Non sono più figure che emergono dalle tenebre per divorare l’umanità, ma specchi in cui l’umanità si riflette. Creature che ci assomigliano, o forse che ci rivelano per ciò che siamo diventati: soli, disillusi, alla ricerca di connessione.
A riscrivere questa eredità con sguardo contemporaneo, due film arrivati nelle sale questa settimana: “Frankenstein” di Guillermo del Toro – presentato alla Mostra del cinema di Venezia e “Dracula – L’amore perduto” di Luc Besson protagonista alla Festa del Cinema di Roma e a Lucca Comics & Games, il festival italiano dedicato ai mondi del fumetto e del pop – tra cinema, giochi e videogiochi – in corso fino al 2 novembre.
Dracula e Frankenstein, i grandi mostri dell’Ottocento, tornano oggi per parlare di abbandono, amore perduto, identità negata.
Non più maschere spaventose da indossare ad Halloween, ma archetipi che raccontano la diversità, il dolore e il desiderio di accettazione.
Nel film di Luc Besson, Dracula non è più il mostro da cui scappare, ma un’anima condannata a vivere troppo a lungo, divorata non dalla sete di sangue, ma dal dolore della perdita.
Ambientato tra la Transilvania e una Parigi ottocentesca decadente e sensuale, Dracula – L’amore perduto restituisce al Conte una dimensione tragica e struggente. Il protagonista, interpretato da Caleb Landry Jones, ha perso l’amore della sua vita e attraversa i secoli cercando, invano, un modo per dirle addio.
Durante l’incontro con il pubblico a Lucca Comics & Games, Besson ha raccontato cosa lo ha spinto a tornare a Dracula dopo anni di cinema d’azione e provocazione:
«I miei primi film erano un modo per prendere a calci la società borghese e perbenista francese. Ma oggi la società è ferita, ammalata di cinismo. Ha bisogno di carezze e amore».
«Ho riletto il romanzo con occhi nuovi. Questo personaggio che aspetta 400 anni per dire “arrivederci” e “addio” all’amore della sua vita, mi è sembrato perfetto per raccontare una grande storia romantica».
Nel Dracula di Besson, l’orrore si trasforma in nostalgia, la mostruosità diventa vulnerabilità. Un personaggio che non cerca più vittime, ma amore.
Nel cast, arrivata a Lucca per la gioia dei fan anche Matilda De Angelis, che nel film veste i panni di una affascinante vampira disposta a tutto per far felice il suo Maestro, Dracula.
“Questo non è un film horror- ha detto alla presentazione del film al festival toscano- ma una pellicola sull’amore. E oggi abbiamo immensamente bisogno d’amore”.
Dall’altra parte, Guillermo del Toro firma con Frankenstein una delle sue opere più personali. Una storia di emarginazione e tenerezza, in cui la creatura torna alle radici letterarie immaginate da Mary Shelley: un essere non-nato, costruito e subito abbandonato, che cerca disperatamente qualcuno che lo guardi come un essere umano.
A interpretarlo è Jacob Elordi, in un ruolo fisico e drammatico. La sua Creatura è vulnerabile e alla ricerca d’amore. Accanto a lui, Oscar Isaac veste i panni di un Victor Frankenstein ribelle e visionario.
«Victor non è solo uno scienziato. È un artista che esprime sé stesso attraverso ciò che crea», ha raccontato Isaac. «Anche nei costumi abbiamo voluto far emergere la sua energia creativa e tormentata».
Elordi ha descritto il film come una riflessione sul nostro presente:
«Credo che Frankenstein parli del bisogno di spiritualità che sentiamo oggi. La creatura rappresenta quel vuoto che tutti portiamo dentro, e la fame di qualcosa che ci tenga vivi».
Il film di del Toro è sontuoso e poetico. Torna ai temi centrali dell’opera originale — la solitudine, la responsabilità della creazione, il limite dell’uomo — ma lo fa con sguardo contemporaneo, ricordando il valore dell’empatia e dell’amore.
Tra i nuovi mostri che affollano il cinema contemporaneo, c’è anche chi arriva non dalle tenebre, ma direttamente dalle fiabe. È il caso di Cenerentola – o meglio, della sua versione distorta, ironica e spietatamente realistica – protagonista di un esordio sorprendente che ha già fatto discutere critica e pubblico.
The Ugly stepsister di Emilie Blichfeldt, in uscita il 30 ottobre, è una dark comedy in salsa body horror, che smonta l’ideale romantico della fiaba originale, mettendo in scena un mondo in cui l’amore è un premio, la bellezza una condanna, e la trasformazione un atto di violenza autoimposta.
Al centro della storia, Elvira – la sorellastra di Cenerentola– costretta a ricorrere a una chirurgia rudimentale e sadica pur di conquistare l’ambito principe Julian. Vermi dimagranti, maschere di latta, torture estetiche inflitte in nome del “galateo” e un senso profondo di inadeguatezza compongono il suo percorso di “preparazione al sogno”.
Mentre Elvira si annienta pur di corrispondere all’ideale di perfezione che crede necessario per essere amata, la vera Cenerentola – Agnes, figlia del defunto nobile Otto – finisce per essere marginalizzata dalla sua stessa storia. Lei, naturalmente bella, si scopre prigioniera di un amore che non ha scelto, costretta a un destino di infelicità nel rispetto della narrazione romantica più tradizionale.
Il film – ironico, sarcastico e a tratti disturbante – mette a nudo la crudeltà dell’ideale romantico tradizionale dove l’amore diventa una trappola sociale travestita da lieto fine.
Un’anti-fiaba horror dai risvolti splatter. Perfetta per Halloween.
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