Fashion
02 marzo 2025

Milano Fashion Week Day 4, le tendenze autunno-inverno 2025/2026

Sfilano Tod’s, Moschino, Missoni

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L’intelligenza artigianale e raffinata di Tod’s

La celebrazione del savoir-faire e dell’artigianalità Made in Italy. Lo show di Tod’s fw ‘25-’26 si muove attorno a questi principi tanto cari al brand, eccellenza tricolore nella pelletteria e nelle calzature. Al Pac di Milano, ad accogliere gli ospiti della sfilata, Carla Bruni con ago e filo in formato oversize. L’ex première dame de France, trasformata per l’occasione in scultura dall’artista Nelly Agassi, svettava in un abito creato da frammenti di pelle di recupero con un patchwork geometrico in un dégradé di marroni. Una vera e propria opera d’arte, titolata Intelligenza Artigianale, per ricordare che dietro a ogni prodotto ci sono le mani e l’esperienza di persone in carne e ossa.

Nella collezione disegnata dal direttore creativo Matteo Tamburini, alla sua terza esperienza per Tod’s, si ritrova la vocazione di una raffinatezza pensata per donne sicure della propria femminilità. In passerella abiti in lana sfilacciata, trench in pelle, soprabiti in faux fur da diva. I capispalla dominano. La palette cromatica spazia dal cioccolato al rosso fino al nero, tra maxi giacche doppiopetto e peacoat con inserti in pelle. L’iconico Gommino viene reinventato. L’effetto d’insieme è raffinato, potente, contemporaneo. “Ho citato l’approccio materico di Alberto Burri, i tagli di Lucio Fontana mentre i lavori di Carla Accardi si riconoscono nei capi in alpaca pettinata”, ha dichiarato Tamburini. Come dire: la moda è arte. Ancora una volta.

Il binomio moda e umorismo di Moschino

La collezione autunno-inverno di Moschino 2025/2026 rende omaggio al grande Franco Moschino. Il file rouge che accomuna il fondatore del brand con l’attuale direttore creativo, il designer argentino Adrian Appiolaza, è il rapporto tra moda e umorismo. Il risultato è quel caos ricercato che da sempre rappresenta il marchio. Tutto prende vita dai tagli sartoriali dei capi e da un abito chiamato “Mannequin” creato da Franco Moschino nel 1992 e pensato come “cucito addosso”. Nella nuova collezione il tayloring è sempre presente, con creazioni che decostruiscono per ricostruire, per ricordare che Moschino è ancora Moschino, anche se gli anni passano. Cuciture a vista, che ricordano tessuti grezzi posti sul tavolo dei team stilistici. Stampe a pois su gonne e spalle oversize, bretelle e cinture con logo. Tessuti annodati a fiocco sorridono e cadono drappeggiati e tridimensionali lungo la silhouette. Il designer ha “moschinizzato” quattro stampe d’archivio dell’azienda tessile britannica Sanderson of London, dando vita a una collaborazione originale. I capi vanno a braccetto con borse divertenti. In mano alle modelle un piatto di spaghetti, una bottiglia di vino, una scatola di biscotti. L’umorismo si lega al sociale. La moda, secondo la filosofia Moschino, deve divertire, ma anche veicolare messaggi come quelli che rimandano alla salvaguardia del pianeta. A chiudere il defilé look arricchiti da accessori a forma di mondo e borse che ricordano sacchi della spazzatura che fanno da cornice a una t-shirt oversize con stampata la frase SOS Save Our World, per ricordare di impegnarsi a preservare il futuro. Nell’ottica di un riciclo che riguarda anche la moda, dove ogni pezzo di tessuto è prezioso.

Missoni, il nuovo corso di Alberto Caliri: oltre gli elementi noti del brand

La collezione fw ‘25-26, andata in scena in uno spazio industriale in Bovisa, segna per Missoni una nuova era. Alberto Caliri sa quel che vuole: spingersi oltre gli elementi più noti del brand, come lo zig-zag e le fantasie multicolor degli anni ‘80, per far emergere un mood “dormiente”, forse meno noto al grande pubblico, ma ricco di spunti, idee e tendenze. Per più di vent’anni Caliri ha lavorato al fianco di Angela in Missoni, nel 2021 era stato nominato direttore creativo del marchio, ma qualcosa era andato storto. Un anno dopo si era concentrato sulla collezione Home, ma nell’ottobre scorso ha ripreso le redini del prêt-à-porter. La filosofia del direttore creativo è il realismo. L’approccio è rilassato e istintivo. Si procede per stratificazioni. L’attenzione si concentra sulla quotidianità, trasformando il guardaroba in un insieme di capi pensati per la vita di tutti i giorni, quella autentica, reale. Il maglione diventa un miniabito, il cardigan maschile si sovrappone con naturalezza a camicie e pull, creando combinazioni inedite. Le gambe rimangono scoperte, abbinate a stivaletti maschili, boots robusti o sandali essenziali. La sensualità è sempre spontanea. Quanto alle proposte da sera l’attitudine non cambia, solo i tessuti conquistano un calibrato tocco luccicante. L’effetto finale è uno stile spontaneo e moderno.

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