Il cioccolato ha un potere quasi magico. Quello di mettere d’accordo tutti. Certo, ci si divide tra team al latte e team fondente, ma per chiunque è una coccola, un gesto - per se stessi o per gli altri – che mette subito di buon umore. Un po’ per una questione banalmente chimica (stimola la produzione di neurotrasmettitori come la serotonina e le endorfine, comunemente definiti ormoni della felicità), un po’ per una questione emotiva. È immediato, rassicurante.
Il Natale, con la sua ritualità fatta di incontri e piccoli vizi concessi, amplifica questo significato. Regalare cioccolato è un modo semplice per manifestare affetto, vicinanza. Una coccola concreta, che passa dal palato ma arriva dritta al cuore.
Ma se l’idea del cioccolato resta un grande classico per ogni stagione, ciò che mettiamo in confezione è cambiato. Le creazioni dei maître chocolatier oggi non si limitano più ai gusti sicuri classici: sono sempre più curate, più tecniche, più sorprendenti. A raccontarlo è la maître chocolatier belga Charlotte Dusart, che ha contribuito a definire le nuove direzioni del settore.
«Ogni anno le tendenze cambiano un po’, anche se c’è un fil rouge: deve essere un piacere per il palato», spiega Dusart. «Bisogna creare qualcosa per cui, quando ne mangi un pezzo, ne vuoi subito un altro. Potremmo fare un cioccolatino alla carbonara, ma chi ha voglia di mangiarne due? Nessuno». Una frase che chiarisce un punto spesso ignorato: l’innovazione funziona solo se resta golosa e vicina alle richieste delle persone.
E se oggi siamo abituati a trovare spezie, erbe e note insolite nelle ganache, è grazie a una rivoluzione partita negli Anni ’90. «Pierre Marcolini, che è un cioccolatiere belga molto famoso, è stato tra i primi a dire: mettiamo il rosmarino nella ganache, mettiamo lo zenzero. Cose che non si facevano prima». Un cambio di paradigma che ha reso possibile tutto ciò che vediamo oggi.
La verità, però, è che il cuore del mercato resta tradizionale. «Le grandi tendenze sono sempre quelle: il lampone, le nocciole... la gente vuole quelli. Ma è bello proporre anche altro». Ed è proprio a Natale che quel “qualcosa in più” fa la differenza.
La creatività dei chocolatier esplode soprattutto in occasione delle festività. Dusart lo conferma: «A Natale abbiamo unito mandarino e cannella, che non è neanche una cosa fuori da questo mondo, ma è insolita. Oppure il cioccolatino Mont Blanc, quello al whisky speziato».
A guidare alcuni degli accostamenti più innovativi c’è perfino la scienza. La maître chocolatier cita lo studio aromatico del sommelier François Chartier: «Ha fatto una lista di abbinamenti basata sulla chimica: spezie, frutta secca, ingredienti che stanno bene insieme a livello molecolare. A leggerli, alcuni sembrano ovvi, altri una follia. Ma funzionano». E come nascono le idee più sorprendenti? Con l’esperienza e la curiosità. «Vado tantissimo nei ristoranti gastronomici. Una volta ho assaggiato salvia, olio d’oliva e pistacchio ed era delizioso. Ho detto: questo lo devo fare assolutamente».
Oggi non basta solo il gusto. Il palato anche della gente comune si è affinato e richiede qualcosa in più. Per esempio, serve una buona masticabilità. La texture è diventata un campo di sperimentazione avanzato.
«Prima la croccantezza si dava con nocciole o pistacchi. Ora ci sono ingredienti nuovi», racconta Dusart. In Francia e Belgio si è sempre usata la feuillantine, un biscotto ultracroccante tipico della Bretagna; in Italia, invece, la tradizione dei dolci era più legata al pan di Spagna. «È una cultura diversa, ma sta cambiando. Per me serve sempre la croccantezza, da bilanciare con qualcosa di acidulo che risveglia il palato».
Risultato: cioccolatini che non sono solo “ripieni”, ma veri micro-dessert architettonici.
La golosità resta centrale, ma i consumatori stanno cambiando. «C’è anche la tendenza di un'attenzione maggiore alla salute, questo assolutamente. La gente prova a mangiare cose meno grasse, meno zuccherose. Quindi proponiamo qualcosa che al palato non sia troppo dolce». E quando tutto diventa più ricco e più elaborato, entra in scena un’altra strategia: pezzi piccoli. «Così almeno non ci sono troppi sensi di colpa».
Il cioccolato contemporaneo non è mai privazione: è misura, equilibrio, piacere sostenibile. Specie se fondente.
Il cioccolato non è solo un dono goloso, rappresenta un gesto simbolico: prendersi cura dell’altro con qualcosa che unisce tradizione, creatività, ricerca e comfort. È un regalo che parla di intimità, di tempo condiviso, di piccoli lussi quotidiani.
E soprattutto, è un regalo che sorprende senza bisogno di stupire a tutti i costi. Basta scegliere la creazione giusta: un gusto classico fatto bene, o una novità calibrata, pensata per far venire voglia di… un altro morso. Sempre.
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