generazioni. Una ricchezza che oggi fa di lui un osservatore speciale, capace di coinvolgere un pubblico ampio e trasversale, e quindi in grado più di altri di raccontare un evento come le Olimpiadi invernali da una prospettiva insolita, ma sempre autentica. Come la sua musica e come il suo stile.
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