L’addio a Giorgio Armani apre una serie di interrogativi sul futuro della casa di moda. Negli anni lo stilista ha sempre cercato di evitare le domande su chi avrebbe preso il suo posto e quale sarebbe stato l’assetto dopo la sua scomparsa.
“I miei nipoti hanno tutto il mio affetto! Cosa devo dire di più?”, aveva risposto – dissimulando – nel 2012, in occasione della sfilata-evento One Night Only a Pechino.
La sua ossessiva attenzione ai dettagli è stata la sua reale firma e forse l’eredità più difficile da trasmettere. Lui, che sistemava persino il singolo capello di ogni modella prima di mandarla in passerella. Lui, che veniva immortalato mentre metteva a posto un colletto di un capo in una vetrina solo pochi anni fa.
“Il passato va preso per quello che è... serve come suggerimento per il futuro!” ha dichiarato Re Giorgio in una delle sue ultime interviste, a New York, in occasione della sfilata primavera/estate 2025 che celebrava l’apertura a Madison Avenue.
Per questo è difficile credere che non abbia messo la stessa meticolosa attenzione anche guardando al domani e alla sua maison una volta che non ci sarebbe più stato.
Il Signor Giorgio, come veniva chiamato dai suoi dipendenti – la sua seconda famiglia – e dai collaboratori, ha parlato in passato di passare il testimone ai membri della sua famiglia e al suo più fidato collaboratore, Pantaleo “Leo” Dell’Orco, responsabile dell’ufficio stile maschile e parte dell’azienda da oltre 45 anni. Armani lascia due nipoti, figlie del defunto fratello Sergio, e un nipote, figlio della sorella, che negli anni hanno ricoperto vari ruoli all’interno della società.
Il fondatore ha delineato nello statuto le regole che governeranno l’impero e tuteleranno lo stile – non solo estetico – della società.
In un’intervista pubblicata la scorsa settimana dal Financial Times, Armani ha lasciato intendere l’esistenza di una “transizione graduale” che avrebbe evitato “rotture”, ma come già in passato è rimasto vago sui dettagli.
Resta infatti sconosciuto, ad esempio, chi diventerà amministratore delegato e presidente, cariche che Armani ha mantenuto fino alla fine. Anche la ripartizione del 99,9% delle quote della società, di cui era titolare, non è nota. Alcune risposte emergeranno con la lettura del testamento nei prossimi giorni.
Giorgio Armani non ha lasciato eredi diretti, ma il suo testamento e la governance futura, come detto, sono stati accuratamente pianificati. Tra gli eredi figurano sua sorella Rosanna, le nipoti Silvana e Roberta Armani (figlie del fratello Sergio), e il nipote Andrea Camerana (figlio di Rosanna), tutti già membri del consiglio di amministrazione. Leo Dell’Orco è considerato quasi parte della famiglia e figura centrale nel passaggio generazionale.
La Fondazione Giorgio Armani, istituita nel 2016, è destinata a giocare un ruolo cruciale: salvaguardare i valori del brand, assicurare continuità nella governance e proteggere l’indipendenza della maison.
Attualmente detiene una quota simbolica, ma dopo la morte del fondatore è previsto che acquisisca una partecipazione più significativa. Il nuovo statuto societario, aggiornato nel 2023, introduce sei categorie di azioni con diritti di voto diversificati – volti a prevenire conflitti e garantire stabilità –, e specifica che una possibile quotazione in Borsa è autorizzata solo dopo almeno cinque anni dall’entrata in vigore dello statuto stesso.
Il mercato del lusso vive una generale fase di rallentamento, di cui ha sofferto anche Armani. Fondamentali, quindi, i prossimi step, nel rispetto dell’indipendenza che ha sempre contraddistinto la casa di moda. La maison, infatti, resta tra le poche italiane indipendenti, insieme a Dolce & Gabbana, mentre molti concorrenti sono stati acquisiti da colossi francesi come LVMH e Kering.
“Giorgio Armani ha sempre fatto dell’indipendenza — di pensiero e di azione — il suo tratto distintivo”, ha dichiarato l’azienda in un comunicato annunciando la sua morte. “La società è, oggi e sempre, il riflesso di questo spirito. La sua famiglia e i suoi dipendenti porteranno avanti il Gruppo nel rispetto e nella continuità di questi valori”.
Negli ultimi anni Armani ha scelto una strategia di crescita prudente. Tra i progetti più simbolici, il rinnovo delle boutique storiche e l’acquisizione, proprio poche settimane fa, della Capannina di Forte dei Marmi, icona della dolce vita italiana e luogo particolarmente significativo per il Signor Armani. Con oltre 570 milioni di liquidità, la maison dispone di risorse solide per futuri investimenti, pur mantenendo una linea di prudenza dettata dalle regole statutarie.
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