Scopri Infinity+
Corporate
fashion15 ottobre 2025

La sobrietà è il nuovo lusso?

Il ritorno ad una moda “less is more” sembra essere la risposta alle difficoltà della moda, trasformando la crisi del settore in una grande opportunità di ripartenza
Condividi:

Calato il sipario sui grand tour della moda dopo aver assistito a momenti spettacolari, show massimalisti, debutti e colpi di scena, è tempo di guardare, oltre il clamore, per riflettere sulle tendenze presentate da quei brand che sono diventati protagonisti della cronaca per aver riportato sotto i riflettori una filosofia di stile più minimalista.

Calvin Klein SS26 - Credits Launchmetrics.com/SpotlightCalvin Klein SS26 - Credits Launchmetrics.com/Spotlight

A partire da Calvin Klein a New York, passando per Milano, fino a Parigi, ci sono stati designer che hanno prediletto la semplificazione, la riduzione dell'eccesso e la concentrazione sull’essenziale abbandonando la necessità di dover stupire a tutti i costi.

Milano, passerelle sussurrate ma estremamente potenti

Nel capoluogo lombardo il ritorno ad una moda “less is more” sembra essere stata la risposta che alcuni hanno trovato ai difficili tempi che corrono, trasformando la crisi del settore in una grande opportunità.

Primo fra tutti Simone Bellotti che ha inaugurato il suo percorso esplorativo nell’archivio di Jil Sander in punta di piedi e senza troppo clamore partendo dal rigore germanico che ha contraddistinto il brand nato ad Amburgo nel 1968, ora di proprietà del gruppo italiano Only The Brave.

Jil Sander SS26 - Credits Launchmetrics.com/SpotlightJil Sander SS26 - Credits Launchmetrics.com/Spotlight

Sullo sfondo di un sobrio appartamento milanese con vista sul Castello Sforzesco e senza particolari scenografie, il designer neofita da Jil Sander, ha voluto mostrare i suoi abiti senza fronzoli portando in passerella un guardaroba femminile urbano ed intellettuale che tra look in total black e tailleur in color block ha riassunto l’essenza stessa della funzione primaria della moda: vestire.

Anche Louise Trotter - che da Bottega Veneta aveva una missione quasi impossibile, ovvero non deludere le aspettative dopo Matthieu Blazy - è riuscita a dar vita a una collezione apprezzatissima. Senza troppo allontanarsi dal passato recente, la designer inglese, ha riportato il marchio Made in Italy in un territorio di vestibilità anche al di fuori delle passerelle (e non solo per quanto riguarda l’universo degli accessori).

Bottega Veneta SS26 - Credits Launchmetrics.com/SpotlightBottega Veneta SS26 - Credits Launchmetrics.com/Spotlight

I cappotti intrecciati, i completi volutamente morbidi e gli abiti imperfetti che hanno calcato la sua passerella ci hanno raccontato la più reale delle quotidianità dando vita ad un un modo di operare lontano dalle tendenze che diventa esso stesso di tendenza e che, a Milano ha preso la rincorsa per arrivare nella capitale francese.

Parigi diventa sinonimo di portabilità

Anche nella capitale francese i riflettori si sono accesi sulla necessità di un lusso più sobrio e soprattutto mettibile. Il primo ad essersi fatto portavoce di questa tendenza è stato il duo di stilisti che oggi, dopo Jonathan Anderson, guidano il brand di pelletteria di origini spagnole Loewe.

Jack McCollough e Lazaro Hernandez, seppur continuando ad onorare l’artigianalità della lavorazione della pelle che caratterizza il prêt-à-porter di Loewe, hanno rinunciato al gioco architettonico e onirico del loro predecessore per dar vita a una collezione in bilico tra eleganze e sportswear capace di scendere davvero per le strade delle nostre città.

Loewe SS26 - Credits Launchmetrics.com/SpotlightLoewe SS26 - Credits Launchmetrics.com/Spotlight

E sebbene non si possa parlare di minimalismo in senso stretto, il debutto di Pier Paolo Piccioli in Balenciaga ha saputo dar prova di quello che tutti in fondo ci aspettavamo.

Riportare la maison sulla retta via dell’eleganza (dall'ambientazione del défilé alla musica per il catwalk) è stata un’operazione riuscita di cui gli abiti hanno rappresentato il culmine di un momento creativo che ha conservato alcuni degli stilemi ereditati dalla regia di Demna per aggraziarli attraverso forme geometriche, black & white e look in color block.

Ad applaudire lo stilista italiano cresciuto in Valentino, un parterre di ospiti eccezionali da Simone Ashley a Vittoria Ceretti che per l’occasione si è presa una pausa dalle riprese dell’attesissimo “Diavolo Veste Prada 2”.

Balenciaga SS26 - Credits Launchmetrics.com/SpotlightBalenciaga SS26 - Credits Launchmetrics.com/Spotlight

Anche per Lacoste - che ha sfilato sotto le arcate di vetro e metallo realizzate da Eiffel del Lycée Carnot - l’ispirazione della collezione è’ arrivata dai piccoli gesti intimi e consapevoli dell’atleta che si veste (o si sveste) prima o dopo la performance in campo.

Gestualità che diventano abiti per dar vita a look sì sportivi ma molto eleganti nella loro semplicità.

Lacoste SS26 - Credits Launchmetrics.com/SpotlightLacoste SS26 - Credits Launchmetrics.com/Spotlight

Una lezione di leggerezza che da queste fashion week, da poco passate, riporta alcune maison a ripensare il guardaroba della donna e dell’uomo dando vita ad un lusso più facilmente indossabile.

Leggi anche:

Calze modellanti, il segreto delle pop star

Maria Grazia Chiuri nuova Direttrice Creativa di Fendi: il ritorno a casa della stilista che ha cambiato la moda femminile

Contenuti consigliati