Ordine e precisione per Sofia Richie Grainge, pensiero e profondità per Camille Charrière, energia e sperimentazione per Emili Sindlev. Tre approcci diversi che hanno superato la dimensione social per entrare nei processi decisionali dell’industria: dai moodboard degli stylist alle strategie dei brand, fino alla costruzione dell’immagine dei nuovi talenti globali. Queste tre donne non stanno inseguendo le tendenze: stanno contribuendo a costruire il linguaggio del presente. Ecco perché, in forme diverse, il 2026 continuerà a parlare anche la loro lingua.
Il percorso di Sofia Richie Grainge ha conosciuto un punto di svolta netto nel 2023, con il matrimonio celebrato all’Hôtel du Cap-Eden-Roc nel sud della Francia con il produttore musicale Elliot Grainge. Gli abiti Chanel indossati dalla 27enne durante il wedding weekend e la narrazione visiva estremamente controllata dell’evento hanno attirato un’attenzione globale, diventando uno dei momenti più commentati della moda recente. Da lì, l'immaginario minimalista della modella statunitense si è consolidato come un linguaggio riconoscibile e replicabile.
Nel 2025, questa estetica ha trovato una formalizzazione ulteriore con il lancio del suo brand SRG / Sofia Richie Grainge, segnando il passaggio da musa a imprenditrice con una progettualità concreta. Palette neutre, linee pulite, materiali sofisticati e una gestione quasi architettonica del dettaglio sono diventati i pilastri di uno stile che dialoga apertamente con il concetto di quiet luxury. Più che inventare questa tendenza, Richie Grainge l’ha resa accessibile, pop e desiderabile, contribuendo a trasformarla in uno standard aspirazionale globale. La sua presenza a eventi chiave – dal Met Gala 2025 ai principali appuntamenti mondani e fashion – ha rafforzato un’idea di lusso silenzioso come nuova forma di status: sobrio, misurato, apparentemente semplice ma altamente costruito. Un’estetica che nel 2025 è entrata stabilmente nel vocabolario visivo di stylist, brand e celebrities, e che continua a orientare il mercato.
Se Sofia Richie Grainge ha offerto ordine e rigore visivo, Camille Charrière ha incarnato il bisogno di significato, consapevolezza e racconto. Nata a Parigi e cresciuta tra cultura francese e britannica, Charrière, 39 anni, ha una formazione giuridica – ha studiato all’Università Paris Nanterre – e un passato professionale nel mondo legale e finanziario a Londra, prima dell'approdo al mondo della moda.
Il suo blog Camille Over the Rainbow prima, e il suo lavoro come writer, creator e podcaster poi, l’hanno resa una delle figure più credibili e rispettate del settore. Il suo stile fonde moda di lusso e marchi emergenti, ma soprattutto si distingue per la capacità di raccontare il dietro le quinte dell’industria, senza mitizzazioni. Attraverso il podcast Fashion No Filter, co-condotto con Monica Ainley, Charrière ha contribuito ad aprire un dialogo più onesto sul sistema moda, intervistando figure di primo piano del mondo culturale e creativo e affrontando temi come potere, identità, aspettative e contraddizioni del settore.
Le sue collaborazioni con brand internazionali – da Chloé a Reformation, fino a Tommy Hilfiger – si inseriscono sempre in una narrazione coerente, dove l’estetica non è mai separata dal contenuto. Nel 2025, Camille Charrière rappresenta una delle poche voci capaci di coniugare stile, pensiero critico e autorevolezza, diventando un riferimento non solo per il pubblico, ma anche per addetti ai lavori e media.
All’estremo opposto del minimalismo si colloca Emili Sindlev, stylist 29enne e creative consultant danese che ha riportato il colore al centro del discorso moda con un approccio radicale, intuitivo e profondamente personale. Le sue apparizioni alle fashion week internazionali sono diventate un punto di riferimento per lo street style contemporaneo: layering audace, contrasti cromatici spinti, silhouette che sfidano le regole tradizionali ma funzionano per equilibrio e narrazione visiva. Sindlev ha costruito un’estetica immediatamente riconoscibile, spesso raccontata dai circuiti editoriali e street style internazionali, e ha collaborato nel tempo con diversi brand globali attraverso progetti creativi, styling e contenuti digitali.
In più occasioni ha spiegato come il colore, per lei, non sia decorazione ma linguaggio, uno strumento per raccontare storie, emozioni e libertà espressiva. Le sue ispirazioni dichiarate – da Prada all’immaginario Anni 90 di Madonna – convivono con una sensibilità contemporanea che ha contribuito a riaccendere l’interesse per il colore in una fase storica dominata da neutri e minimalismo. Nel 2025, Sindlev è diventata il simbolo di una moda che osa di nuovo, senza nostalgia ma con consapevolezza.