Tra pochi giorni, Jannik Sinner farà il suo ingresso alla Inalpi Arena di Torino tra l’applauso del pubblico di casa. Numero uno del mondo, volto di un’Italia che ha imparato a vincere con discrezione e misura, arriva alle ATP Finals 2025 da protagonista assoluto. Ha scelto di rinunciare alla Coppa Davis per gestire le energie e concentrarsi sull’appuntamento che chiude l’anno tennistico, una decisione che racconta la sua maturità, ma anche una certa idea di stile: quella che antepone la consapevolezza al clamore, la strategia al gesto impulsivo.
Dal 9 al 16 novembre, la Inalpi Arena diventa il cuore del mondo sportivo proprio grazie agli ATP Finals, il torneo conclusivo della stagione del tennis maschile professionistico, organizzato dall’ATP (Association of Tennis Professionals). Si tengono ogni anno a novembre e vedono in campo i migliori otto giocatori del mondo in singolare e le migliori otto coppie di doppio, determinati dal ranking stagionale. È, di fatto, un “campionato dei campioni”: non un torneo a eliminazione diretta come gli Slam, ma un percorso con una fase a gironi seguita da semifinali e finale.
Ogni atleta gioca almeno tre partite nel round robin; i due migliori di ogni gruppo passano alle semifinali, e poi si arriva alla finale che assegna il titolo e gli ultimi punti per il ranking ATP. A Torino – sede dal 2021 fino al 2025 – le Finals sono molto più di un evento sportivo. Proprio la Inalpi Arena (ex Pala Alpitour) si trasforma in un hub internazionale: dentro, le sfide tra i migliori tennisti del mondo; fuori, un sistema di eventi collaterali, mostre, sponsor village e incontri che fanno della città un palcoscenico globale. L’atmosfera è quella di una Torino elegante e contemporanea, dove il tennis diventa anche narrazione estetica e culturale. Le Finals rappresentano un punto d’incontro tra sport, moda, design e lifestyle italiano.
Sul campo, Carlos Alcaraz arriva con leggerezza e sfrontatezza, ma anche con la consapevolezza di poter già riscrivere la storia. Jannik Sinner porta invece la forza calma di chi ha imparato a vincere non solo con il braccio, ma con la testa: la solidità mentale, il controllo, la maturità che lo rendono ormai parte dell’élite mondiale.
Novak Djokovic 38 anni, non molla un centimetro: continua a incarnare l’archetipo del campione eterno, quello che si alimenta delle sfide più grandi e si esalta quando il livello si alza. Attorno a loro, Alexander Zverev, Taylor Fritz, Ben Shelton e Alex de Minaur compongono un cast che unisce potenza, talento e nuove ambizioni. Ognuno porta in campo un frammento diverso della contemporaneità del tennis: la fisicità esasperata, la velocità, la creatività, la voglia di scardinare un ordine ormai consolidato. Più che un semplice torneo di fine stagione, questa edizione appare come un vero teatro del possibile, dove generazioni e stili di gioco si incontrano e si sfidano in cerca di un nuovo equilibrio.
Torino intanto negli ultimi anni, si è trasformata in una piccola capitale sportiva senza rinunciare alla propria identità: sobria, precisa, profondamente elegante. Le Finals hanno riscritto la sua geografia: non solo l’arena come palcoscenico, ma anche i caffè storici, i ristoranti di alta cucina, le gallerie e i musei che restano aperti fino a tardi.
Tra un match e l’altro, l’esperienza si sposta dal campo al tavolo: Del Cambio resta la destinazione simbolo: un ristorante che è un pezzo di storia, dove Matteo Baronetto reinterpreta la tradizione sabauda in chiave contemporanea, nel salone che fu di Cavour. A pochi passi, il Bar Cavour ne rappresenta il riflesso più mondano, un luogo d’atmosfera, perfetto per un Martini torinese o un Vermouth d’autore.
Chi cerca un panorama che lasci senza fiato sale al Piano 35, il rooftop del grattacielo Intesa Sanpaolo firmato Marco Sacco: una terrazza che domina la città, ideale per un cocktail post-match o una cena che guarda alle stelle. E per chi ama l’avanguardia e la contaminazione tra cibo, design e innovazione, Condividere by Lavazza è un’esperienza sensoriale unica nel cuore delle OGR, tra installazioni, gusto e ritmo urbano. Durante le Finals, Torino vive un cortocircuito perfetto tra sport e stile: oltre 250.000 presenze sono attese in città, con una ricaduta economica stimata in più di 300 milioni di euro.
Ma i numeri non bastano a raccontare ciò che succede davvero: Torino non ospita solo un torneo, ma un modo di stare al mondo: una modernità elegante, sobria, coerente. Un’idea di lifestyle che - come il tennis - vive di equilibrio e precisione.
Le Finals di Torino non sono solo racchette e sudore, ma anche passerella e tendenza. Gli outfit dei giocatori sono curati al millimetro: Carlos Alcaraz scende in campo con un completo Nike, marchio che proprio durante il torneo presenterà il suo nuovo logo ufficiale, sancendo l’ingresso dello spagnolo nel club dei campioni riconoscibili anche come brand. Novak Djokovic, ambasciatore Lacoste, incarna l’eleganza classica e disciplinata del campione totale, mentre Jannik Sinner, atleta Nike per l’abbigliamento tecnico e le scarpe ma volto globale di Emporio Armani fuori dal campo, rappresenta l’equilibrio tra tecnica, discrezione e design. Lo scorso anno l’altoatesino aveva già lanciato il proprio logo personale, segno di una strategia d’immagine coerente e internazionale.
Nel tennis contemporaneo, l’identità visiva è diventata parte integrante del gioco e ogni tennista costruisce il proprio brand con cura quasi maniacale: dall’abbigliamento agli accessori, dai social media alle collaborazioni con le maison. Djokovic sintetizza la tradizione, Alcaraz l’energia giovane e la nuova estetica sportiva che unisce prestazione e stile, Sinner il minimalismo sofisticato che parla a un pubblico globale. Intorno a loro, il circuito è ormai popolato da atleti che ragionano come veri ambasciatori di lifestyle, consapevoli che l’immagine oggi pesa quanto il rovescio. Nelle tribune, il pubblico si presenta come a una première: blazer leggeri, abiti midi, sneakers couture e sciarpe in cashmere. Ma anche fuori dal campo, Torino si veste di stile.
Le boutique restano aperte fino a tardi, le vetrine si riempiono di richiami tennistici, le gallerie e i bistrot si popolano di volti internazionali. La città diventa un ecosistema di eleganza e movimento, dove il tennis si fa linguaggio culturale e il pubblico partecipa come a un rito condiviso. L’epicentro mondano della settimana sarà ancora una volta alle OGR Torino, che domenica 16 novembre ospiteranno The Final Set Closing Party, il party ufficiale delle Nitto ATP Finals. Sul palco si alterneranno LP Giobbi, tra le dj e producer più acclamate della scena house mondiale, e X&Ivy, collettivo del nuovo club sound italiano. Un evento che celebra la fusione tra sport e musica, chiudendo in grande stile la settimana in cui Torino torna a essere capitale di eleganza e performance.
Le Finals raccontano dunque il tennis di oggi: globale, ma ancora capace di emozionare. Qui dominano dati, metriche e biomeccanica e ogni angolo della Inalpi Arena è un laboratorio d’innovazione, tra sistemi di tracciamento, telecamere a 360 gradi, realtà aumentata e intelligenza artificiale. Eppure, quando la pallina parte a 210 all’ora e rimbalza sul blu del cemento, non c’è algoritmo che tenga: è in quel momento che il tennis ritrova la sua purezza e ammanta tutto di tensione, precisione, introspezione in campo, ma anche fuori dal campo. Con la "nostra" Torino, che torna al centro del mondo.
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