Questa tecnica ha lasciato segni indelebili nella storia del design, a partire dalla celebre sedia di Michael Thonet, nata nell’Ottocento con la sua seduta in paglia di Vienna, simbolo di leggerezza e modernità industriale.
Negli anni Cinquanta, in Italia, il rattan diventa linguaggio del progetto con capolavori come la poltrona Margherita (1951) di Franco Albini e Franca Helg o Continuum di Gio Ponti e entrambi prodotti ancora oggi per Bonacina 1889. Intanto, in Danimarca, Nanna Ditzel disegna la poetica Hanging Egg Chair (1959 sempre di Bonacina 1889), mentre in Francia, Janine Abraham & Dirk Jan Rol firmano la delicata poltrona Coquillage (1955), oggi rara e ambitissima dai collezionisti. Negli anni Sessanta e Settanta, l’intreccio si carica di spiritualità e fascino esotico con il lavoro visionario di Gabriella Crespi. Le sue collezioni in rattan e bambù, abitano una zona sospesa tra Oriente e Occidente, materia e luce.
Oggi l’intreccio torna protagonista, rileggendo materiali, tecniche e immaginari. Patricia Urquiola ne fa un gesto intimo e scultoreo con la collezione Crinoline per B&B Italia, dove le fibre sintetiche disegnano profili femminili e leggeri. Tord Boontje, con la Shadowy Chair per Moroso, fa dialogare intrecci plastici e palette africane in una nuova grammatica visiva. Anche la paglia di Vienna conosce una nuova stagione. Come da Cassina che negli anni ha ampliato la Collezione Hommage à Pierre Jeanneret tra cui c’è la poltroncina Kangaroo, progettata dal cugino di Le Corbusier per l’Ospedale Generale di Chandigarh.
L’intreccio qui non è solo decorazione: è struttura, è memoria. Il midollino, il rattan, il giunco si affacciano oggi in collezioni outdoor e indoor che guardano alla tradizione per reinventarla. Sedute come le trame sofisticate di Paola Lenti, o le collezioni di Gervasoni si distingue per la capacità di rinnovare l’intreccio in chiave contemporanea, con collezioni come Ghost e Inout, dove la ricerca materica sposa un’estetica essenziale e raffinata. Le sedute in legno intrecciato e tessuti naturali riflettono un’attenzione speciale al dettaglio artigianale, mantenendo viva la tradizione ma senza rinunciare a un design moderno e accogliente. Flexform, con Oasis firmata da Antonio Citterio, traduce l’intreccio in un gesto architettonico e avvolgente.
Qui la corda si tende tra struttura e vuoto, come in un grande cesto d’ombra e luce. Una collezione elegante e rigorosa, dove il sapere artigiano si lega al comfort, e il design outdoor si fa spazio abitato, oasi appunto, tra il paesaggio e l’uomo. Subito dopo, la collezione Harry’s di Billiani, disegnata da Luigi Billiani, reinterpreta con maestria il connubio tra legno massello e corda intrecciata a mano, ispirandosi all’eleganza classica delle sedie dell’ Harry’s Bar di Venezia. Con materiali come il frassino e l’iroko e la corda di cellulosa, Harry’s unisce tradizione artigianale e comfort contemporaneo, confermando ancora una volta come l’intreccio sia un filo invisibile che unisce passato e presente in un progetto senza tempo.
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