Milano Fashion Week SS26: è il turno di Max Mara, Genny, Boss, Moschino e MM6 Maison Margiela
La settimana della moda milanese continua a far parlare di sé con la sua proposta per la Primavera/Estate 2026, gli eventi e le star che applaudono in front row. Da Boss arriva David Beckham
Nel terzo giorno di Milano Fashion Week SS26 vanno in scena l’allure settecentesca di Max Mara, la nuova femminilità di Genny, l’eleganza di Boss, l’ironia di Moschino e la quotidianità di MM6 Maison Margiela.
Max Mara, l’omaggio a Madame de Pompadour
Asimmetria applicata a sartorialità per portare il Settecento nella quotidianità contemporanea, prendendo ispirazione da un personaggio che ha fatto la storia: una donna colta, maestra di arti, mecenate di grandi artisti, stile e vita politica, nonché grande amante della moda e, ancora oggi, fonte di ispirazione per le creazioni di grandi stilisti: Madame de Pompadour.
Sulla passerella di Max Mara la Spring/Summer 2026 guarda allo stile Rococò, dando vita a look dai tagli netti, proporzioni decise e grande portabilità, tre punti cardine dello stile della casa di moda di Reggio Emilia.

Lo stile settecentesco è intriso di operatività, unita però a dettagli più maliziosi, che fanno nascere momenti di scostamento dagli schemi stilistici di base. Spiccano le giacche dalle tasche tagliate in obliquo che, svestendosi delle maniche, si trasformano in gilet che abbracciano il collo con una chiusura alta e incrociata. Il tutto cade perfettamente su pantaloncini tailored. Seguono la scia i trench che si trasformano in abiti attillati o crop top.
Dolcevita e maglioncini plissettati o in maglia sono tagliati a metà lasciando scoperta la pancia, ma non mancano i modelli che avvolgono l’intero busto. Le maniche sono sia lunghe che corte, ma l’effetto minimal permane. Spiccano le combinazioni “top a fascia e shorts a vita alta” e i morbidi abiti girocollo che avvolgono e scivolano su tutto il corpo.
Pencil skirt longuette o alla caviglia creano look femminili e pratici. Conquistano i tailleur giacca-pantalone (o short) più classici, composti anche da blazer chiusi in diagonale da cinture. L’accessorio chiave dell’intera collezione è una fascia elastica nera, indossato sui capi o direttamente sulla pelle.
Dall’avorio al cammello fino al grigio spento e al nero, la palette cromatica conferma le nuances che costituiscono il patrimonio genetico del marchio. Si aggiungono il bianco sporco, il cipria e il tortora. Le varie tonalità sono perfette per dare rilievo a tessuti, materiali e volumi leggeri e contemporanei. Delicate le fantasie che rimandano al mondo dei fiori, dei minerali e della tassonomia, pronte a donare un tocco di romanticismo a creazioni che parlano anche attraverso seta, cotone e tessuti tecnici.
Sandali bassi in pelle con fascette e cinturino abbracciano il piede, comunicando una sensazione di comfort e funzionalità. Esalta il concetto il tacco alto, ma grosso, presente anche nei modelli infradito. il beauty look è perfetto per tornare a Versailles, grazie alla fascetta nera che arricchisce i raccolti.
Il punto forte della collezione? Capispalla e gonne realizzati con petali di organza, quasi a ricreare l’effetto di un animale esotico che avanza in passerella. Nascono così figure eteree, ma con i piedi per terra, dal carattere pratico e che si sviluppa in un gioco di stabilità e movimento.
Da Genny, curve come petali
La collezione disegnata dalla direttrice creativa Sara Cavazza Facchini per la prossima Primavera/Estate porta in passerella un nuovo concetto di “curvilineo” tutto al femminile, basato sulla somiglianza e parentela tra le curve dei petali di un fiore e quelle delle donne.
Il punto di partenza è sempre il simbolo della casa di moda italiana, l’orchidea Phalaenopsis, che fiorisce nella sua eleganza sullo sfondo della scenografia durante la sfilata. Una sorta di protezione per i look che vanno in scena, ispirata all’opera dell’artista britannico Marc Quinn intitolata Light Into Life. Il bordo della corolla richiama le forme arrotondate delle spalle e del ventre di una donna, mentre l’incavo tra i seni rimanda alla discesa verso il pistillo.

É un aspetto anche spirituale quello che permea le creazioni della Spring/Summer 2026 di Genny, che guardano alle opere dell’artista britannico incentrate su tematiche relative alla dimensione corporale, all’identità e alla percezione della bellezza. Il defilé è un’ode alla morbidezza, all’avvolgenza e alla seduzione allo stesso tempo. Il plissé è protagonista e gioca con tagli in sbieco, asimmetrie e forme a ruota, mentre il pizzo Chantilly sulle trasparenze dona un tocco malizioso. Il punto forre? Il trench gilet.
Giacche, bluse, coprispalle e pantaloni a palazzo splendono e si muovono in tessuti impalpabili e leggeri come garza, seta e chiffon, per una donna fresca e sofisticata. Abiti e camicie si appropriano del mare e sfilano in passerella con colli, polsi e bordi che ricordano il disegno delle onde quando si increspano sulla spiaggia. Bustier in organza sembrano sculture che ricordano la corolla di un fiore e le sagome dei vestiti sono definite da contorni che ricordano i petali dell’orchidea.
La palette colori è energia pura e vibra su diverse intensità. Una tavolozza che ricorda l’arcobaleno sbucato nel cielo dopo una tempesta. Dalle diverse gradazioni del rosa al fucsia, dal corallo al rosso fuoco, fino al verde, al beige e al ghiaccio. Immancabili il nero ed il bianco.
C'è una sola stampa: un all over floreale di orchidee che si intrecciano sul caratteristico motivo di Genny. Non mancano però le righe, quasi a ricordare la verticalità degli steli del fiore simbolo del brand, esaltata anche dagli scolli a “V” che slanciano le silhouette.
Ai piedi sandali e infradito a tacco alto con micro pavè a fiori e mules con orchidea in nappa. Immancabile l’iconico décolleté Genny, con tacco medio e punta arrotondata. Anche l’insieme dei bijoux è un ulteriore omaggio a Marc Quinn. Le creazioni metalliche – tra cui collane, anelli, cerchi e piccoli pettini - mettono in scena un grande omaggio alle curve e alle linee più importanti nel corpo di una donna, quelle del cervello e del cuore, il tutto seguendo l’immagine dell’orchidea, fiore che unisce eleganza e semplicità. Per una collezione, allo stesso tempo, classica e contemporanea.
Boss, luce e movimento
All’interno di una ex fabbrica nella zona nord di Milano sfila la collezione Spring/Summer 2026 di Boss. Le creazioni della prossima bella stagione si sviluppano in un mix tra ordine – concetto legato all’Heritage estetica pulita e lineare del marchio - e il caos legato alla sensazione di movimento comunicata dai look morbidi.

Uno stile elegante, non invadente e che non eccede nell’essere all’avanguardia quello presentato dal designer Marco Falcioni, con mises femminili che sfoggiano trench, spolverini e sovra camicie realizzati in leather e che mirano a creare un effetto seconda pelle. Le proposte maschili, invece, mettono in mostra parka (ma non mancano anche qui in trench) perfetti per completare look da ufficio.
Nella donna, abiti, giacche e bluse regalano una sensazione di movimento anche solo all’apparenza, grazie ai volumi ampi e alle linee morbide. Nascono così outfit che mixano il giusto grado di formalità con la funzionalità, perfette per chi non vuole rinunciare alla comodità. Seguono la scia pantaloni spesso larghi e molto lunghi - tanto da coprire le scarpe che si trovano a fare capolino – accompagnati anche da top che si uniscono perfettamente anche a pencil skirt.
I vestiti scendono lungo la figura, dando sempre una sensazione di morbidezza. Tra pelle, velluti e tessuti tecnici si muovono capi con scolli a barchetta o profondi, che lasciano scoperto il décolleté o che coprono la figura quasi a proteggerla.
Nell’uomo, camicie larghe, pantaloni a metà polpaccio e giacche chiuse da cinture invitano alla ricerca del sentirsi liberi, concetto messo in scena anche dalla quasi assenza di cravatte. O meglio, questo accessorio viene sì indossato allacciato, ma quasi sempre è totalmente aperto, come per fare le veci di una sciarpa sottile. Non mancano i cappotti, perfetti per i momenti più formali.
Ai piedi, sabot con cinturino, sandali dal tacco alto e scarpine che abbracciano il piede, per lei. Modelli classici con stringhe e mocassini, per lui. Immancabili le sneakers, perfette per sdrammatizzare ogni tipo di outfit, anche quello più elegante.
Un defilé che si muove sulle note della musica dance del dj Michel Gubert, che fa danzare una palette cromatica prevalentemente scura. Una tavolozza che intinge i pennelli nei barattoli del nero, del grigio e del marrone, passando per il bianco e per il cipria e non disdegnando sfumature di lilla e azzurro.
In prima fila ad applaudire le nuove creazioni, un affascinante David Beckham, volto ufficiale della maison, nei nuovi colori must-have del brand. La star sfoggia un completo deep brown e, come sotto giacca, la maglia a lupetto blu oltremare.
Moschino, tra arte povera e riciclo
Un inno all’ottimismo la nuova collezione Primavera/Estate 2026 disegnata da Adrian Appiolaza per Moschino. E lo si capisce subito vedendo sfilare in passerella la stampa "gazette" con i quotidiani internazionali che riprendono, però, solo buone notizie. Un’idea, quella della stampa di fogli di giornale stropicciati, nata da Elsa Schiaparelli e ripresa - ma soprattutto rieditata - da Franco Moschino e poi da John Galliano.
Va in scena la positività, in un racconto che mette in luce il metodo lavorativo del fondatore della casa di moda e che si concretizza in una collezione intitolata Niente. Tutto nasce da un aneddoto di molti anni fa, quando Franco Moschino, dopo aver chiesto ai suoi collaboratori di realizzare una t-shirt, si sentì rispondere “Che cosa ci stampiamo sopra?”. Una domanda a cui egli rispose “Niente”, riferendosi proprio al volere fissare sul tessuto bianco quelle sei lettere.

Un’ironia, quella del tanto amato fondatore della maison, che permane nell’heritage creativa del marchio, ogni volta plasmata dalla creatività del direttore creativo in carica. Ora è il turno di Adrian, che riprende lo spirito anarchico e anche simpatico dell’arte povera - un movimento artistico italiano degli Anni 60 - realizzando look basati sulla formula delle tre R - riutilizzare, riciclare, reimmaginare – dando vita ad outfit che rispettano tutte le istanze della moda sostenibile e circolare.
Sfilano quindi creazioni che rispettano e rileggono il passato per dare vita al futuro. Indumenti e oggetti già presenti nell’armadio – o in casa - che raccontano il trascorrere del tempo e tornano a nuova vita, in un vortice di riciclo. L’esempio lampante? Le scatole regalo impilate in modo disordinato sulla testa come fossero un copricapo o uno stormo di uccellini dorati che girano intorno al capo imitando i pianeti intorno al sole.
É un lavoro creativo giocato su più livelli quello di Appiolaza. Lo si nota, ad esempio, nel cappotto volant, realizzato unendo ad accumulando tanti campioni di tessuto che sposano le tonalità del color coloniale, o negli immancabili abiti e gonne patchwork - dalle nuances accese che contrastano con quelle più scure – o nelle t-shirt simpatiche con smile, sedie e bambole stampate sul davanti o negli effetti trompe l’oeil.
Anche la palette colori rimanda al tema del riciclo. Dal beige al marrone, dominano le tonalità neutre che richiamano i colori di materiali come il cartone e la tela di juta - usati negli Anni 60 dagli artisti per creare collage - o i grandi sacchi usati per trasportare merci, che danno vita a tailleur con minigonna aderente. Impossibile non ricordare nuovamente la carta di giornale stropicciata per creare abiti, camicie e pantaloni. Non mancano anche le tonalità energiche, dal rosa al lilla fino al giallo, al verde o all’azzurro.
Deliziosi i golfini e i completi bianchi e neri su cui sono accennati, come fossero graffi, linee che mimano i baffi e le forme di un gatto. Non mancano ruches, plissé e cinture coi fiocchi in vita (Linkare Fiocchi). Ai piedi scarpe in taglio maschile chiuse o con la punta aperta e sneakers. Per chi ama i tacchi alti, presenti zeppe in sughero, décolleté tondeggianti e sandali. Il punto forte? Quelli in versione riccio ricoperti di aghi in gomma e dalla tonalità nuances vivaci.
Sotto i riflettori si conferma anche in questa collezione la presenza di borse che sprizzano umorismo da ogni dettaglio. Ogni oggetto sembra nato per diventare una perfetta It bag: un sacchetto di carta Krafth con il logo Moschino e l’indicazione “Fragile”, un mattone, un secchiello da spiaggia, un insieme di t-shirt piegate e unite insieme o le gambe di una bambola. Per i più educati è perfetta la pochette illuminata dalla scritta rosa fluo “Ciao!”, mentre per gli amanti della cucina non possono rinunciare alla pentola in ferro, stampata anche su canottiere bianche, o a una confezione di mele.
MM6 Maison Margiela, la quotidianità amplificata
La sfilata Primavera/Estate 2026 di MM6 Maison Margiela va in mostra in strada, per la precisione su una passerella realizzata pitturando l’asfalto con vernice bianca a mimare il marciapiede. Qui capi dalle linee pulite, definite e nette vengono indossati da passanti e modelli che si confondono susseguendosi uno con l’altro.

Nasce così una sorta di quotidianità amplificata, che unisce le proposte già conosciute della casa di moda alle creazioni innovative. Presenti i classici impermeabili, tailleur giacca-pantalone, blousons e camicie, la cui natura viene però stravolta e reinterpretata secondo un vero e proprio rimescolamento delle categorie. Un esempio? I pantaloni sartoriali che vengono trattati come fossero jeans e questi ultimi che forniscono vestibilità e dettagli tipiche dell’amato pantalone da lavoro blu.
Quella del brand del gruppo Otb per la prossima Spring/Summer è una moda che vive dello spirito della strada, dove la normalità è di casa e dove tutto può accadere da un momento all’altro. Qui la legge da rispettare è quella dell’improvvisazione.
Un mood che si sviluppa nel confine tra realtà e illusione – anche grazie al gioco dei tromp-l’oeil dato dalle trasparenze – che emerge dai sacchi porta abiti utilizzati come blousons, abiti, mantelle e cappotti. Nei capi, però, si confermano i codici identitari del brand.
Cappotti corti e doppiopetto o capi con spalle in avanti che ridefiniscono postura e gesti, ampi golfini che abbracciano camicie, magliette o che lasciano scoperto il décolleté abbinate a gonne ampie o a matita, blazer che cadono sui jeans o che si trasformano in gilet: nascono così look perfetti per muoversi da un lato all’altro della città portando con sé uno stile improvvisato. La testimonianza è data anche dagli orli corti e grezzi e dalle etichette abbozzate.
Dalle tonalità terrose ai colori pastello come il giallo paglierino o l’azzurro cielo fino a quelle più accese come l’arancione, il verde acido e il fucsia: una palette colori dalle mille sfumature si muove tra le mura degli edifici che attorniano la catwalk street. Immancabili le nuances neutre come il beige, oltre al bianco e al nero. Spuntano anche righe e stampe invase da fiorellini.
Spiccano le borse annodate in vita, a ricreare un effetto che mixa l’idea del maglioncino che ci accompagna in modo easy chic ed il marsupio. Le scarpe basse dall’allure metallica brillano come i calzini, mentre i gioielli riprendono la forma di un bicchiere da cocktail. Resta l’elemento iconico della maison - l’occhiale schermante che grida “censura” – a coprire l’intera fascia degli occhi come fosse una benda nera. Così lo stile MM6 Maison Margiela conquista la strada.
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