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entertainment20 ottobre 2025

“Amata”: un film sulle molte sfumature della maternità

Due protagoniste, due percorsi opposti, un tema che tocca da vicino tutte le donne. Amata è il nuovo film, firmato da Elisa Amoruso, una pellicola che esplora il coraggio delle donne. Nel cast: Miriam Leone, Tecla Insolia, Stefano Accorsi
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È arrivato nelle sale Amata, il nuovo film di Elisa Amoruso, tratto dal romanzo di Ilaria Bernardini, che firma anche la sceneggiatura. Nel cast, tre nomi importanti del cinema italiano: Tecla Insolia, Miriam Leone e Stefano Accorsi.

Raccontare tutte le sfumature della maternità è stato il mio punto di partenza”, racconta Amoruso, che con questo lavoro si è già guadagnata un posto al centro del dibattito culturale. Il film affronta un tema ancora poco rappresentato e spesso appiattito da narrazioni convenzionali. “Sentivo che era necessario. Anche solo per far sentire meno sole tutte le donne che ci sono passate.”

L’ispirazione nasce da un fatto realmente accaduto nel 2023: una neonata viene lasciata in una culla per la vita dell’ospedale Mangiagalli di Milano. Un evento che, nonostante sarebbe dovuto rimanere anonimo e protetto, diventa un caso di cronaca che genera un forte dibattito mediatico. A partire da quell’immagine, Ilaria Bernardini ha voluto indagare cosa significhi oggi diventare madre, non esserlo, scegliere o non poter scegliere.

“Ovunque leggevo la parola abbandonata. Ma per me era una scelta fatta per amore, non per fuga. Era sbagliato raccontarla così.”

Da qui prende forma un racconto a due voci, che intreccia storie lontane ma profondamente connesse: la maternità possibile ma non voluta, e quella voluta con tutte le forze ma non possibile. Due esperienze che sembrano opposte, ma condividono la stessa urgenza, e spesso la stessa solitudine.

Miriam Leone - Credits Getty ImagesMiriam Leone - Credits Getty Images

Nunzia e Maddalena: due percorsi, una stessa solitudine

Da un lato c’è Nunzia, interpretata da Tecla Insolia, una ragazza del Sud che studia a Roma, vive in un appartamento condiviso, e scopre di essere incinta dopo una serata in discoteca. Non lo aveva cercato. Non lo aveva previsto. Non sa se tenere questo bambino oppure no.

Dall’altra c’è Maddalena, ingegnera edile, quarantenne, sposata, che da tempo tenta di avere un figlio con il marito (Stefano Accorsi), senza riuscirci. Dopo tre aborti, prende in considerazione l’adozione. Nel ruolo, Miriam Leone porta in scena tutta la complessità di una donna che non si riconosce più nel corpo e nella coppia, e che capisce, a caro prezzo, quanto il desiderio di diventare madre possa trasformarsi in perdita di sé.

Miriam Leone: “La maternità oggi è ancora piena di tabù”

Abbiamo incontrato Miriam Leone per parlare del film, ma soprattutto della donna che interpreta: una figura lontana da stereotipi, che capisce che prima di diventare madre deve prima di tutto ricercare se stessa.

Stefano Accorsi, Elisa Amoruso e Miriam Leone - Credits Getty ImagesStefano Accorsi, Elisa Amoruso e Miriam Leone - Credits Getty Images

Miriam Amata racconta tutte le sfumature della maternità. Iniziamo dal tuo personaggio: chi è Maddalena?

Maddalena è un'ingegnera quarantenne che, a un certo punto della sua vita, sente il bisogno di avere un figlio. Però non riesce ad averlo, nonostante intraprenda un percorso di procreazione assistita. Subisce tre aborti e, insieme al marito, decide di intraprendere la strada dell'adozione. In questa ossessione di diventare madre, però, Maddalena perde se stessa. È come se morisse, per poi riscoprire chi è davvero, attraverso un percorso di psicanalisi e incontri con assistenti sociali per poter adottare. Questo dimostra che non si diventa genitori solo quando ti mettono un bambino in braccio: è un vero e proprio percorso in cui devi imparare anche a metterti da parte.

Hai girato questo film quando tuo figlio era ancora piccolo. Che tipo di cortocircuito si è creato tra la tua vita e quella del personaggio?

Sicuramente le notti insonni, gli orari: dovevo essere sul set alle 5:30, alle 6... già non dormivo con un bambino piccolo, quindi non è stato facile. Però, più che un cortocircuito, è stata una condivisione. Ho vissuto quella situazione. Raccontarla, rompere il tabù del silenzio, è stato per me un atto d'amore.

Il film racconta varie sfumature della maternità: quella desiderata, quella negata, quella rifiutata. Per te, quali sono le sfumature della maternità oggi? E quali sono i non detti?

Rivedendo il film, mi sono resa conto che racconta due facce della stessa medaglia. Oggi la maternità è una libertà di scelta, mentre prima era un obbligo sociale. Il ruolo della donna era legato esclusivamente alla maternità. Oggi, invece, possiamo lavorare, avere passioni, costruire la nostra identità. Però resta difficile, perché ci sono tanti tabù. C’è il tabù di chi non ha figli, di chi non li vuole. Una donna che non vuole figli è ancora vista come “sbagliata”. E poi c’è chi ci arriva tardi, magari perché prima voleva affermarsi, e allora viene comunque giudicata. È sempre colpa della donna. Abbiamo sensi di colpa interni, ma anche quelli imposti dagli altri. Fare e vedere un film come questo è importante perché ci aiuta a capire che spesso giudichiamo gli altri senza comprenderli. Invece la comprensione può essere d’aiuto.

Nel film si parla anche di "culla per la vita". Cosa significa per te questa possibilità?

È un’opportunità per salvare una vita. Non vuol dire che la vita debba essere per forza portata a termine, ma se una donna, dopo aver partorito, capisce di non poter essere madre, ha la possibilità di lasciare il figlio in anonimato, dandogli una seconda possibilità: essere amato da qualcun altro. Come dice il titolo del film.

Cos'è per te la maternità?

È una grande trasformazione. Ti cambia tutto, anche il modo di lavorare. Devi organizzarti in modo pratico. Questo lato pratico mi aiuta a non procrastinare più. Ora non posso permettermi l’ansia o la fantasia: devo decidere, agire, essere presente. Tipo: cosa mangia a pranzo mio figlio Orlando? Queste cose semplici mi rilassano, perché mi ancorano al presente. Anche quando sto girando una scena intensissima, poi torno a casa e faccio le zucchine in padella. Questo mi riporta coi piedi per terra…. E va bene così. Va benissimo così…

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