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25 giugno 2025

Paris Fashion Week Uomo, le prime sfilate sono un viaggio tra sensualità e leggerezza

Louis Vuitton porta in scena il dandy traveler di Pharrell Williams, Saint Laurent unisce la spensieratezza al rigore

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Da Parigi all’India: il viaggio di Vuitton

Pharrell Williams, direttore creativo della linea maschile di Louis Vuitton, sceglie il Centre Pompidou, un luogo simbolo di Parigi, come ambientazione della sfilata primavera-estate 2026. Ispirazione l’India, che il designer aveva già visitato nel 2018 e riscoperto di recente insieme ai suoi collaboratori. In passerella tecnica sartoriale ed emozione stilistica dialogano con naturalezza: si celebra il viaggio, come forma espressiva. Tessuti, tagli e colori e artigianalità sono modellati da un legame con la città, la natura e l’energia del sole.

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Il dandismo nella sua accezione più ampia convive con chiari riferimenti all’India contemporanea. Sportswear e tailoring sono una costante della genialità e della produzione di Williams. La camiceria e i completi sartoriali restano un punto forte, caratterizzati da pattern cari alla terra indiana, tra ricchi quadri in bouclé e denim color caffè, tra felpe hoodie pre sbiadite, shorts abbinati a sneakers e scarponcini da trekking. La palette di colori è calda e intensa. I cappelli evocano il passare del tempo. I motivi stagionali decorano carré di seta e cravatte a righe che omaggiano quelle tipiche del cricket. I bagagli in pelle conciata al vegetale con le iniziali di “Louis Vuitton Malletier” restano importanti, così come i bauli di The Darjeeling Limited riportati in vita, impreziositi con motivi orientali raffiguranti palme, tigri e rimandi all'oriente coloniale, stampati su un damier rivisitato. E la memoria corre alla direzione creativa di Marc Jacobs, quando la maison francese realizzò un bagaglio su misura per il film di Wes Anderson Il treno per Darjeeling. Come dire, è tutto nel Dna di Vuitton.

L’estate calda ed essenziale di Saint Laurent

Spensieratezza e rigore. La collezione primavera-estate 2026 di Saint Laurent è lontana dall’enfasi. L’eleganza è essenzialità, precisione e si sviluppa per volumi netti, linee continue, tagli chirurgici. Le camicie - ora abbinata a shorts, ora a pantaloni classici con pinces - sono i pezzi forti della collezione presentata nella scenografica Bourse de Commerce de Paris, al cui centro, l’opera acquatica e musicale di Céleste Boursier-Mougenot, intitolata clinamen, gioca con i suoni generati dal movimento di ciotole in porcellana bianca che galleggiano su una distesa d’acqua, dando vita a una vera e propria sinfonia. Camicie che vengono concepite come un involucro protettivo, che segue la fisionomia ma non la rivela. Sono un mix di mohair, canvas, lane leggerissime, seta, satin e nylon.

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“Geometria dell’esposizione”, le definisce Anthony Vaccarello, il direttore creativo che ha interiorizzato a tal punto il DNA del fondatore della maison da eleggere Monsieur Yves Saint Laurent a guida perenne di tutte le sue collezioni. Quest’ultima è un tripudio sartoriale: i completi classici acquistano nuova linfa grazie alle cravatte semi-nascoste tra i bottoni della camicia, alle cinture in tessuto annodate sopra come se si fosse in preda alla distrazione – in realtà calcolata - o al punto vita arricciato dei pantaloni, che dona sensualità. Non mancano silhouette Anni ’80, con spalle rinforzate, giacche tech che lasciano intravedere il sotto e occhiali maxi. La palette di colori va dal sabbia al selce, dal sale al muschio arido fino al blu piscina e all’arancio. “La fuga è eleganza e il desiderio è linguaggio”, è scritto nelle note di sfilata che citano Fire Island, paradiso della libertà omosessuale degli Anni 70/80 cui Vaccarello prende ispirazione.

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