Sessant’anni e non sentirli. Bottega Veneta ha scelto un compleanno simbolico per accogliere il debutto del nuovo direttore creativo Louise Trotter, che ieri a Milano ha firmato la sua prima collezione per la maison. Un passaggio di testimone carico di attese, in un brand che ha fatto della discrezione e dell’eleganza il proprio linguaggio.
La Trotter ha disegnato una collezione che dialoga con l’eredità di Bottega Veneta senza rinunciare al futuro. In passerella, silhouette nette e volumi scultorei si intrecciano con lavorazioni artigianali: pelle intrecciata, maglierie compatte, accessori dalle proporzioni maxi. Il verde Bottega rimane la firma cromatica, ma accanto compaiono tonalità più radicali dal bordeaux al blu cobalto, che definiscono una nuova palette.
La pelle intrecciata, marchio di fabbrica della maison, è stata protagonista assoluta, ma riletta in chiave più fluida. Non più solo accessorio, ma parte integrante di cappotti leggeri, gonne scolpite, tuniche che sembrano armature moderne. Ogni pezzo racconta la forza di un materiale vivo, che prende forma sul corpo.
Le proporzioni si allungano e si fanno morbide, i volumi sono scolpiti ma non rigidi. Bottega Veneta propone una femminilità decisa ma naturale, con abiti dalle linee pulite, trench che diventano quasi mantelli, pantaloni che scivolano con eleganza.
Le borse tornano in formato maxi, da portare a mano o strette al corpo come sculture. L’intrecciato si amplifica, trasformandosi in texture bold. Anche le calzature giocano con volumi e materiali: stivali alti e sabot, pensati per completare look.
Con questa sfilata, Bottega Veneta ribadisce il valore del suo patrimonio artigianale. Una collezione che guarda al futuro senza dimenticare le sue radici, rafforzando il ruolo della maison tra i protagonisti assoluti della moda internazionale.
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