Entertainment
05 febbraio 2025

Juliette Binoche, presidente di giuria al Festival di Cannes

L'attrice celebra i 40 anni dalla sua prima volta sulla Croisette

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Gioca in casa Juliette Binoche. Quel tappeto rosso del Palais des Festivals potrebbe percorrerlo a occhi chiusi, conosce a memoria i tramonti sulla Croisette e l’atmosfera elettrizzante della città balneare che negli anni ha proclamato a gran voce il suo amore per il cinema attraverso le sue mura e la sua storia. La carriera della Binoche è legata indissolubilmente a Cannes.

Dal debutto dell’attrice nel 1985 per la première del film Rendez-vous di André Téchiné fino all’anno scorso, quando, splendida, avvolta in un abito rosso di Dior si è emozionata, lacrime agli occhi, alla consegna della Palma d'oro alla carriera a Meryl Streep. Ora, al 78° Festival di Cannes, dal 13 al 24 maggio 2025, a 40 anni dalla sua prima volta, celebra un anniversario tondo in modo speciale, come presiedente della giuria.

"Nel 1985 ho salito per la prima volta i gradini del Palais con l'entusiasmo e l'incertezza di una giovane attrice, non avrei mai immaginato di tornare 40 anni dopo nel ruolo di presidente della giuria. Apprezzo il privilegio, la responsabilità e l'assoluta necessità di umiltà", ha dichiarato l’attrice francese che succede alla regista statunitense Greta Gerwig.

La Binoche, sessant’anni compiuti lo scorso marzo, parigina di nascita, è simbolo dello stile della Ville Lumière ed è apprezzata a livello mondiale non solo per l’indiscusso talento, ma anche per l’impegno nel sociale: è portavoce in Francia del movimento #MeToo, del gender gap nel mondo del cinema e dei pericoli ecologici che minacciano la Terra e proprio a Cannes, nel 2010, Juliette ha manifestato per la liberazione del regista iraniano Jafar Panahi.

Versatile e imprevedibile, nella sua carriera ha girato un’ottantina di film, i grandi successi al botteghino si alternano a titoli d'essai. Tanti i riconoscimenti, come la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla Mostra del Cinema di Venezia con Tre colori - Film blu (1993), l'Orso d'argento per la migliore attrice al Festival di Berlino, l'Oscar alla miglior attrice non protagonista e il Premio BAFTA per Il paziente inglese (1996).

“Sono nata a Cannes”, ha dichiarato spesso e da quel 1985 è apparsa in altri 7 film candidati alla Palma d’Oro: Storie (2000) e Niente da nascondere (2005) entrambi di Micheal Haneke, Copia conforme (2010) di Abbas Kiarostami, per il quale ha vinto il premio come miglior attrice, Cosmopolis (2012) di David Cronenberg, e Sils Maria (2014) di Olivier Assayas, Ma Loute (2016) di Bruno Dumont, e, l’ultimo, Il gusto delle cose (2023) di Tran Anh Hùng. Ora torna da regina e la sua allure contemporanea incanterà di nuovo.

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