Ci siamo. Le Olimpiadi invernali stanno arrivando e, mentre Cortina si accende di eventi ed esperienze glamour, Milano è pronta accoglierle a modo suo. In programma un ricco calendario di iniziative che intrecciano cultura e sport, delineando il ruolo centrale che la città avrà nei mesi olimpici.
Il capoluogo meneghino inaugura, infatti, l’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026 con un trittico di mostre che raccontano il rapporto fra sport, paesaggio e memoria.
Dalla Triennale con White Out, che investiga il futuro degli sport invernali, al Poldi Pezzoli con un raffinato viaggio nel mito del Grand Tour, fino all’aeroporto di Malpensa dove White Entropy di Jacopo Di Cera trasforma la fragilità dei ghiacciai in un' esperienza sensoriale.
È la mostra manifesto dell’Olimpiade Culturale. Curata da Konstantin Grcic e Marco Sammicheli, White Out indaga la relazione tra sport invernali e progetto in un momento storico in cui la montagna è, più che mai, un laboratorio di innovazione (anche di stile). Il titolo richiama il fenomeno ottico che fonde cielo e neve fino a cancellare i contorni: una metafora della nostra epoca, dove lo sport invernale deve reinventarsi tra sostenibilità, materiali innovativi e nuove architetture in movimento.
Il percorso mette in dialogo tra loro prototipi di attrezzature sostenibili, ricerche su nuovi materiali ad alte prestazioni, progetti di infrastrutture e spazi sportivi ripensati per il futuro, un focus sulle tecnologie che stanno trasformando la pratica sportiva. Fino al 15 marzo 2026 saranno esposte anche le torce olimpiche e paralimpiche. Accanto a queste, un ricco calendario di incontri, workshop, e conferenze accompagnerà l’intero periodo dei Giochi. Durante le Olimpiadi, la Triennale Milano sarà molto più di una sede espositiva: diventerà un laboratorio culturale internazionale, dove il futuro dello sport si racconta anche attraverso l'arte e il design.
Se White Out guarda al futuro, il Poldi Pezzoli propone un viaggio nel passato che ci aiuta a capire la nostra identità culturale. Il celebre Museo di via Manzoni presenta Meraviglie del Grand Tour, una mostra realizzata con il Metropolitan Museum di New York.
Al centro del percorso il capolavoro Roma Antica (1757) di Giovanni Paolo Panini, una spettacolare veduta immaginaria delle rovine di Roma, in dialogo con le collezioni del museo e con nuove importanti acquisizioni: l’Interno del Pantheon di Panini, le vedute di Van Wittel, un sarcofago romano del III secolo, una porcellana Ginori del Laocoonte e una selezione inedita di ventagli del Grand Tour. Completa l’esposizione un cortometraggio originale di Ferzan Ozpetek, che reinterpreta il tema del viaggio come esperienza emotiva.
La mostra è accompagnata dal ciclo di incontri "Conversazioni sul Grand Tour", a cura di Lavinia Galli, con storici dell’arte, musicisti e studiosi.
È forse la mostra più sorprendente, per collocazione e intensità emotiva: all’interno dell’aeroporto di Malpensa, uno dei luoghi più attraversati d’Italia, White Entropy di Jacopo Di Cera trasforma il paesaggio alpino in un’esperienza immersiva, fisica, quasi rituale. Le 23 fotografie scattate tra Alpe di Siusi, Monte Bianco, Val di Fassa e Roccaraso, mostrano la neve come trama astratta, come pelle sensibile che registra il passaggio dell’uomo. Dal candore assoluto alle prime figure isolate, fino alla folla che frammenta e consuma il paesaggio, la mostra è una meditazione visiva sulla vulnerabilità della montagna.
L’installazione centrale è una grande superficie di carta fotografica posata al suolo, stampata con l’immagine del ghiacciaio del Monte Bianco. Il pubblico è invitato a camminarci sopra. Ogni passo incide, modifica. Come i ghiacciai, che sotto il peso delle nostre azioni si assottigliano.
Milano si presenta così come capitale culturale dell’inverno olimpico e il bianco nelle sue infinite sfumature (non a caso eletto colore dell'anno 2026) è il filo conduttore, il bianco della neve, quello della carta, quello della luce sulle rovine antiche.
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