Roberto Vecchioni ricorda il figlio Arrigo: "Lo sento dentro di me"
"Arrigo aveva tante meravigliose qualità. Ma anche tante insicurezze che forse aumentavano nel vedere il padre che aveva successo", racconta il cantautore in un'intervista

Il 25 giugno Roberto Vecchioni ha compiuto 80 anni e ha parlato di questo traguardo importante in un'intervista al Corriere della Sera, in cui ha ricordato anche il figlio Arrigo, scomparso lo scorso aprile. "Arrigo aveva tante meravigliose qualità, in primo luogo la sensibilità. Ma anche tante debolezze, insicurezze, incertezze che non c’era modo di fargli passare e che forse aumentavano nel vedere il padre che aveva successo", ha detto il cantautore. Parlando della scomparsa di Arrigo: "Una cesura tra una vita e un’altra, lo è stato ancora di più per mia moglie. Non l’ho presa come un’ingiustizia. Questo no, assolutamente no. Mi viene in mente Eschilo che diceva: Si impara soffrendo. Forse dalla felicità non si impara nulla. Si impara solo soffrendo, sperando di tornare alla felicità. È stato il crollo del mondo, dell’universo, ma non di certezze e ideali". "Lo sento dentro fortissimo, mio figlio. Lo sento intensamente, Arrigo, me lo rivedo dentro continuamente", ha aggiunto Roberto Vecchioni. E ha raccontato un aneddoto riguardo il percorso di cura del figlio: "Lui era bipolare, ho una metafora: un giorno, tornando dall’ospedale dove lui andava a fare terapia, abbiamo preso la Statale ed era piena di autovelox. Gli ho detto Facciamo una cosa: tu guida, passa, ogni volta che c’è un autovelox te lo dico e tu rallenti. Abbiamo fatto questa strada di corsa e sembrava la vita, proprio. Corsa, corsa corsa e ad ogni autovelox lo fermavo. Quando siamo arrivati lui mi ha abbracciato e mi ha detto: Li abbiamo fo....i tutti, papà. E invece un autovelox ci aveva beccati. Ho tentato di dire: Non è colpa sua, ma mia, guidavo io. Eh no abbiamo visto, hanno risposto prendiamo lui. Questa è la morte di mio figlio: gli autovelox della vita". Il cantautore ha parlato anche dell'amore per il figlio: "Il mistero che c’è, dentro un figlio o una figlia, è soprattutto quando lo vedi fare cose che non sono nelle tue consuetudini, non sono comprensibili per il tuo essere novecentesco. Lasci fare, ma non capisci. Quello per un figlio è un amore incosciente, non riesci a comprendere perché, ma sai che devi amarlo, sempre". Riflettendo sul verso di un suo brano dedicato al figlio - Dimmi dimmi cosa ne sarà di te/ dimmi cosa dimmi cosa ne sarà di me -, Vecchioni ha aggiunto: "Lui non lo sapeva, cosa sarebbe stato di sé. Non potevo chiederglielo, però potevo chiedergli cosa ne sarà di me. Nella sua intelligenza avrebbe risposto: Padre non smettere mai di correre per quella strada, perché è la tua vita. Mi avrebbe risposto così".