C’è qualcosa di profondamente fuori moda, e proprio per questo magnetico, in Ryan Gosling. Il 12 novembre compie 45 anni, mentre il mondo celebra l'essere single come status. Lui, invece, appartiene a un’altra stagione del sentimento: quella in cui l’amore era una promessa, non un algoritmo. In una Hollywood che cambia partner come outfit, Gosling è rimasto fedele a un solo ruolo: quello dell’uomo che sceglie e resta.
Accanto a Eva Mendes, da oltre dieci anni, ha costruito un ideale di maschilità sobria, coerente, discreta. È il Ken reale, ma con un’anima: un uomo che non recita il romanticismo, lo abita. Ryan Gosling: dalle prime luci di Hollywood all'amore per Eva Mendes Cresciuto in Ontario, figlio di un operaio e di una segretaria, Gosling entra nel mondo dello spettacolo attraverso la porta più pop: il Mickey Mouse Club, con Justin Timberlake e Britney Spears. Ma da subito è un outsider. Dopo una serie di film indipendenti - The Believer, Half Nelson, Lars and the Real Girl - emerge come un attore di sottrazione, capace di dire più con un silenzio che con una battuta. Il suo sguardo, spesso assorto e vulnerabile, diventa cifra stilistica.
È però Le pagine della nostra vita (2004) a renderlo simbolo del romanticismo moderno. Il suo Noah, l’uomo che ama una sola donna per tutta la vita, è l’erede di un immaginario d’altri tempi. Quella scena sotto la pioggia - “It wasn’t over, it still isn’t over” - è diventata un archetipo dell’amore assoluto. Ma per Gosling, quel tipo di dedizione non è mai stato un ruolo: è una filosofia. Nel 2011, sul set di Come un tuono, incontra Eva Mendes. Da allora, nessuna esclusiva, nessuna copertina. Solo la vita vera. “Non pensavo di voler avere figli, finché non ho incontrato Ryan. Poi tutto è cambiato,” ha raccontato lei.
Dal loro amore sono nate Esmeralda Amada (2014) e Amada Lee (2016). Mendes si è ritirata quasi del tutto dal cinema, dedicandosi a progetti creativi e alla famiglia. Gosling, invece, lavora con lentezza e precisione: ogni ruolo è una scelta, non un obbligo. “La mia famiglia è tutto ciò che conta,” ha detto in un’intervista. “Eva e le nostre figlie sono la mia realtà quotidiana.” È la celebrazione della normalità come gesto d’amore, una forma di eleganza silenziosa.
Non a caso, Mendes e Gosling si lasciano fotografare raramente insieme: preferiscono che a parlare sia la loro assenza, non la presenza forzata. Nel cinema di Gosling, lo stile è sentimento. In Drive, è l’uomo che ama in silenzio, protetto da una giacca satinata con lo scorpione dorato: un gesto di culto che unisce violenza e dolcezza, fragilità e potenza. In La La Land, è l’ultimo sognatore, l’uomo che sacrifica l’amore per la musica, ma senza mai smettere di amare. In Barbie, il suo Ken è una parodia del maschile, ma anche un omaggio: canta, si mette in gioco, ridicolizza il culto dell’ego. Il filo conduttore è sempre la vulnerabilità e Gosling è l’anti-eroe del nostro tempo: capace di far convivere la virilità con la tenerezza, il carisma con l’ironia.
Ogni dettaglio in Gosling è costruito come un racconto visivo: gli abiti sartoriali ai red carpet, la compostezza sul palco, la misura nelle parole. In fatto di stile, Ryan Gosling è l’esempio più compiuto di eleganza senza sforzo. Il suo guardaroba alterna completi su misura dai toni neutri - beige, sabbia, grigio antracite - a look rétro che evocano la Hollywood dei grandi seduttori, ma con un tocco di understatement contemporaneo. Sui red carpet predilige giacche doppiopetto in velluto o smoking dai tagli impeccabili, spesso firmati Gucci o Saint Laurent, mentre fuori scena resta fedele ai suoi capi feticcio: il bomber di Drive, i cardigan a coste, le camicie vintage, i jeans slim. Anche i suoi accessori raccontano una certa idea di tempo sospeso, orologi d’epoca, occhiali da sole dal design anni ’60, stivali in pelle consumata. È una moda che non segue le tendenze ma le attraversa.
Ryan Gosling non veste per piacere: veste per raccontare chi è, con la stessa disciplina con cui sceglie i suoi ruoli. È l’unico attore contemporaneo che riesce a sembrare sofisticato anche in jeans e bomber, perché la sua eleganza non è un accessorio, ma un linguaggio. Un codice che unisce il fascino del vecchio cinema americano - da Paul Newman a Steve McQueen - a una sensibilità da uomo del nostro tempo. Persino i registi lo descrivono come un “interprete che scrive senza parlare”. Nicolas Winding Refn ha detto: “Ryan è come un poema zen: sembra calmo, ma dentro di lui c’è una tempesta.”
Quando nel 2024 ha cantato I’m Just Ken agli Oscar, il mondo ha sorriso. Poi ha capito che quella performance era un messaggio: ironica, consapevole, ma mai cinica. Pochi minuti dopo, Eva Mendes ha postato una sola frase: “You did it, baby.” Nessun hashtag, nessuna posa ma solo una dichiarazione di complicità. E così, in un sistema che confonde visibilità con verità, Gosling è diventato un simbolo di resistenza alla frenesia, all’esibizionismo, al cinismo dei sentimenti.
Ryan Gosling è, in fondo, l’attore che ha reso sexy la fedeltà e l’intimità e a 45 anni non rappresenta il fidanzato perfetto di Hollywood né l’eroe tormentato. È semplicemente un uomo che ha scelto la fedeltà come forma di libertà. In un mondo che consuma tutto - anche l’amore - lui, semplicemente, celebra ciò che dura.