Il grande classico non muore mai e la camicia da notte è uno di quelli quando si parla di regali di Natale. Questo, però, non vuol dire che la scelta non debba essere attenta e ragionata. Del resto non parliamo di un capo qualsiasi, ma di quello che forse racconta più di ogni altro la personalità di una donna. La scelta dei materiali risponde a un’esigenza di comfort, mentre quella dei modelli al desiderio di sentirsi in ordine, ognuna a modo suo, anche in ciabatte.
Ce lo hanno insegnato le dive di ogni tempo attraverso i film che hanno reso pigiami e lingerie protagonisti, non solo delineando lo stile dei personaggi interpretati, ma influenzando anche le tendenze globali del fashion. E proprio dalle pellicole che hanno reso iconiche certe camicie da notte ci si può ispirare per fare il regalo perfetto.
Alcune attrici hanno sfoggiato mise davvero raffinate, recitando in camera da letto con la piega perfetta e la vestaglia che assomigliava piuttosto a un abito da sera, come quella in raso bianco di Lauren Bacall ne “Il Grande sonno” (1946) o quella di Marilyn Monroe nel ruolo di Lorelei Lee ne “Gli uomini preferiscono le bionde” (1953) giocosa e sensuale.
Restano indimenticabili poi il kimono di Marlene Dietrich in “Shanghai Express” (1932) e il modello in velluto rosso di Rossella O’Hara in “Via col vento” (1939). Un’espressione di femminilità d’altri tempi, fatta di delicatezza e leggiadria, per donne molto chic ed esigenti.
Sotto la vestaglia, poi, è stato il babydoll a diventare leggenda: in “Scarface” (1983) versione seta a fiori chiari indosso a Michelle Pfeiffer; e poi in “9 settimane e ½” (1986) semplice e bianca sulla pelle di Kim Basinger, talmente seducente in abbinamento con due autoreggenti altrettanto candide, da entrare nell’immaginario collettivo come simbolo di seduzione. Per le donne che amano mettere in risalto la propria sensualità.
I modelli più classici rimasti nella memoria collettiva sono quello di Elizabeth Taylor nel ruolo della gelosa e insoddisfatta Maggie ne “Il gatto sul tetto che scotta” (1958) una lingerie semplice ma sofisticata, che diventa in questo caso un simbolo di vulnerabilità e di desiderio.
E poi quello di Catherine Deneuve nel ruolo di Séverine, casalinga borghese con una doppia vita, in “Bella di giorno” (1967). La sua lingerie, spesso raffinata e sensuale, riflette il contrasto tra il mondo domestico e le sue fantasie proibite. Per le donne che amano lo stile più tradizionale.
Ci sono altre dive, infine, che hanno portato sul grande schermo una sensualità diversa, fatta di capi da notte maschili che diventano femminili, anticipando di diversi decenni quello stile genderless che avrebbe spopolato sulle passerelle di tutto il mondo.
L'antesignana è stata Audrey Hepburn, che in “Colazione da Tiffany” (1961) indossava una camicia da smoking, elegantissima e over, con tanto di mascherina turchese e tappi per le orecchie a nappina. Anche Jane Fonda vestiva maschile in “A piedi nudi nel parco” (1967) con la parte sopra di un pigiama azzurro da uomo, che lasciava le gambe nude, in bella vista per Robert Redford. Per le donne che sfidano le convenzioni e amano le provocazioni.
Dai film alle passerelle, il nightwear ha ispirato negli anni i fashion designer, evolvendosi in tante forme diverse e, a volte, inaspettate. Il risultato è un ready to wear piuttosto che ready to sleep, l’espressione di quel “quiet luxury” fatto di capi minimal e confortevoli che ha iniziato a prendere forma durante le fasi dei lockdown, quando si rimaneva a casa in tuta o in pigiama, per poi diventare una tendenza.
Anche per questo Autunno/Inverno 2025-2026 alcuni stilisti hanno presentato capi tradizionalmente indossati tra le mura domestiche, reinterpretandoli. Come i modelli portati in passerella per la stagione fredda da Miuccia Prada e Raf Simons: modelle spettinate portano il classico pigiama borghese declinato in camicia da notte sotto cappotti di lana, abbinato a gonne spiegazzate che assomigliano ai classici boxer maschili in cotone.
Chemena Kamali, invece, mette sotto al nuovo capospalla della ragazza Chloé - con le cuciture a rombi tipiche delle trapunte e con i bordi di pelliccia - una impalpabile sottoveste color pastello. Alessandro dell’Acqua per il suo brand N.21 si ispira ai tessuti impalpabili delle sottovesti, e con il suo look formato dal bomber largo sopra e dalla gonna che si stringe sulle gambe sotto sembra citare il kimono di classe indossato in camera da letto dalle dive di ieri.