La vendemmia, un tempo rituale contadino, oggi è diventata anche un gesto identitario delle celebrità. Sempre più celebrities in America come in Europa e in Italia, scelgono di legare il proprio nome al vino. Non si tratta più di prestare il volto a una campagna pubblicitaria: il fenomeno si traduce in investimenti concreti, in etichette e in cantine che producono davvero. Il calice, in questo scenario, non è un accessorio di scena ma un simbolo di autenticità e radicamento, un modo per costruire un patrimonio immateriale che resiste al tempo. Brad Pitt lo ha dimostrato con il suo rosé prodotto in Provenza che è diventato un’icona globale, apprezzata tanto dai collezionisti quanto dal pubblico mainstream.
Anche Jon Bon Jovi, insieme al figlio Jesse, ha lanciato un vino con una precisa identità narrativa, un rosato nato dagli Hamptons e pensato per raccontare uno stile di vita. Sting e Trudie Styler hanno scelto la Toscana, riportando in vita vigne antiche e trasformando la loro proprietà in un vero laboratorio agricolo che produce vino, olio e miele. Non è soltanto un progetto commerciale, ma un gesto di custodia del territorio.
John Legend ha intrapreso questa strada con una collezione che unisce eleganza e racconto personale, rafforzando l’immagine di un artista sofisticato e legato alla convivialità. Più di recente, Post Malone ha sorpreso con un rosé nato nel sud della Francia, che ha conquistato i giovani consumatori con un’immagine fresca e pop, capace di rendere il vino un prodotto contemporaneo e accessibile.
Il fenomeno è vario: alcune celebrità acquistano vigne e diventano veri proprietari terrieri, altri si alleano con enologi e cantine già esistenti per firmare blend e collezioni limitate. È il caso di Aperture Cellars, in California, dove l’enologo Jesse Katz ha sviluppato collaborazioni con artisti e attori per etichette personalizzate. Il modello funziona perché unisce professionalità vinicola e potenza comunicativa delle star, dando vita a bottiglie che parlano di autenticità e di lifestyle.
In Italia il trend trova terreno fertile: accanto al caso di Sting, Gianna Nannini ha avviato la propria produzione sulle colline senesi, mentre Andrea Bocelli porta avanti da anni, insieme alla famiglia, la cantina a Lajatico, in Toscana. Non si tratta soltanto di marketing: sono progetti che parlano di radici, famiglia e continuità. La vigna diventa così un’estensione dell’identità artistica, un modo per scolpire nel tempo la propria immagine oltre la carriera musicale e con note di stile e gusto.
Il vino ha una forza narrativa che pochi altri beni di lusso possiedono. Ogni annata è un racconto, ogni etichetta diventa un simbolo, ogni bottiglia porta con sé un territorio. Per una celebrity significa uscire dall’effimero e conquistare un linguaggio che sa di autenticità e tradizione. In un’epoca dominata dall’immagine veloce e consumabile, il vino è l’opposto: richiede cura, lentezza, maturazione. È un lusso che non grida, ma sedimenta.
L’autunno 2025 conferma questo movimento come una delle traiettorie più interessanti del lifestyle globale. Secondo le analisi di settore, il comparto vinicolo vive una fase di premiumization: i consumatori chiedono etichette di qualità, sostenibili e trasparenti, e sono disposti a pagare di più per prodotti che raccontino una storia credibile. Sempre più cantine legate a nomi noti scelgono pratiche biologiche, packaging innovativi e percorsi esperienziali che trasformano il vino in narrazione viva.
Gli investimenti delle star in cantine e vini di pregio sono in crescita. Le collaborazioni, le produzioni boutique e i progetti che intrecciano enologia e storytelling rappresentano un segmento dinamico, capace di attrarre consumatori che cercano esclusività e autenticità.
Il turismo del vino, ad esempio, sembra essere ad oggi uno dei settori più vivaci, e le cantine delle celebrità si trasformano in destinazioni tanto quanto in bottiglie da degustare. Insomma, il vino delle star non è più un vezzo mondano, ma una vera frontiera culturale ed economica. In questa stagione di vendemmia, il gesto di un artista che si fotografa tra i filari non è solo un contenuto social, ma la dichiarazione di un investimento identitario. Il calice diventa così la nuova misura del lusso: lento, radicato, autentico. E il mercato conferma che non si tratta di una moda passeggera, ma di un linguaggio destinato a durare.
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