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living15 dicembre 2025

Cinque cocktail che il cinema e le serie tv hanno trasformato in leggende

Quando un’inquadratura basta a cambiare la storia di un drink: da Il Grande Lebowski a James Bond, da Mad Men a Sex and the City e Il grande Gatsby, il potere del racconto che plasma il gusto del mondo passa anche attraverso un bicchiere
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Il cinema ha molte forme di influenza, ma una in particolare continua a stupire per la sua capacità di incidere sul reale: prendere un cocktail esistente, spesso dimenticato o confinato in nicchie di appassionati, e trasformarlo in un simbolo globale. Bastano un gesto, un’inquadratura, una frase pronunciata: la magia nasce dall’incontro tra un drink e un personaggio. Così il bicchiere diventa un’estensione della sua identità, della sua epoca, del suo magnetismo. E così, se i cocktail esistevano già, con ricette codificate e storie precise, è il cinema ad averli amplificati, riportati in vita, resi leggenda.

White Russian – Il Grande Lebowski e la filosofia del Dude

Prima del 1998, il White Russian era un cocktail morbido, quasi fuori moda, nato nel dopoguerra e popolare negli anni ’60: vodka, liquore al caffè, panna. Un comfort drink più da salotto che da bar di tendenza. Poi arrivò il Dude. Jeff Bridges, nei fratelli Coen, non lo beve: lo vive. Lo sorseggia con la stessa indolenza con cui attraversa il mondo, quasi fosse un prolungamento della sua etica del “take it easy”. È qui che avviene la trasformazione: il cocktail smette di essere un insieme di ingredienti e diventa un manifesto esistenziale. Dopo l’uscita del film, bar e pub negli Stati Uniti registrano un’impennata nelle vendite. Il White Russian diventa un gesto ironico, una citazione immediata, un modo di dichiararsi parte di un culto.

Vesper Martini – James Bond e la precisione del mito

“Shakerato, non mescolato.” Poche parole hanno definito così chiaramente un immaginario. Ma dietro la frase c’è un cocktail preciso, nato nella pagina prima ancora che sullo schermo: il Vesper Martini creato da Ian Fleming in Casino Royale. Gin, vodka, Kina Lillet (oggi sostituita dal Lillet Blanc): una miscela limpida, elegantissima, completata da una scorza di limone. Il cinema ne sancisce la leggenda. Quando nel 2006 Daniel Craig pronuncia l’ordine esatto del Vesper nel reboot di Casino Royale, il mondo del bartending reagisce con slancio: le vendite di Lillet crescono, i menu tornano a proporlo, i bartender affinano la ricetta originaria, il Vesper Martini torna in auge.

Cosmopolitan – Sex and the City e il bere al femminile

Pochi cocktail rappresentano la forza della televisione come il Cosmopolitan. Nato negli anni ’80, codificato nei ’90, esisteva già con una ricetta limpida: vodka citron, Cointreau, lime e cranberry. Buono, fotogenico, moderno. Ma quando Carrie Bradshaw solleva un Cosmo in un bar di Manhattan, il cocktail smette di essere un drink e diventa un simbolo di amicizia, di indipendenza, di femminilità consapevole. L’effetto sul mondo reale è massiccio: all’inizio degli anni 2000 le vendite volano, le compagnie di vodka costruiscono campagne dedicate, il Cosmo entra nei poster, nei meme, nei dialoghi della cultura pop. Ancora oggi è impossibile ordinarne uno senza evocare, anche involontariamente, una scena della serie.

Gin Rickey – Il Grande Gatsby e l’euforia degli anni ’20

Il Gin Rickey è uno dei drink più lineari e brillanti della miscelazione americana: gin, lime e soda. Nato alla fine dell’Ottocento, è il cocktail che meglio incarna la freschezza immediata dell’era pre-Proibizionismo. È con Il Grande Gatsby - prima nel romanzo di Fitzgerald e poi nelle sue trasposizioni cinematografiche - che il Rickey assume una dimensione simbolica. Nelle feste di Gatsby, tra champagne a cascata e jazz sfrenato, il Gin Rickey diventa un segno di leggerezza apparente, di un’euforia che vibra sotto una superficie fragile, una citazione liquida degli anni ruggenti, lucida e disincantata come il sorriso di Gatsby.

Old Fashioned – Mad Men e la rinascita del classico americano

L’Old Fashioned - zucchero, bitter, whiskey, ghiaccio, scorza d’arancia - è uno dei cocktail più antichi, codificato nell’Ottocento. A metà anni 2000 era rispettato ma poco richiesto.

Poi arrivò Don Draper. Mad Men non inventa l’Old Fashioned: gli restituisce il ruolo che meritava. Il gesto di Draper mentre lo prepara - lento, metodico, ipnotico - diventa una delle immagini più riconoscibili della serialità moderna. L’effetto sul reale è immediato: i bar americani registrano un ritorno massiccio al whiskey, le vendite di rye raddoppiano, i bartender riscoprono i classici e il pubblico comincia a chiederli in modo consapevole. L’Old Fashioned diventa un simbolo della mascolinità complessa, controllata e vulnerabile che Draper incarna, ma anche dell’idea di un’America ricostruita attraverso i suoi rituali. In fondo, il bar e il cinema hanno questo in comune: sanno raccontare storie. Alcune si guardano, altre si bevono.

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