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fashion19 dicembre 2025

Fenomenologia del fiocco: la sua storia tra dive e celebs

Da Grace Kelly a Brigitte Bardot, da Madonna a Katy Perry: il fiocco attraversa secoli di stile e riti estetici, conservando un potere iconografico unico. Un viaggio tra dive, gesti, memorie e simboli che continuano a definire la nostra idea di eleganza
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La principessa del Galles Kate Middleton - Credits: AGFLa principessa del Galles Kate Middleton - Credits: AGF

Ci sono dettagli che più di altri sanno trasformare una donna in un’immagine. Il fiocco è uno di questi. Basta scorrere le fotografie che hanno segnato la storia del costume per intuire quanto questo gesto, apparentemente semplice, racchiuda un intero linguaggio estetico. Il fiocco che incorniciava il volto aristocratico di Grace Kelly a Cannes nel 1955 non è lo stesso che Brigitte Bardot lasciava cadere con noncuranza tra i capelli, azzurro e sbarazzino. E non corrisponde nemmeno al fiocco esuberante, teatrale, volutamente eccessivo indossato da Madonna negli Anni ’80, né a quello pop-cartoon con cui Katy Perry ha trasformato i red carpet dei Duemila in palcoscenici di spettacolo visivo. Ogni fiocco racconta un’intenzione. Ogni fiocco è un racconto di sé, ogni abbinamento una presa di posizione: composto o ribelle, misurato o giocoso, aristocratico o dichiaratamente pop. Ed è proprio in questa sua capacità di cambiare linguaggio senza cambiare forma che risiede il suo incanto. Un racconto che prosegue e affascina ancora oggi e che lo rende protagonista anche delle tendenze dell'autunno/inverno 25-26.

Il fiocco come gesto originario

Prima ancora di diventare stile, il fiocco nasce come gesto. È un nodo che unisce, un atto che fissa un’intenzione, un piccolo movimento delle mani che parla di affetto e attenzione. Nel Seicento europeo, le giovani annodavano nastri ai capelli o ai polsi come segno d’appartenenza, promessa, dedizione. Lo testimoniano opere come The Fortune-Teller di Georges de La Tour o i ritratti femminili di Jacob Ferdinand Voet, in cui il nastro compare come elemento discreto ma profondamente eloquente. Nel Settecento, il fiocco lascia la sfera dell’intimità per entrare nel palcoscenico dell’apparenza. Le corti europee lo trasformano in ornamento teatrale. I nastri diventano grandi, voluminosi, ricchi; accompagnano bustier e scollature, modulano la luce sui tessuti, esaltano la compostezza delle forme. Nell’Ottocento, con la nascita della borghesia moderna, il fiocco si addolcisce e si integra nel quotidiano. È simbolo di buon gusto, di cura, di educazione del corpo e del vestire. Una presenza discreta che suggerisce più di quanto mostri.

Il fiocco, tra dive e archetipi

Il Novecento porta il fiocco nell’olimpo delle icone. Negli anni ’50, le fotografie di modelle avvolte nei cappotti midi con colli in Persian lamb restituiscono l’idea di un’eleganza composta, costruita su pochi dettagli essenziali. In quelle immagini il fiocco non è protagonista, ma la sua presenza basta a regolare l’intera armonia visiva. Grace Kelly porta questo codice al suo massimo splendore.

A Cannes nel 1955, il suo fiocco – integrato con la naturalezza disarmante che apparteneva solo a lei – diventa sineddoche di un’intera estetica: quella della grazia aristocratica, della perfezione luminosa, dell’eleganza che non ha bisogno di sforzo. Brigitte Bardot, al contrario, infrange la regola. Il suo fiocco azzurro, leggero e scomposto, inaugura la stagione della libertà. È giovane, spontaneo, sensuale. Non governa l’immagine: la libera.

Brigitte Bardot indossa un abito a quadretti blu con i capelli intrecciati in trecce, legate con fiocchi blu, seduta su una serie di gradini in pietra, nel 1960 - Credits: Getty Brigitte Bardot indossa un abito a quadretti blu con i capelli intrecciati in trecce, legate con fiocchi blu, seduta su una serie di gradini in pietra, nel 1960 - Credits: Getty

Gli anni ’80: il fiocco come dichiarazione

Con Madonna il fiocco entra nell’era della teatralità pop. Nel 1984 lo indossa come un marchio: grande, vibrante, volutamente eccessivo. È un fiocco che non accompagna il look; lo sfida. Trasforma la femminilità in una dichiarazione politica e visiva, rompendo definitivamente il legame con l’idea di delicatezza romantica.

Madonna nel 1994 a New York - Credits: GettyMadonna nel 1994 a New York - Credits: Getty

All’inizio dei Duemila, Katy Perry riporta il fiocco nell’immaginario collettivo e lo fa diventare quasi un emoji tridimensionale: grande, buffo. È estetica cartoon, ma con un rigore che parla la lingua del nuovo millennio, autoironia perfettamente calibrata per l’era dei social.

La cantante Katy Perry si esibisce prima del firmacopie di One of the Boys al Mixup Plaza Loreto di Città del Messico - Credits: GettyLa cantante Katy Perry si esibisce prima del firmacopie di One of the Boys al Mixup Plaza Loreto di Città del Messico - Credits: Getty

Il fiocco nei rituali delle feste

Accanto alla dimensione iconografica, il fiocco vive anche nella sfera domestica, soprattutto nel periodo natalizio. Scivola sui pacchetti regalo (qui vi spieghiamo come fare il Christmas Wrap perfetto), avvolge gli alberi, si lega ai tovaglioli di una mise en place pensata con cura. Nei gesti più piccoli, trova la sua definizione più poetica: chiude un pacco, ma apre un rituale; sancisce una preparazione, ma inaugura un momento di bellezza condivisa. Cambia il modo in cui lo annodiamo, cambiano i materiali, i colori, ma il fiocco ci ricorda che la moda, come la memoria, è fatta di piccoli segni ricorrenti e, per fortuna, deliziosamente e leziosamente familiari.

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