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fashion09 dicembre 2025

L’anno del segno: perché l’illustrazione è diventata il nuovo linguaggio dello stile

Nel 2025 l’illustrazione torna a essere un linguaggio centrale: più autoriale, più emotiva, più capace di leggere il mondo. A raccontarlo sono Francesco Poroli, uno degli illustratori italiani più autorevoli, e Marco Sammicheli, Curatore per il Design, la Moda e l’Artigianato di Triennale Milano e Direttore del Museo del Design Italiano: insieme spiegano perché il segno è la chiave visiva del nostro tempo
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C’è un regalo, questo Natale, che sta tornando a circolare con un significato nuovo. Non è un oggetto, non è un gadget tech, non è una nota vocale impacchettata con un fiocco digitale. È un’illustrazione: un’immagine pensata, voluta, costruita da una mano. Una forma di lentezza in un mondo che accelera; una dichiarazione d’amore verso ciò che resta.

“Regalare un’illustrazione è regalare un pezzo di storia”, dice Francesco Poroli, uno dei nomi più influenti del disegno italiano contemporaneo. “Quando consegni un’immagine, nel momento in cui esce dal tuo computer e arriva a qualcuno, non è più tua: diventa sua. Ci mettono sopra il loro sguardo, la loro esperienza. Diventa qualcos’altro”. E in questa trasformazione c’è già tutto: il senso dell’illustrazione nel 2025, il bisogno di un segno che non si consuma alla velocità dello scroll, l’urgenza di trovare un linguaggio che non sia preimpostato dall’algoritmo.

Marco Sammicheli, Curatore per il Design, la Moda e l’Artigianato di Triennale Milano e Direttore del Museo del Design Italiano, lo dice senza esitazioni: “L’illustrazione è un sismografo. Registra l’umore del mondo in modo più libero della fotografia, perché non copia: interpreta”.

Due voci, un’unica prospettiva: il 2025 è complesso, il disegno lo sa

Poroli la chiama “complessità”. “È la parola che definisce i nostri giorni. Complesso non significa difficile: significa annodato, stratificato. E il nostro compito, come illustratori, è provare a sciogliere quei nodi, o almeno a raccontarli”. Sammicheli, dal suo osservatorio museale, ci arriva da un’altra strada, ma arriva nello stesso punto: “L’illustrazione, oggi, è una forma di interpretazione del presente. Dalle pagine dei giornali ai foulard, dai manga alle copertine dei vinili, è un modo per fermare lo spirito del tempo”. La loro doppia voce compone un quadro netto: l’illustrazione è tornata centrale perché è uno dei pochi linguaggi rimasti capaci di restituire senso al caos.

Francesco Poroli - Courtesy Francesco PoroliFrancesco Poroli - Courtesy Francesco Poroli

Tendenze, palette, estetiche: cosa racconta davvero il segno del 2025

Non esistono più “mode” dell’illustrazione, ma fenomeni culturali. Per Poroli, il presente è una palette di contrasti: “Se dovessi fotografare i tempi con tre colori, sceglierei un verde acido, un magenta e un marrone. Sembra una palette che non regge, ma insieme crea un’armonia dirompente. È perfetta per raccontare il contemporaneo”.

Per Sammicheli, l’attenzione non è più sulla palette ma sulla voce: “Il tratto distintivo dell’illustrazione di oggi è l’autorialità. Non parliamo più di stili, ma di sguardi. L’illustratrice che costruisce il mondo di Yayoi Kusama partendo da rosso e bianco; chi trasforma un foulard in un manifesto; chi porta la street art dentro i musei. È tutto un dialogo tra segno e significato”. E se la moda ama sempre più collaborare con gli illustratori non è solo estetica, è fate-matching: la moda costruisce immaginari, l’illustrazione li racconta.

La facciata del negozio Louis Vuitton espone un robot di Yayoi Kusama e specchi in Place Vendôme, 2023 Credits Getty ImagesLa facciata del negozio Louis Vuitton espone un robot di Yayoi Kusama e specchi in Place Vendôme, 2023 Credits Getty Images

Quando la moda si specchia nell’illustrazione (e viceversa)

Poroli è molto chiaro: “Moda e illustrazione fanno lo stesso mestiere: cercano di dare un senso visivo a ciò che ci circonda”. Non serve saper cucire o saper disegnare: serve vedere. La Triennale, negli anni, ha custodito esempi che oggi sembrano profezie. I foulard di Carla Crosta, costruiti con collage analogici prima di diventare stampe. Le visioni di Saul Steinberg, architetto che disegnava Milano con lo stesso sguardo che avrebbe poi portato al New Yorker. Le copertine rap degli anni ’90 e le nuove cover digitali che affidano agli illustratori la loro identità visiva.

Sammicheli sorride: “Quando un’immagine resta, è perché ha un messaggio che continua a comunicare. La tendenza ha la durata di un fuoco d’artificio. L’illustrazione che entra in un museo attraversa le epoche”. E nel 2025, paradossalmente, la moda sembra avere più bisogno che mai di immagini che non passano.

Saul SteinbergSaul Steinberg

Autori, non esecutori: la grande rivoluzione silenziosa

Poroli lo dice in modo quasi disarmante: “Oggi per fare l’illustratore è più importante avere buone idee che saper disegnare. Disegnare bene serve, certo, ma non basta più”. È l’autore che guida il linguaggio, non la mano.

Sammicheli aggiunge la parte istituzionale: “Il rischio del nostro tempo è un appiattimento antropologico: immagini pensate troppo in fretta, senza un obiettivo. L’unico antidoto è restare agganciati ai grandi racconti del presente”. Due visioni, un’unica responsabilità: usare l’immagine non per imitare il mondo, ma per comprenderlo. Ed è qui che l’illustrazione supera l’intelligenza artificiale. Non nella tecnica, ma nella coscienza. Poroli la chiude con un sorriso: “La differenza vera la fa l’autore. Quella cosa lì l’IA non potrà mai copiarla”.

Illustrazione di Francesco Poroli per CampariIllustrazione di Francesco Poroli per Campari

Tra cinema, musica, libri: l’estetica del nostro immaginario

Quando Poroli racconta le sue ispirazioni, sembra raccontare quelle dell’illustrazione stessa. Il film della vita? “C’era una volta in America”, dice. “Perché è una storia corale di amicizia e di tempo che passa”. La canzone? “Caterina di Francesco De Gregori: piccole immagini meravigliose che raccontano cose piccole”. Il libro? “Oro puro di Fabio Genovesi, perché ricorda quanto sia importante continuare a meravigliarsi”.

E poi c’è lui, l’amico indimenticato ed indimenticable di una vita, il filosofo e saggista Franco Bolelli che Poroli cita con commozione, con gratitudine, con una profonda nostalgia che, d’un tratto, vela di malinconia i suoi grandi occhi verde erba. Sammicheli apre altre finestre: dagli anime giapponesi alla street art, dalle copertine rap alle architetture di Steinberg. Una mappa culturale che sembra dire che ogni immagine che ci attraversa finisce, prima o poi, in un disegno da qualche parte. “L’immagine in movimento”, dice, “è una forma di illustrazione che sorprende e trasforma l’impossibile in possibile”.

Oro puro, Fabio GenovesiOro puro, Fabio Genovesi

Alzare lo sguardo: un manifesto per leggere il presente

Dalle loro parole emerge una visione comune, pur nella distanza dei ruoli. Poroli osserva che “dovremmo fare lo sforzo di alzare lo sguardo dai rettangoli neri: una strada qualunque contiene più storie vere di qualsiasi telefono”. Sammicheli vi affianca un principio complementare: “quando non capiamo una cosa è perché è nuova; invece di respingerla, dovremmo imparare a sperimentarla”.

Poroli rimarca che “la gentilezza, oggi, sarebbe un gesto rivoluzionario”, mentre Sammicheli sintetizza il compito dell’autore: “un illustratore deve essere sincero con se stesso e offrire un punto di vista”. Ne nasce un’idea condivisa: l’illustrazione non è solo un linguaggio estetico, ma una postura verso il mondo, un esercizio di osservazione, scelta e restituzione. Una forma di attenzione che, nel 2025, diventa già una necessità culturale.

Marco Sammicheli, curatore Marco Sammicheli, curatore

Una strada qualunque, un mercoledì pomeriggio

Il 2025 sembra restituire all’illustrazione il suo significato originario: un gesto umano che osserva, interpreta, traduce. Un gesto che rallenta, capisce, seleziona. In un anno dominato dall’immateriale, l’atto di creare un’immagine diventa paradossalmente il segno più contemporaneo: non un ritorno nostalgico, né un esercizio vintage, ma un modo per imprimere senso a ciò che ci circonda.

In fondo, basta poco: "una strada qualunque, in un mercoledì qualunque, per generare l’immagine capace di fissare un istante e trasformarlo in memoria" racconta Poroli. È lì che l’illustrazione torna a essere ciò che è sempre stata: una lente sul mondo e un invito, discreto ma preciso, a riconoscerci in ciò che guardiamo e in ciò che stiamo ancora cercando di diventare.

Illustrazione di Francesco PoroliIllustrazione di Francesco Poroli

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