Stefano Massoli ripercorre a Verissimo la storia di sua moglie Laura Santi, la giornalista affetta da sclerosi multipla che, lo scorso luglio, dopo una lunga battaglia, ha ottenuto il diritto di ricorrere al suicidio medicalmente assistito.
"Quando ci siamo conosciuti, Laura mi ha detto subito di essere affetta da sclerosi multipla. Io le ho risposto: 'Affronteremo tutto insieme'. E così è successo", racconta Stefano Massoli, che è stato legato a Laura Santi per circa 25 anni. Ripensando alla loro vita insieme, Stefano Massoli aggiunge: "Abbiamo vissuto tre vite: nella prima, quando ci siamo conosciuti, eravamo una coppia normale: giovani, belli, spensierati; nella seconda Laura ha iniziato a manifestare i primi problemi di deambulazione, quindi ha dovuto ricorrere prima al bastone e poi alla sedia a rotelle, non è stato per lei facile accettarlo; nella terza - che corrisponde agli ultimi quattro o cinque anni - la malattia è progredita in modo aggressivo, ma nonostante questo Laura amava la vita e non accettava di stare a letto, non si è mai arresa fino alla fine".
Stefano Massoli non è stato solo il marito di Laura Santi, ma anche il suo caregiver principale. "Io stavo con una persona disabile in cui riconoscevo la voce e la mente di mia moglie, ma non avevo il corpo di mia moglie. La notte piangevo da solo", racconta l'uomo.
Circa sei anni fa, quando ha iniziato a peggiorare sensibilmente, Laura ha subito manifestato il suo desiderio di ricorrere al suicidio assistito quando la sua vita non sarebbe stata più dignitosa: "È stato un colpo molto forte, lì per lì ho reagito con il silenzio, poi con il passare del tempo ho accettato e capito la sua scelta". Laura Santi e il marito hanno dovuto portare avanti una lunga battaglia per riuscire ad accedere al suicidio medicalmente assistito in Italia: "Abbiamo combattuto per quasi tre anni per ottenere questo diritto, il problema era che Laura non rispettava uno dei quattro requisiti ammessi, quello per cui la persona deve essere mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Al giudice ho fatto vedere la macchina che teneva in vita mia moglie: le mie mani. Ho detto: 'Senza queste Laura morirebbe di fame e di sete tra i suoi escrementi'".
Infine Laura ha ottenuto l'accesso al suicidio medicalmente assistito in Italia. "Abbiamo festeggiato l'aver ottenuto la possibilità di morire. Lei era prigioniera del suo corpo, dipendente dalle mani altrui e piena di dolori", afferma Stefano Massoli che ripercorre l'ultimo periodo accanto alla moglie: "Negli ultimi mesi ha voluto staccarsi dalla vita, non ha voluto più frequentare gli amici e ha voluto distanziarsi anche da me. Il giorno prima ci siamo raccontati tante cose, abbiamo parlato dei nostri viaggi. Poi mi ha detto: 'Dai amore, da domani potrai rifarti una vita'. Le ho risposto: 'Da domani sarò un uomo libero, ma la vita l'ho avuta con te'".
Stefano Massoli ricorda anche il 21 luglio 2025: "Le sono stato accanto, ma nel momento esatto in cui ha deciso di farsi l'autoinfusione ha voluto che io uscissi. Io avrei voluto stare lì, ma ho rispettato la sua volontà. Non le ho detto nulla in particolare, solo: 'Fai buon viaggio'". Poi si è addormentata e io sono stato spaccato in due: felicità per lei e disperazione per me".
Di sua moglie, Stefano Massoli vuole che si sappia questo: "Laura amava veramente tanto la vita. Ha avuto un coraggio grandissimo nel fare quello che ha fatto".