Alla scoperta di Tangeri, il confine
Luoghi, esperienze e indirizzi cult della città africana ed europea, araba e internazionale, dove la tradizione più autentica convive con il lusso discreto di un jet set che non ama apparire
Confine: linea invisibile tra mondi, barriera per proteggersi o da oltrepassare per aprirsi alla meraviglia dell’ignoto. Non c’è confine più confine delle colonne d’Ercole, dove il Mediterraneo incontra l’Atlantico, la fine del mondo per gli antichi.
Tangeri è lì, a dirci che Africa ed Europa possono fondersi in una creatura speciale, dove il labirinto dei vicoli sporchi di cibo e rifiuti, ma anche abbaglianti del bianco della calce, si mescolano con gli ampi Boulevard dei palazzi Art nouveaux.

Al bar del vecchio cinema Rif, tra foto di Sofia Loren e Humfrey Bogart, seduti a un tavolino di legno, è facile immaginare di essere circondati da spie. Guardi il vicino che fuma e scrive sul suo lap top in un’atmosfera dove il tempo sembra essersi fermato. E cominci a fantasticare. Fuori dai circuiti turistici classici del Marocco, oggi Tangeri è raggiungibile senza scali dall’Italia in sole tre ore.
E se Ives Saint Laurent ci ha costruito una dimora principesca immersa nel verde di un giardino lussureggiante in pieno centro, se Bernard Henry Levi ha scelto per la sua villa la scogliera del Bar Hafa, che guarda la Spagna e mozza il fiato per quanto è scoscesa, se Mick Jagger torna quasi ogni anno da cinquant’anni, c’è da scommettere che ispirazione e creatività si respirano nell’aria. Proprio in quell’aria di confine: acque che si mescolano, generi che si fondono.
Gay friendly, negli anni passati Tangeri è stata una calamita per chi voleva esprimere liberamente identità ancora proibite nei paesi musulmani. Passata indenne dall’ondata di integralismo islamico che ha travolto tanta parte del Nordafrica, quella libertà oggi è un fatto acquisito e, per molti, un valore aggiunto. La raffinatezza delle feste, la mondanità elitaria, il lusso non ostentato, non offendono la dignità degli abitanti locali, per i quali lo straniero porta benessere e il turismo è solo un’opportunità da cogliere con favore.

Dove dormire
La Medina, città vecchia, offre una quantità di riad, case tradizionali restaurate e trasformate in piccoli hotel con cortili ombreggiati, preziose oasi di silenzio e freschezza. C’è l’imbarazzo della scelta, la continua evoluzione della città garantisce un’ampia scelta. Noi segnaliamo uno dei più antichi, che il rigore del restauro e la posizione rendono un luogo speciale.

La Tangerina, 19 Rue Riad Sultan, nel cuore della Kasbah, la parte più antica della città, circondata da mura imponenti. La sua terrazza si affaccia sull’oceano, garantendo sempre un flusso di aria fresca per le colazioni preparate al momento con ingredienti locali.
El Minzah, Rue de la Liberte 85, a due passi dall’antica Medina e dalla spiaggia.
A chi preferisce le comodità di un grande albergo, dove non ci sono scale da salire e l’aria è condizionata, segnaliamo lo storico punto di riferimento di politici, scrittori, uomini d’affari e, si dice, spie di mezzo mondo. Costruito negli anni 30, è considerato uno degli hotel più belli del Nord Africa. È dotato di un’ampio patio con una fontana centrale, due piscine e un centro fitness.
Villa Mabrouka, 1 Sidi Bouknadel, la casa dei sogni di Ives Saint Laurent trasformata in un hotel immerso nel verde di uno spettacolare giardino botanico, con piscine scavate direttamente nella roccia della scogliera, hammam e tre ristoranti aperti anche al pubblico esterno. Le stanze sono solo dodici, ampie, con terrazze e finestre dal pavimento al soffitto, lampadari di Murano, archi merlati e soffitti con travi a vista.
Dove mangiare
Nella Medina non ci sono ristoranti di buon livello, ma piccoli locali semplici, a buon mercato, che offrono piatti tradizionali marocchini come le varie tagine, di pollo pesce o verdure cotti nelle tradizionali casseruole di terracotta con coperchio a cono. L’alcol è bandito ovunque, vino e birra nella città vecchia sono introvabili. Tra tutti, segnaliamo un posto gestito da giovani che parlano perfettamente italiano, avendo vissuto a lungo nel nostro Paese.
Dar Harruch, Mohammed Torres Medina, 35 Rue Hadj Mohammed Torres
Poco fuori dalla città, a Cap Spartel, dove finisce lo Stretto di Gibilterra e si apre l’Oceano Atlantico, c’è un ottimo ristorante di pesce, dove servono anche vino e cocktail. Memorabili i gamberi pil pil, piccanti ma non troppo.
L’Ocean Restaurant Tanger, Plage Sidi Kacem
Da vedere
Musée de la Kasbah des cultures méditerranéennes, per una panoramica sulla storia della città, nella cornice magnifica del Palazzo del Sultano.
La Legazione americana di Tangeri, storico edificio nella Medina, testimonianza della relazione speciale tra Stati Uniti e Marocco, dove si coglie tutto il sapore di più di un secolo di comunicazioni strategiche, in gran parte segrete.
Da vivere
L’atmosfera retró del Cinema RIF, al Grand Soco, la piazza che collega la Medina alla Ville Nouvelle. Cineteca, bar, punto di ritrovo, è un luogo magico dove sorseggiare un tè alla menta, leggere un libro, collegarsi a Internet, o chiacchierare con chi ti è seduto accanto e scoprire se è uno straniero come te o è uno del posto, che qui è di casa, perché il Rif è un luogo autentico, non un’attrazione turistica.
Chiesa e cimitero di St. Andrews, testimonianza dell’importante presenza inglese in città. A ridosso del trafficatissimo Grand Soco, è un luogo tranquillo, fuori dal tempo.

Café Hafa, Rue Hafa, sulla scogliera che domina la Baia di Tangeri. La costa spagnola è all’orizzonte, i tavoli sono disposti su varie terrazze e sono sempre affollati di ragazzi e famiglie Tangerine, che si mescolano ai visitatori stranieri. Non possono mancare la visita i nostalgici della Beat Generation, per i quali questo è stato ed è ancora luogo di culto.
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