È stato un debutto attesissimo, questo di Simone Bellotti alla guida di Jil Sander. La sfilata della collezione Primavera/Estate 26, presentata nella seconda giornata della Milano Fashion Week attualmente in corso, non ha deluso le aspettative: dopo il capitolo concluso dei precedenti direttori creativi Lucie e Luke Meier, in carica dal 2017 al 2025, la maison fondata ad Amburgo nel 1968 dall’omonima stilista ha ufficialmente svelato il volto del nuovo corso. Proiettato nel futuro, ma con radici ben salde nel suo passato (e nel suo presente) minimalista e chic.
In passerella c’è tutto: tutto di Simone Bellotti e tutto di Jil Sander. Una fusione rispettosa, senza eccessi né tagli netti da ciò che è stato. La rivoluzione del designer è silenziosa, il rispetto per l’heritage della casa di moda trasuda in ogni dettaglio. Lo stilista italiano, ex direttore creativo di Bally, fino alla nomina che a marzo lo ha catapultato alle redini di Jil Sander, porta con sé un bagaglio ricchissimo: A.F. Vandervorst, Gianfranco Ferré, Dolce & Gabbana, Bottega Veneta e Gucci sono le realtà nelle quali ha lavorato, definendo e plasmando la sua visione. Una direzione che, però, oggi si priva di tutto e torna alla quintessenza del minimalismo più radicale e assoluto, come giusto che sia.
La cifra stilistica di Simone Bellotti ha già lasciato un imprinting molto chiaro nella sua prima collezione per Jil Sander. Nota per il suo minimalismo sofisticato, l’estetica della maison resta essenziale, rigorosa eppur funzionale. I tagli sartoriali sono puliti e netti, i tessuti enfatizzano la purezza delle linee, la ricercatezza nei dettagli e la forte caratterizzazione dei colori neutri con accenti di rosso, blu elettrico, viola, scandiscono in passerella il ritmo di una collezione dall’approccio basic ma tutt’altro che banale.
La considerazione al design è attenta più che mai: l’esercizio stilistico di Bellotti ci riporta indietro nel tempo, in quegli archivi di Jil Sander dove la moda nella sua espressione più alta e chic si fonde con il gusto intellettuale del mondo femminile e maschile. Tanto, dell’abbigliamento donna, trova infatti riscontro nel guardaroba uomo. E l’essenzialità, così come la totale rinuncia al superfluo, diventa il fil rouge che accomuna i capi della collezione.
I crop top sono cortissimi, le gonne a tubino caratterizzate da tagli improvvisi, i maglioncini sono aderentissimi. E poi ci sono le camicie in seta fluida, i capispalla con i peplum, i pantaloni dal taglio dritto, i jeans (perché la versatilità in un guardaroba resta fondamentale), i tubini oversize e quelli fascianti.
Il tutto è rigorosamente declinato in color blocking o in chiave monocromatica, senza altro dettaglio che rubi la scena al rigore delle silhouette e al carattere energico dei colori. Buona la prima ed è solo l’inizio.
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