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lifestyle07 novembre 2025

I migliori cocktail bar italiani conosciuti in tutto il mondo

Nella classifica dei 50 Best Bars al mondo 2025 gli italiani sono ben 4 (e altri 4 tra i migliori 100): ecco quali sono e perché provarli
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C’è un’Italia che non si esprime solo in cucina o in cantina, ma anche dietro un bancone illuminato da luci soffuse ed etichette. È quella dei nuovi maestri della mixology, che stanno trasformando l’arte del bere in un linguaggio contemporaneo fatto di ricerca, estetica e accoglienza. Uno studio e un’attenzione al dettaglio paragonabili a quelli impiegati in cucina dai ristoranti stellati.

Dai locali nascosti di Milano ai salotti fiorentini, dai bar romani alle atmosfere partenopee, il cocktail diventa esperienza culturale: sensoriale, sofisticata, profondamente italiana.

A confermarlo è la classifica dei The World’s 50 Best Bars 2025, che consacra la nostra scena tra le più vivaci del mondo: quattro indirizzi nella top 50 e altri quattro nella seconda fascia, dal 51 al 100.

Un risultato che non stupisce: l’Italia, oggi, ha trovato il suo equilibrio perfetto tra tecnica e leggerezza, tra memoria e visione. Ecco quali sono i cocktail bar migliori d’Italia secondo la classifica.

Moebius – Milano (7° posto)

A metà tra club, bistrot e cocktail bar, Moebius è una sinfonia di esperienze. Guidato da Giovanni Allario e dal patron Lorenzo Querci, con la cucina dello chef stellato Enrico Croatti, il locale milanese è diventato un simbolo dell’ibridazione contemporanea: qui si può ascoltare un concerto jazz, cenare gourmet e bere uno dei drink più equilibrati d’Europa. Un luogo che incarna la Milano più moderna e sensuale.

Locale – Firenze (22° posto)

Dietro le mura di un palazzo rinascimentale si nasconde Locale, dove Matteo Di Ienno firma drink che uniscono alchimia e artigianalità. Fermentazioni, distillazioni e botaniche raccontano la Toscana con un linguaggio contemporaneo: ogni cocktail è un incontro tra storia e futuro, tra estetica e sostanza.

Drink Kong – Roma (40° posto)

Visionario, psichedelico, magnetico. Il bar di Patrick Pistolesi porta i clienti in un’altra dimensione: luci al neon, riferimenti giapponesi e cocktail ispirati alle emozioni umane. Da Drink Kong non si ordina, infatti, per ingredienti, ma per sensazioni. È un viaggio interiore in forma liquida, dove il design incontra la filosofia.

1930 – Milano (43° posto)

Lo speakeasy più famoso d’Italia resta fedele alla sua anima segreta anche dopo il recente cambio di sede. Dietro una porta anonima, un’esperienza d’altri tempi: luci basse, bicchieri perfetti, un servizio che sfiora la ritualità. Ogni drink da 1930 è calibrato come un profumo: discreto, ma persistente.

Freni e Frizioni – Roma (58° posto)

Nel cuore di Trastevere, il bar di riferimento per chi ama la convivialità autentica. Freni e Frizioni unisce l’energia del quartiere all’equilibrio della miscelazione moderna: un aperitivo che è rito, più che abitudine.

L’Antiquario – Napoli (63° posto)

Dietro un’insegna discreta, un piccolo tempio del gusto partenopeo. L’Antiquario è eleganza e memoria: velluti, luci calde, cocktail classici interpretati con maestria. Il Sud che sa essere sofisticato senza perdere la sua anima.

Jerry Thomas Speakeasy – Roma (98° posto)

È il bar che ha riscritto le regole del gioco. Il Jerry Thomas è stato il primo speakeasy italiano e continua a fare scuola. Ogni gesto, ogni misura, ogni bicchiere qui ha un significato preciso: il rispetto per la tradizione come atto rivoluzionario.

Gucci Giardino 25 – Firenze (99° posto)

Nel cuore del Gucci Garden, Giardino 25 è la traduzione in salsa mixology dell’estetica del marchio. La bartender Martina Bonci crea drink che sembrano opere d’arte, ispirate alla natura, al colore, all’eleganza fiorentina. La moda, qui, si beve.

I bartender italiani che portano la mixology nel mondo

L’Italia non si ferma ai suoi confini. Il miglior bar del mondo, secondo The World’s 50 Best Bars 2025, si trova a Hong Kong, ma dietro al bancone c’è un cuore romano: Lorenzo Antinori, fondatore del Bar Leone. Con la sua idea di “complessità della semplicità”, Antinori ha portato nei grattacieli asiatici l’atmosfera dei bar di quartiere italiani, quella fatta di gesti gentili, accoglienza e storie.

E non è il solo. Simone Caporale, con il suo Sips di Barcellona (3° posto mondiale) e il premio Roku Industry Icon, continua a incarnare il savoir-faire italiano all’estero, così come Giacomo Giannotti del Paradiso Bar, in vetta alla classifica nel 2022 e oggi posizionato al 4° posto.

Tre ambasciatori di un’Italia che non esporta solo ingredienti, ma un’idea: che bere bene significa, prima di tutto, saper accogliere.

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