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16 aprile 2025

Jenna Ortega: la nuova regina dell’horror

L’attrice di Death of a Unicorn, ora al cinema, è diventata il volto di un nuovo immaginario: pop, gotico, disturbante

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Oscura, ironica, vulnerabile al punto giusto. A soli 22 anni è diventata il volto di un nuovo immaginario: pop, gotico, disturbante. Non solo una scream queen, ma una figura che attraversa i generi e li reinventa, portando sullo schermo una femminilità complessa e potentissima. Che non rinuncia allo humor.

Jenna Ortega, classe 2002, nata in California da genitori di origini messicane e portoricane, è il volto di una nuova generazione di attrici la cui personalità sta riscrivendo le regole di Hollywood.

Death of a Unicorn: tra fantasy e storia nera

Nel suo ultimo film, Death of a Unicorn, ora nelle sale, interpreta Ridley, un’adolescente malinconica e sensibile. Durante un viaggio con il padre (Paul Rudd) verso la tenuta di una potente famiglia farmaceutica, investono per sbaglio un cucciolo di unicorno. Da lì, tutto si trasforma: la creatura è viva, dotata di poteri miracolosi, e l’interesse economico che suscita apre le porte a un incubo travestito da fiaba. Il patriarca (Richard E. Grant) fiuta l’opportunità e organizza esperimenti segreti. Ma la natura, e la magia, hanno sempre un prezzo. E gli unicorni adulti non sono disposti a perdonare…

Death of a Unicorn

Il risultato è un racconto nero e surreale, con punte di critica sociale, che mescola Jurassic Park ad American Horror Story.

Jenna Ortega

Musa gotica per Tim Burton

Tra chi ha saputo riconoscere per primo il potenziale iconico di Jenna Ortega c’è Tim Burton. Nel 2022 l’ha voluta per la serie Wednesday, affidandole il ruolo di una Mercoledì Addams reinventata: sarcastica, introversa, sofisticata, capace di parlare al pubblico contemporaneo senza tradire lo spirito originale. Un’operazione estetica e narrativa che ha trasformato Ortega in una vera e propria musa dark.

Il sodalizio è continuato nel 2024 con Beetlejuice Beetlejuice, attesissimo sequel del film cult di Burton, in cui Ortega interpreta la figlia di Lydia Deetz, il personaggio di Winona Ryder. Non solo un’eredità simbolica: il personaggio si inserisce perfettamente nel mondo burtoniano, tra inquietudini familiari, ironia gotica e visioni oniriche. Con il suo volto spigoloso, il senso del tempo comico e la capacità di abitare l’ombra con grazia, Jenna sembra nata per questi ruoli. In lei si ritrovano tracce di Edward Mani di Forbice, Sally di Nightmare Before Christmas e della stessa Lydia.

Dal teen drama all’horror d’autore

Prima di diventare volto ricorrente del nuovo immaginario gotico, Jenna Ortega ha attraversato diverse fasi. Dopo i primi ruoli televisivi, ha costruito una carriera segnata da scelte coraggiose e personaggi complessi. In You, la serie, interpreta una giovane donna che resiste al manipolatore Joe Goldberg con intelligenza e fragilità. In X di Ti West, omaggio all’horror Anni 70, affronta la paura in un contesto crudo e sessualmente esplicito. Con Scream (2022 e 2023) rilancia il franchise con una “scream queen” che non grida, ma agisce. In American Carnage, si muove in una distopia feroce e satirica, affrontando razzismo e potere con un’ironia tagliente.

Ogni interpretazione ha aggiunto un tassello a un’identità artistica precisa: Ortega rappresenta una generazione di attrici che portano sul grande schermo personaggi che sfidano le aspettative. Non gridano, non si giustificano, non hanno paura, ma agiscono da protagoniste.

L’eleganza dell’ombra

Nel panorama saturo di immagini iper-luminose e narrazioni levigate, Jenna Ortega è la figura che riporta in auge il fascino del buio, nella sua profondità e complessità. Un’ aura che la segue anche fuori dallo schermo, sui red carpet internazionali, dove i suoi look oscillano tra couture vittoriana e grunge post-moderno, tra silhouette scolpite e dettagli teatrali. Ogni uscita pubblica è un’estensione visiva del suo immaginario: raffinato e spettrale. In cui le ombre si prendono il proprio spazio, per raccontarci qualcosa di noi. Ricordandoci che gli unicorni, non sempre, sono buoni.

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