Il 2025 di Jannik Sinner è da record. A dirlo è l’Atp stessa, che ha consacrato il campione italiano come il nome da temere. La stagione si chiude con Carlos Alcaraz in cima al ranking, ma la narrazione non si esaurisce nel numero uno: è l’anno in cui Sinner ha imposto una qualità di gioco capace di ridisegnare gli equilibri del circuito.
Il dato che ha attirato l’attenzione internazionale è inequivocabile. Nessun tennista, da quando l’ATP registra in modo sistematico le statistiche, era mai riuscito a guidare contemporaneamente la classifica dei giochi vinti al servizio e quella dei giochi vinti in risposta. Sinner lo ha fatto con una naturalezza che smentisce ogni idea di exploit: è la fotografia di una maturità tecnica e mentale ormai consolidata.
Ma le prestazioni incredibili sono solo una parte del racconto. Il 2025 per l’asso altoatesino è stato un anno definito anche da una vita privata sotto i riflettori pur se in maniera misurata e attenta, un’identità estetica più consapevole e una rivalità più mediatica che personale e che, soprattutto, produce tennis di altissimo livello.
Le cifre raccontano un giocatore che ha smesso di adattarsi e ha iniziato a dettare ritmo e soluzioni. Con un 92% di giochi vinti al servizio e un 32,63% in risposta, Sinner ha stabilito un primato che descrive una superiorità bilanciata: incisivo nella costruzione del punto, solido nel recupero, sempre più preciso nelle scelte.
Il servizio, considerato un suo punto debole fino a due anni fa, è stato affinato nella varietà e nella gestione dei momenti chiave, riducendo così il margine di vulnerabilità. La risposta, già punto di riferimento, è diventata un’arma costante che spezza il gioco avversario. Ma il vero salto è mentale: una compostezza che ha dato continuità anche ai tornei in cui non era inevitabile vincere e una capacità di tenere duro anche nei momenti più difficili che gli ha garantito di ribaltare interi match.
Nel 2025 la vita sentimentale di Sinner ha assunto una forma più visibile, senza mai diventare spettacolo. Laila Hasanovic si è affermata come presenza discreta accanto al tennista, lontana dai codici della sovraesposizione social e dalle dinamiche della cronaca rosa, ma sempre presente al suo fianco nei momenti più importanti, come le Nitto Finals di Torino, in cui hanno festeggiato insieme sul campo portando pure il cagnolino Snoopy. Una scena che sa di famiglia e che oggi sembra quasi una scelta radicale.
Per un atleta che fonda la propria competitività sulla lucidità, questo tipo di equilibrio funziona. Non come ornamento narrativo, ma come condizione di lavoro. Niente rumors, nessuna contraddizione da inseguire, nessuna attenzione da gestire. Solo un contesto che protegge e stabilizza.
Nel tennis contemporaneo, dove l’immagine personale è spesso materia prima, Sinner sceglie un profilo basso che diventa, paradossalmente, un tratto distintivo. Poi, certo, a volte viene “tradito” suo malgrado, come accaduto in questi giorni con Zverev che ha svalato al mondo della vacanza che il tennista italiano si sta concedendo proprio con Laila Hasanovic alle Maldive. Una gaffe non voluta, frutto di un banale selfie sullo stesso volo.
Anche per quanto riguarda lo stile e il suo legame con la moda, il 2025 di Sinner è stato l’anno del consolidamento. Non c’è stata una svolta narrativa, nessuna reinvenzione scenografica: piuttosto una progressiva coerenza tra sport, vita quotidiana e immagine pubblica. Linee pulite, palette sobrie, tessuti che privilegiano struttura e funzionalità.
Non punta a diventare un’icona fashion. E proprio per questo è diventato più osservato: il suo stile è la traduzione visiva del suo tennis, essenziale senza essere minimale, misurato senza rigidità. È una forma di eleganza non dichiarata, che funziona perché non pretende di essere letta come tale.
Poi, certo, ci sono le collab - Gucci in primis - che trovano nuove forme di racconto, come l’ultima campagna per la linea Altitude.
Tornando al tennis giocato, Sinner e Alcaraz continuano a essere due poli di una stessa tensione competitiva. Il 2025 li ha confermati come opposti complementari: lo spagnolo chiude l’anno da numero uno, l’italiano domina le statistiche; uno gioca con l’impulso, l’altro con la misura; uno strappa, l’altro costruisce.
Non è una rivalità personale, ma concreta: un equilibrio che obbliga entrambi a crescere e migliorarsi. Entrambi, infatti, hanno ammesso che la dualità li stimola a fare sempre di più, in una gara verso la perfezione destinata a durare.