Ogni volta che cala il sipario sui grand tour della moda, sorge spontanea una curiosità: che fine fanno gli abiti che hanno calcato le passerelle destando spesso clamore?
Tra prototipi che saranno ispezionati dai buyer, modelli che serviranno alla produzione, capi che vestiranno le celebrities e altri che restano negli archivi delle maison, l’industria del fashion, negli anni, sembra aver trovato il modo di dare una seconda vita ai veri protagonisti di prêt-à-porter e haute-couture.
Così, una volta spenti i riflettori degli show, la maggior parte degli abiti che abbiamo avuto modo di osservare cominciano il loro viaggio verso gli showroom di tutto il mondo dove i buyer, durante un periodo di circa tre settimane denominato “campagna vendite”, scelgono i modelli che effettivamente entreranno in produzione per poi approdare nelle vetrine delle nostre città. Una volta terminata la campagna vendite, verranno poi passati al vaglio della stampa che ne sceglierà alcuni per realizzare campagne pubblicitarie o prodotti editoriali, e dei tanti celebrities stylist che si occuperanno di farli indossare ai propri talent in occasioni speciali, come ad esempio il red carpet di qualche festival cinematografico.
Questo meccanismo non solo allunga la vita del campionario, ma lo trasforma in qualcosa di estremamente prezioso, da custodire con estrema cura.
Non tutti i bozzetti, i modelli sperimentali, i tessuti pregiati o i ricami che vediamo in passerella vengono prodotti in serie per essere venduti, molti restano a rappresentare la visione stilistica di un designer e fissare nella memoria la direzione di una maison in un dato momento storico, diventando pezzi da museo. Così, anche in occasione delle ultime fashion week, il mondo della moda ha inaugurato un periodo ricchissimo di appuntamenti dai quali trarre ispirazione o, semplicemente, rimanere estasiati.
E se Milano è impegnata tra il museo Armani/Silos e la mostra alla Pinacoteca di Brera nel doveroso omaggio dal prêt-à-porter all’haute couture del genio creativo di Giorgio Armani, a Roma restano ancora pochi giorni per imbarcarsi in un viaggio tra gli abiti couture di Valentino e alcune iconiche opere d’arte contemporanea di colore rosso raccolte nella mostra inaugurale di PM23, il nuovo spazio culturale nato da un progetto di rigenerazione urbana sostenuto dalla Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti.
Presso la La Galerie du 19M di Tokyo, invece, in attesa di arrivare a Parigi con l’anno nuovo, “Chanel le19M” mette in mostra il lavoro meticoloso dei laboratori artigianali della maison, tra ricami, tessuti e piccola gioielleria, proprio mentre nella Ville Lumière continua l’omaggio a Rick Owens presso il Palais Galliera che, con 100 pezzi unici, ripercorre la lunga carriera dell'acclamato stilista.
E mentre Rotterdam celebra il lavoro del couturier olandese Iris Van Herpen con un'esperienza immersiva che fonde moda, arte, scienza e design dal titolo “Sculpting the Senses”, sulle rive del Tamigi sono moltissime le esposizioni corali dedicate al mondo della moda: dall’estetica identitaria sviluppata nei club londinesi nei mitici anni Ottanta in mostra con "Blitz: the club that shaped the 80s" al Design Museum fino al 29 marzo 2026, fino ai “Dirty Looks” di certi designer emergenti che, presso la Barbican Art Gallery fino al 25 gennaio 2026, tra capi sperimentali e materiali riciclati riflettono sul futuro del settore.