La poltrona Wassily, 100 anni di rivoluzione: il Salone del Mobile 2025 celebra un'icona del design
Dal Bauhaus al mito: la storia della famosa seduta di Marcel Breuer che festeggia un secolo di innovazione e celebrità
Quando Breuer progettò la sedia Wassily nel 1925, non creò semplicemente un arredo, ma un manifesto del Bauhaus: essenzialità delle forme, funzione al centro, materiali all’avanguardia. Oggi, a cento anni di distanza, la sua rivoluzione è ancora viva. L’ispirazione? Il manubrio della bicicletta del suo ideatore. Breuer capì subito che il tubo d’acciaio - leggero, elastico e senza saldature - avrebbe potuto trasformare completamente il design dei mobili. Così nacque il Model B3, una poltrona radicale, un’architettura di linee geometriche che sembravano sospendere lo spazio tra la seduta e la struttura.

La storia di un oggetto rivoluzionario
All’epoca, Breuer dirigeva il laboratorio del legno al Bauhaus di Dessau, ma la sua curiosità lo spingeva oltre: voleva esplorare il potenziale dell’acciaio tubolare, materiale usato nelle biciclette ma quasi sconosciuto nell’arredo. Dopo aver cercato il supporto della Adler, un’azienda di biciclette, senza successo, si rivolse alle acciaierie Mannesmann, che avevano brevettato un tubo senza saldature, capace di essere piegato senza perdere resistenza. Il primo prototipo risultò però troppo rigido, privo della flessibilità che Breuer cercava. Continuò a perfezionarlo fino al 1928, modificando le curvature per ottenere una struttura elastica che seguisse i movimenti di chi vi si sedeva. Alla struttura in acciaio si aggiunse l’Eisengarn, un filato cerato e lucido, sviluppato nel Bauhaus dalla tessitrice Margaretha Reichardt, noto per la sua resistenza. Tuttavia, il destino della Wassily non sarebbe stato lineare. Dopo una prima produzione da parte di Standard-Möbel Lengyel e Thonet, la sedia cadde nell'oblio, rischiando di scomparire. Ma negli anni '60, un imprenditore italiano di nome Dino Gavina, un uomo dallo spirito indomito, la riportò in vita. Gavina, con la sua visione acuta, riconobbe il genio di Breuer e decise di riprendere la produzione. Non solo, ma volle anche onorare l'amicizia tra Breuer e il pittore Wassily Kandinsky, suo collega al Bauhaus, battezzando la sedia con il suo nome. La Wassily tornò così a splendere, conquistando una nuova generazione di ammiratori.

Oggi la seduta è una star
La sua fama crebbe, varcando i confini nazionali, finché, nel 1968, la Knoll International, un colosso del design, acquisì la Gavina Spa, ereditando i diritti di produzione di questa icona senza tempo. Oggi, questa famosa seduta è più di un’icona: è una celebrità. Uno dei pezzi più famosi della storia del design, amata da collezionisti, architetti e appassionati, protagonista di musei, interni d’autore e set cinematografici.
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