Cala il sipario sulla ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Un anniversario tondo, festeggiato con numeri record (oltre 116 mila presenze, più di 430 proiezioni) e un fermento che ha coinvolto non solo il pubblico, ma anche chi il cinema lo fa, lo sogna o lo studia.
A colpire di più quest’anno non sono state solo le star internazionali passate sul red carpet – da Angelina Jolie a Jennifer Lawrence – ma soprattutto la presenza viva e costante dei giovani: studenti, appassionati, futuri registi. La Festa si è trasformata in un laboratorio collettivo, termometro del cinema non solo del presente ma anche del futuro.
A vincere il premio come miglior film è La mia famiglia a Taipei di Shih-Ching Tsou, coproduzione anglo-franco-taiwanese dal respiro intimo e universale, che arriverà in sala a Natale.
Il film della regista taiwanese racconta la storia di Shu-fen, madre single alle prese con difficoltà economiche, depressione e il peso di crescere da sola due figlie: la ventenne I-Ann, dallo spirito ribelle, e la piccola I-Jing. Attraverso il punto di vista innocente della più giovane, il film indaga la fragilità dei legami familiari in una società in bilico tra tradizione e modernità, dove essere mancini è ancora demonizzato.
La “nostra” Jasmine Trinca si aggiudica il premio come miglior attrice per Gli occhi degli altri di Andrea De Sica, un film ispirato al delitto Casati Stampa che mette in scena desiderio, potere e trasgressione. Le sue parole sul palco – «il cinema ci costringe all’empatia» – sono il cuore pulsante dell’edizione.
Anson Boon è il miglior attore per Good Boy, favola dark sulla famiglia firmata da Jan Komasa. Miglior regia a Wang Tong per Wild Nights, Tamed Beasts, mentre il premio speciale della giuria va al cast di 40 Secondi, film di Vincenzo Alfieri sulle ultime ore prima dell’omicidio di Willy Monteiro.
Il Premio del Pubblico Terna è andato a Roberto Rossellini – Più di una vita, documentario di Ilaria de Laurentiis, Andrea Paolo Massara e Raffaele Brunetti che restituisce il ritratto sfaccettato di uno dei maestri del cinema italiano.
Tra gli altri documentari premiati, Cuba & Alaska di Yegor Troyanovsky racconta la guerra dal punto di vista di due donne volontarie sul fronte ucraino. Un altro segnale del nuovo sguardo femminile e internazionale che attraversa il festival.
Sempre nell’ambito della Festa, il 23 ottobre a Palazzo Ripetta si è tenuta la seconda edizione del Premio UNITA, unico riconoscimento italiano in cui gli attori premiano gli attori, con undici premi assegnati a interpreti del cinema e della serialità italiana. Una celebrazione della professione, ma anche un’occasione per rivendicare diritti e dignità del lavoro nel settore audiovisivo.
Tra i vincitori, Barbara Ronchi e Francesco Gheghi per Familia, Francesco Di Leva e Tecla Insolia, il cast di Vermiglio, Dora Romano per Il treno dei bambini, Peppe Lanzetta per Parthenope e Tommaso Ragno, premiato per la sua interpretazione intensa e trasversale. A Lino Musella, il premio UNITA alla carriera.
La serata è stata anche un momento di denuncia: circa 200 tra attori, attrici e maestranze hanno sfilato insieme sul red carpet dell’Auditorium Parco della Musica per protestare contro i tagli al Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo. Un comunicato, letto durante la cerimonia, ha espresso la preoccupazione del settore e la richiesta di un tavolo permanente con le istituzioni: «Non siamo privilegiati. Siamo lavoratori. E questo comparto è vitale per la cultura e l’economia del Paese».
La Festa ha parlato anche (soprattutto) ai più giovani: 10.265 studenti da tutta Italia hanno riempito le sale, partecipato ai laboratori e animato Alice nella città, la sezione parallela dedicata al pubblico under 25.
Il Miglior Film di Alice è My Daughter’s Hair di Hesam Farahmand, Miglior Opera Prima ad Anemone di Ronan Day-Lewis, Premio del pubblico a 2 cuori e 2 capanne di Massimiliano Bruno.
Ma se la ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma ha raccontato storie forti, premiato giovani talenti e acceso i riflettori sul lavoro degli interpreti italiani con il Premio UNITA, anche la moda ha avuto il suo spazio da protagonista. Sul red carpet finale, sotto la pioggia e davanti ai flash, sono sfilati eleganza, personalità e qualche concessione al glamour più audace.
Ema Stokholma, conduttrice della serata conclusiva, ha scelto un look bohémien romantico firmato Etro: rouches, stampa floreale e onde naturali nei capelli per un effetto sofisticato ma spontaneo.
Paola Cortellesi, presidente di giuria, ha optato per un nero profondo, velluto e dettagli preziosi: sobrietà e presenza in perfetto equilibrio. Anche Barbara Ronchi, Nadia Tereszkiewicz e molte altre giurate hanno scelto il nero, tra tessuti impalpabili e tagli minimal.
Tra le presenze più scenografiche, Vittoria Puccini ha incantato con un abito trasparente gioiello firmato Valentino, reso ancora più iconico dall’ombrello rosso che ha trasformato la pioggia in elemento di scena. Jasmine Trinca, premiata come miglior attrice, ha interpretato a modo suo l’eleganza d’autunno con un completo sartoriale bicolor, fiocco al collo e slingback Prada.
Spazio anche a sperimentazioni e scelte eccentriche: Filippo Timi ha portato sul red carpet un completo maxi check con fodera a contrasto, mentre Michele Riondino ha scelto uno smoking oversize, confermando il suo stile anticonvenzionale.
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