E chi lo ha detto che gli ingredienti per una cena perfetta sono solo quelli commestibili? C’è anche molto altro. Non solo le emozioni che vengono coinvolte, ma anche tutte le arti che, negli ultimi anni, hanno abbracciato l’atto di cenare e lo hanno reso “altro". Non solo design, ma un’esperienza immersiva in cui musica, performance e illuminazione entrano in cucina come materia prima, i gesti diventano narrazione e lo spazio si trasforma in un palcoscenico fluido e altamente emozionale.
Performer che compaiono tra una portata e l’altra, trasformando il servizio in un atto teatrale e paesaggi sonori che amplificano la percezione gustativa. È la magia che viene messa in scena a Londra, dove il format Nutcracker Noir (firmato da Secret Theatre) combina dinner e teatro in un’unica esperienza immersiva: gli ospiti attraversano spazi scenografici, incontrano personaggi, e ogni portata del menù si fonde con la performance in corso.
Un altro esempio è Sensory Feast, sempre a Londra, dove la tecnologia di projection-mapping trasforma la tovaglia, il piatto, il tavolo in un palcoscenico visivo: luci, animazioni e musica accompagnano ogni portata, amplificando gusto e immaginazione. Così esperienze come queste mostrano quanto la luce, la musica, la coreografia e il design scenico possano diventare abbinamento e ingrediente.
Le cene performative continuano a superare i confini della gastronomia tradizionale, trasformandosi in vere regie sensoriali. È il caso di Alchemist a Copenaghen che reimmagina la cena come un viaggio estetico e olistico: piatti inseriti in un percorso che attraversa installazioni, sale tematiche e veri e propri interventi artistici. La cucina diventa un pretesto per immergere l’ospite in un universo che alterna buio profondo, luce soffusa, immagini ipnotiche e suoni che cambiano a ogni stanza. L’atto di cenare diventa un’opera totale, in cui arte, società e food si intrecciano per raccontare un nuovo modo di “sentire” la tavola.
Un approccio totalmente diverso, ma ugualmente capace di coinvolgere tutti i sensi si ritrova anche in Under, il celebre ristorante semi-sommerso al largo della costa norvegese: una struttura che sprofonda nell’oceano e dove la parete vetrata sul fondale diventa un quadro vivente. Durante la cena, la luce naturale che filtra dall’acqua cambia quasi impercettibilmente e trasforma l’ambiente in una performance lenta, meditativa, scandita dal movimento delle correnti e dei pesci. Qui la scena non la fanno proiezioni o effetti speciali, ma la natura stessa, che diventa parte integrante della narrazione gastronomica. (Se invece cercate proprio la natura nel piatto, sempre in Norvegia c’è un luogo ideale per assaporare la cucina delle foreste).
Anche in Italia le sperimentazioni dell’illuminazione gourmet si ampliano e diventano più teatrali, dove interattività e intrattenimento ridisegnano il confine tra arte, spettacolo e gusto. Perché c’è un momento in cui un fascio luminoso non si limita a rivelare un piatto: ne modella la percezione e i colori. E tra tutti c’è un deus ex machina dell’illuminazione in cucina: Davide Groppi, che a Piacenza produce lampade iconiche. Figure come lui hanno acceso così una nuova consapevolezza: la luce come racconto, come incantesimo nella messa in scena del piatto.
Su questa regia luminosa ha lavorato anche il collettivo Habits con il progetto Light Bites. «Abbiamo voluto aumentare l’esperienza gustativa introducendo la tecnologia», racconta Innocenzo Rifino, co-fondatore con Diego Rossi. Le chef di Al Tatto hanno giocato su trasparenze, colore e opacità, mentre sensori nascosti riconoscevano gesti e posizione dei piatti, attivando effetti luminosi. Così la luce diventa oggetto di scena e ingrediente. Iconica anche la brocca progettata da Habits: «mentre si versa il brodo, l’intensità del piatto aumenta-spiega Rifino- la sensazione è che si stia versano della luce».
Una sinestesia nuova, un intreccio di progettisti, chef, performer e tecnici che costruiscono ambienti su misura. Un racconto che cambia forma ogni sera, come un copione riscritto dalla sensibilità del pubblico. Le cene esperienziali diventano così un abbraccio, una danza di luce, ombra, gesti, voci, sapori e apparizioni improvvise, in cui il cibo non è più soltanto da mangiare, ma tutto da vivere.
Leggi anche:
Miami diventa capitale dell’arte e del design con la Miami Art Week 2025
Thanksgiving in Italia: dove celebrarlo tra cene, chef e hotel che reinventano il Ringraziamento