C’è un momento dell’anno in cui la cucina si fa più intima, più lenta, più evocativa e la tavola si tinge dei colori dell’autunno. È la stagione che nel cinema di Miyazaki si colora di oro e malinconia, dove la natura diventa rifugio e i sapori rievocano storie, ma è anche la stagione più gourmet. I profumi si concentrano, la luce si abbassa, e gli ingredienti tornano protagonisti: tartufo, cachi, funghi, erbe e carni raccontano il paesaggio italiano come in un grande affresco sensoriale.
In questo itinerario ideale tra Val di Chiana, Langhe e pianura lombarda, quattro chef reinterpretano la cucina d’autunno con sensibilità e tecnica, trasformando prodotti di stagione in piatti che parlano di identità e di emozione. Ne nasce un viaggio nel gusto che unisce tradizione e innovazione, dove ogni ricetta diventa la fotografia di un territorio e del suo tempo.
La chef stellata Silvia Baracchi, anima de Il Falconiere in Val di Chiana, parte da una delle paste più umili e identitarie della Toscana, i pici, per firmare un piatto che è insieme ironico e sensuale: Pici alla carbonara di cachi e aglione della Val di Chiana. Il caco, frullato fino a diventare velluto, sostituisce il tuorlo d’uovo creando una crema dorata che richiama la luce autunnale. La pancetta introduce la sapidità necessaria, mentre l’aglione — più gentile e aromatico dell’aglio comune — restituisce equilibrio e personalità. Un tocco di peperoncino e alloro chiude la sinfonia. Il risultato è una “carbonara depurata”, come la definisce la chef, dove il comfort incontra l’eleganza: un piatto che gioca con la tradizione e la reinventa, restando profondamente toscano.
L’Agnello alla brace, ricotta di capra, ciliegia fermentata e frutta secca di Luca Mozzanica, Executive Chef di Villa Lario Resort, a Mandello, è un piatto che parla la lingua del fuoco e del tempo. L’agnello, allevato da produttori che ne curano l’alimentazione con cicoria per alleggerirne le carni, viene marinato con olio al porro e cotto a più riprese sulla brace, senza sottovuoto né basse temperature, per conservare integrità e sapore. Nel piatto, la ricotta di capra bilancia la forza della carne; la ciliegia fermentata, conservata dall’estate, diventa un chutney agrodolce che dona verticalità; il croccante salato di frutta secca (noci, mandorle, pistacchi e nocciole) aggiunge consistenza e calore. A completare, una polvere di limone bruciato, che profuma di terra e regala freschezza balsamica, e un jus delle ossa, servito in sala come gesto conclusivo e rituale. Un piatto che, nelle parole dello chef, “racconta la mia filosofia: il territorio come memoria viva, e il fuoco come gesto primordiale”.
Nelle Langhe, tra colline che profumano di tartufo e nebbia, Pasquale Laera, chef del ristorante Borgo Sant’Anna (1 stella Michelin), firma un piatto che è insieme omaggio e sovversione della tradizione: Risotto al tartufo bianco, caciocavallo e jus di verdure autunnali. Parte da un brodo vegetale costruito con tapinambur, cardi e foglie di cavolo — ciò che normalmente verrebbe scartato — e ne fa la base di un fondo profondo, aromatico e sostenibile. Due caciocavalli, uno giovane e uno di grotta, dialogano con il tartufo creando un equilibrio di grassezza e freschezza, dolcezza e sale. A chiudere, un accenno di burro all’acciuga, per evocare la memoria del Sud e unire idealmente due Italie. Il risultato è un risotto vibrante, in cui il tartufo non è un vezzo ma una voce nel coro: un piatto che profuma di bosco e di casa, di eleganza e malinconia.
“Rimanere nel Chianti per me è come restare a casa: qui ogni ingrediente racconta una storia e ogni stagione ha la sua voce”, raccontava Stelios Sakalis al momento del suo insediamento come Head Chef di Borgo San Felice Resort. Ora che l’autunno è arrivato con il suo foliage e i suoi profumi, lo chef ha ridisegnato la carta del ristorante Poggio Rosso (una stella rossa e una verde Michelin) per dare voce ai colori e ai sapori del territorio.
Nel menu Toscanità, il più radicato nella tradizione chiantigiana, fanno il loro ingresso i Funghi del Chianti e crudo di Chianina alla brace: Cardoncelli, Porcini e Finferli si alternano in consistenze e profumi, accompagnando una tartare di Chianina impreziosita da chips di tendini soffiati. Accanto a questo, resta un grande classico della sua cucina, il Risotto con burro bruciato e salvia, finger lime e ragù di creste di gallo, un piatto che unisce comfort e precisione tecnica, evocando il calore domestico della Toscana più autentica.
Dalla Val di Chiana alle Langhe fino al Lago di Lecco, l’autunno diventa un modo di pensare la cucina: più lenta, più consapevole, più sensuale. Tre piatti diversi, tre chef accomunati da una stessa idea: l’alta cucina non è solo tecnica, ma anche emozione, paesaggio, racconto. In ciascuno dei loro gesti si ritrova quella verità che solo la stagione più introspettiva dell’anno riesce a ispirare — quando il tempo rallenta, i colori si fanno profondi e il sapore diventa memoria.
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