Storie di pittura, dall’astrattismo all’Impressionismo. In mostra a Treviso arrivano sessantuno capolavori dal Toledo Museum of Art, in Ohio, per la prima volta esposti in Europa. Un’occasione assolutamente speciale: il curatore Marco Goldin ha infatti ottenuto di esporre opere che escono per la prima volta dal museo americano e che, dopo questa occasione, non si potranno ammirare se non oltreoceano.
Il risultato è un viaggio sensoriale e intellettuale che attraversa decenni di pittura, dal tardo Ottocento all’America del Dopoguerra, tracciando un ponte ideale tra due continenti e due epoche, nel segno del colore e della libertà: "Da Picasso a Van Gogh: storie di pittura dall’astrazione all’Impressionismo. Capolavori dal Toledo Museum of Art".
La mostra costruisce un racconto “al contrario”: si parte dall’astrazione americana del secondo Novecento, per risalire, sala dopo sala, verso le origini della modernità. Il percorso della mostra va infatti a ritroso nella storia dell’arte, partendo da Richard Diebenkorn e Morris Louis, da Ad Reinhardt e Helen Frankenthaler, per passare all’astrazione europea, da Ben Nicholson e Josef Albers fino a Piet Mondrian e Paul Klee, per approfondire poi il passaggio dal Novecente all’Ottocento.
La mostra mette al centro tre grandi temi: la natura morta; le figure e i ritratti; i paesaggi.
Ecco dunque le tele che rappresentano frutta e fiori, oggetti di uso quotidiano o strumenti musicali, dipinte da Giorgio Morandi e Georges Braque, Henri Fantin-Latour e Camille Pissarro.
E poi le figure ambientate, con un’emozionante sequenza di opere, da Matisse, Bonnard e Vuillard, a De Chirico e Modigliani, fino al Picasso cubista del 1909. Ricchissima la parte sul tema delle figure all’aria aperta, tra gli impressionisti d’oltreoceano e quelli francesi, con le opere di William Merritt Chase, Berthe Morisot, Courbet, Millet, con Pierre-Auguste Renoir, Edouard Manet e Edgar Degas.
Nella parte dedicata al paesaggio spiccano, tra impressionisti e post-impressionisti, una delle più belle versioni delle Ninfee di Monet, accanto a capolavori di Gauguin, Whistler, Cezanne, Caillebotte, Renoir e Sisley.
Tele che raccontano la rivoluzione del linguaggio pittorico – la dissoluzione della forma, l’irruzione della luce, la vibrazione del segno – in un dialogo visivo che supera tempo e geografia.
Il percorso si chiude con un dipinto che da solo vale la visita: "Campo di grano con falciatore, Auvers" (1890) di Vincent van Gogh, opera terminale e poetica del pittore, prestata eccezionalmente dal museo americano. Accanto, una sala immersiva accompagna il visitatore con suoni, immagini e parole negli ultimi giorni dell’artista, quando la pittura diventava vita, preghiera e necessità.
Il titolo "Da Picasso a Van Gogh" non è solo un elenco di nomi, ma la sintesi di un’idea: mostrare come l’arte pittorica sia un flusso continuo di esperimenti, rotture e ritorni. L’astrazione di Diebenkorn dialoga con i tagli di luce di Monet; la costruzione geometrica di Picasso nasce dal disfacimento impressionista; l’intensità di Modigliani trova la sua radice nei volti malinconici di Van Gogh.
Un viaggio emotivo e cromatico che restituisce la pittura alla sua essenza: un linguaggio dell’anima.