C’è qualcosa di profondamente vitale nella moda quando torna a parlare con la forza della musica. Il Victoria’s Secret Fashion Show 2025 ne è la prova più abbagliante: un rito collettivo in cui estetica, ritmo e identità si fondono in una narrazione sensuale e contemporanea. Missy Elliott, Karol G, Madison Beer e le TWICE hanno portato in scena quattro modi diversi di incarnare la femminilità globale: la potenza, la libertà, la grazia e la luce. È la moda che torna a essere sogno, ma un sogno che stavolta include tutti.
Apre lo show Madison Beer, simbolo di un pop che parla la lingua della delicatezza. Una mise di seta cipria, un microfono tra le mani, e una voce che sembra provenire da un sogno digitale. È il pop che incontra la nostalgia, la purezza che si fa schermo e riflesso, icona e fragile confessione.
Poi, come in un montaggio cinematografico, il ritmo è esploso con le TWICE. Nove figure perfettamente coordinate, abiti iridescenti, gesti sincronizzati fino all’ipnosi. È la rappresentazione di un nuovo ordine estetico: quello del pop globale, dove la potenza collettiva supera la centralità del singolo.
Quello del 2025 non è un ritorno al passato, ma una ridefinizione del suo senso: la seduzione non è più il fine, ma il linguaggio attraverso cui si esprime una visione più profonda della libertà. Le piume e i cristalli rimangono, ma convivono con nuovi codici: la diversità, la consapevolezza, la leggerezza come forza. Missy Elliott e le TWICE sullo stesso palco non sono un contrasto, ma la prova tangibile che il glamour contemporaneo è dialogo tra culture, generi, linguaggi, tra la memoria del pop e la velocità digitale.
Poi il tono cambia: la scena si accende di calore e di energia. Karol G entra in scena come un’esplosione tropicale, portando con sé la potenza istintiva della latin music. Tra luci corallo e fiori sospesi, canta Provenza e TQG, trasformando la passerella in una festa di corpi liberi e colori vibranti. La sua sensualità è radicata nella realtà, non nella posa. È potere, ma anche vulnerabilità. Con lei, il glamour si spoglia dell’artificio e diventa celebrazione del sé, della pelle, del ritmo, dell’identità.
Chiude la serata Missy Elliott, e il tono cambia ancora — diventa manifesto. L’icona dell’hip hop entra come un turbine d’argento, in un set dominato da luci al neon e schermi in movimento. Il suo medley — Work It, Lose Control, Get Ur Freak On — è un’esplosione di carisma e controllo scenico, ma anche una lezione di storia contemporanea. Missy non interpreta il glamour: lo decostruisce, lo reinventa, lo fa suo. In lei, la forza non è estetica ma intellettuale, fatta di ritmo, ironia e potere.
Quello del 2025 non è un ritorno al passato, ma una ridefinizione del suo senso: la seduzione non è più il fine, ma il linguaggio attraverso cui si esprime una visione più profonda della libertà. Le piume e i cristalli rimangono, ma convivono con nuovi codici: la diversità, la consapevolezza, la leggerezza come forza. Missy Elliott e le TWICE sullo stesso palco non sono un contrasto, ma la prova tangibile che il glamour contemporaneo è dialogo tra culture, generi, linguaggi, tra la memoria del pop e la velocità digitale.
Ogni epoca ha avuto la sua notte indimenticabile. Nel corso degli anni, alcune esibizioni hanno definito il modo in cui intendiamo la relazione tra musica e moda: momenti che hanno superato l’estetica per diventare icone. C’è Rihanna nel 2012, che con Diamonds fece della passerella una lente di luce e malinconia; Justin Timberlake nel 2006, che trasformò il ritmo di SexyBack in coreografia; e le Destiny’s Child nel 2002, simbolo della femminilità corale dei primi anni Duemila.
Poi Taylor Swift, che nel 2014 reinventò la dolcezza pop come potenza, e infine Cher, nel 2024, con un ritorno che profumava di mito, piume e eternità. Cinque momenti, cinque visioni, un’unica costante: la capacità della musica di rendere la moda esperienza totale, specchio di un tempo che cambia e si reinventa. Proprio come il glamour stesso, in fondo.
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