Figure al margine, voci invisibili, poteri dimenticati: tra Padova e Milano, Stregherie e Fata Morgana invitano i visitatori in mondi sospesi tra arte, mito e ribellione. Due percorsi paralleli che, pur nella loro diversità, mettono al centro lo sguardo delle donne — e su come, nel corso dei secoli, abbiano trasformato il silenzio in sapienza, la visione in arte, la marginalità in forza creativa.
Padova, Cattedrale Ex Macello Fino al 1° febbraio 2026
Non la strega delle fiabe o dei roghi, ma una figura archetipica: donna sapiente, resistente, libera. Stregherie, nella sua nuova versione curata dallo storico dell’arte, scrittore e criminologo Andrea Pellegrino, è una mostra immersiva e sorprendente che scardina ogni stereotipo. Lontana dalla caricatura, la strega qui è medica, guaritrice, artista, mistica. Una figura scomoda eppure centrale nella cultura europea.
Attraverso nove sezioni e una narrazione simbolica che ricorda un rito d’iniziazione, il pubblico attraversa i miti oracolari del mondo antico, le torture inquisitorie del passato, ma anche le rinascite dell’Ottocento romantico e l’attualità di un femminile che oggi torna a rivendicare conoscenza, libertà e incanto.
Opere antiche, testi esoterici, talismani, miniature, stampe e installazioni creano un viaggio denso e sensoriale. E ci si trova, letteralmente, nei panni delle accusate: seduti al banco degli imputati, nella ricostruzione di un vero processo per stregoneria del 1539, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Modena.
Accanto al percorso principale, anche un progetto speciale dell’artista Elisa Seitzinger: arazzi, simboli e autoritratti visionari che danno corpo alla “strega artista”, creatura che sfida i codici estetici e sociali con ironia e profondità. Perfetta anche per famiglie e bambini, con percorsi didattici, giochi stregati e laboratori di incantesimi e amuleti.
Milano, Palazzo Morando fino al 30 novembre 2025. A cura di Massimiliano Gioni, Daniel Birnbaum, Marta Papini.
Fata Morgana è un’esplorazione del visibile e dell’invisibile, dell’arte come trance, come medium, come rivelazione. Un progetto pensato appositamente per gli spazi di Palazzo Morando, a partire dalla figura della contessa Lydia Caprara Morando, appassionata di occultismo, che a cavallo tra Ottocento e Novecento raccolse una vasta biblioteca esoterica.
Ispirata all’omonimo poema di André Breton, la mostra riunisce più di 50 artiste e artisti, da pionieri del simbolismo occulto a figure contemporanee che indagano spiritualità, misticismo e stati alterati di coscienza.
In primo piano, Hilma af Klint, la visionaria svedese che anticipò Kandinsky e Mondrian, guidata da presenze medianiche. Esposto un raro nucleo di 16 tele provenienti dalle sue prime sperimentazioni astratte: un’occasione unica per ammirarle in Italia.
Accanto a lei, opere e documenti di Georgiana Houghton, Hélène Smith, Eusapia Palladino, Annie Besant, ma anche di Chiara Fumai, Diego Marcon, Judy Chicago, Carol Rama, Man Ray, Andra Ursuţa e moltissimi altri. Il risultato è un atlante dell’invisibile, un mosaico di spiritualità alternative, linguaggi non codificati, ribellioni estetiche e identitarie.
Il titolo del progetto evoca la figura mitologica di Fata Morgana, personaggio leggendario del ciclo arturiano, custode di segreti e illusioni. Nell’immaginario collettivo è una maga potente – ora benevola, ora spietata – capace di incantesimi, sortilegi e inganni, ma anche, nelle interpretazioni più recenti, una donna libera, indipendente e anticonformista, che vive senza piegarsi alle regole imposte dalla società.
Non si tratta di una mostra sull’occulto, ma di una riflessione profonda su come il pensiero magico, lo sguardo laterale, l’intuizione femminile abbiano sfidato i confini dell’arte, della scienza e del potere.